Laboratorio Sobrero (52): Gli ultimi palpitanti giorni nel lager di Ellwangen (6 ottobre - 7 dicembre 1918)

Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 84 e 85)

Giunti al mese di ottobre 1918, eccoci ancora a seguire le vicende del tenente Anna Felice Sobrero, prigioniero n° 507 nel lager di EllwangenLe note del suo diario (inedito), in questo periodo, appaiono sempre più scarne e disordinate, sino a prendere la forma - al termine della decisiva battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre - 3 novembre 1918), mentre nel campo si diffondeva la notizia della firma dell'armistizio di Villa Giusti (nota 1) - di un balbettio attonito, emozionato e confuso; null'altro che una serie di puntini di sospensione, punti esclamativi e interrogativi (vedere nota del 5, 6, 7 e 8 novembre).

6 ottobre. Notizie armistizio.

20 ottobre. Visita dello svedese alla camera e musica [nota: Sobrero il 15 agosto aveva cambiato stanza, si tratta dunque probabilmente di una visita di verifica della nuova sistemazione o di cortesia].

21 e 22 ottobre. Visita del generale tedesco alla camera.

26 ottobre. Teatro: Maritiamo la suocera [nota:  commedia del 1886 in un unico atto di Colorno, pseudonimo di Emilio Pescatori (giornalista di fede mazziniana e ammiratore di Giuseppe Garibaldi)] e Dal nord al sud [nota: commedia in un unico atto di Domenico Picciolli (1889)]

1 e 2 novembre. Quintetto. Arrivo del figlio di Nitti.

4 novembre. Scritto cartolina n° 1 [a casa].

5, 6, 7 e 8 novembre..........!!!!!???
Scritta illeggibile [forse "Villa Giusti"?]
 
8 novembre. Scritto [cartolina] n° 2 a casa.

«Corriere della Sera» del 29 ottobre 1918
Parrebbe che il diario di prigionia, così scrupolosamente compilato da Sobrero fin dall'arrivo a Rastatt (sino a divenire il medium privilegiato per la registrazione quotidiana di tracce decifrabili - anzitutto a se stesso - della dolorosa esperienza del lager), perdesse a quel punto rilevanza per lui, proteso come diventava d'un tratto verso un mondo altro dal lager: un mondo caldo, ospitale, del tutto alieno dall'esperienza guerresca.  

Cartolina del 7 ottobre 1918
Pur privati della fonte del diario di prigionia, possiamo continuare a seguire la vita del campo attraverso la documentazione preziosa dei messaggi che il nostro inviava ancora con regolarità alla famiglia. Scorriamo dunque tale materiale (del tutto inedito) ripercorrendo gli accadimenti di questi giorni concitati:

2 ottobre. Carissimi! Ho ricevuto una cartolina da Adelina. [...] Qui incomincia il freddo assai forte, di conseguenza attendo quel pastrano che vi chiesi e le maglie di lana. Suono sempre e ho della bella musica. Anche voi, mi dite, suonate, con il flauto. Ne sono contento, ma datemi notizie sulla fabbrica, che le attendo sempre.

7 ottobre. Qui sempre bene. Speriamo che presto si potrà andare a casa. Suono sempre. E voi datemi tante notizie di voi, della fabbrica, se no... col tempo finirò persino di dimenticare il mio nome!!!

11 ottobre. Quando ci rivedremo finalmente? Speriamo presto, prestissimo. Dite a papalino che mi scriva lui una cartolina con tutte le notizie degli affari della fabbrica, che mi interessano tanto. E Cesarino? Riprende la scuola? E dove? Ho saputo che Zampieri è prigioniero a Celle, ditelo alla signora Mussa che lo conosce [nota: il colonnello Zampieri era il comandante del 49° Fanteria].

15 ottobre. Io sto bene e sempre al solito. Ora suono in quintetto e trii, e studio quel che posso. Ho saputo che il mio colonnello è prigioniero a Celle, anche lui, poverino.

Leggendo queste righe, il lettore avrà probabilmente osservato  quanto palpabile divenisse via via per il nostro la speranza in un mutare repentino della propria condizione di carcerato, e quanto avvertibile fosse ad un tempo in lui l'anelito a riappropriarsi della propria identità personale (che si concretizzava in particolare nelle reiterate richieste di notizie del calzificio): a divenire nuovamente uomo dopo essere stato per troppo tempo solo un combattente e un prigioniero. Rilevatore a tale proposito l'inciso del 7 ottobre: "Datemi tante notizie di voi, della fabbrica, se no... col tempo finirò persino di dimenticare il mio nome!!!". 

Cartolina del 24 ottobre 1918 (fronte e retro)

L'impressione di questa sorta di rinascita spirituale è ribadita nei messaggi del periodo successivo, scritti negli stessi giorni in cui si sviluppava l'attacco italiano di Vittorio Veneto:

24 ottobre. Carissimi! È  tosto un anno che sono prigioniero, dal 29 [ottobre 1917] notte: quanto tempo che non vi vedo [nota: a proposito del giorno della cattura, si veda laboratorio 38]! Qui sto bene [...]. Mi sono aggiustata una cameretta in baracca, ove sto con altri tre compagni. Studio qualche po', leggo, suono. Sabato e domenica vi sarà un po' di teatro e noi suoneremo. Siamo un'orchestra di 30 [elementi] circa. E così si passa il tempo. Ora fa già freddo e tra poco nevicherà. Attendo vostre notizie che da tempo non ricevo.

28 ottobre. Carissimi! Ho finalmente ricevuto cartolina da papà dell'8 settembre da  Montecatini. Sono contentissimo. [...] Speriamo di presto riabbracciarci. Saluti a tutti della fabbrica. Amici e conoscenti. A voi tanti e tanti bacioni.

4 novembre. Io sto sempre bene. Sono contento delle buone notizie dei due collegiali Emilio e Dino [nota: fratelli minori di Felice, entrambi mobilitati]: speriamo che presto possa raggiungerli anch'io. Qui nulla di nuovo: le novità sono le vostre cartoline e i pacchi! Tutto al solito, suono, leggo, cerco di fare un po' di nuoto. Scrivetemi tante e tante novità. Tanti e tanti bacioni a tutti da Cici.

«Corriere della Sera» del 5 novembre 1918
Da qui in poi la documentazione in nostro possesso scarseggia anche nella parte che ancora sosteneva il nostro indagare, poiché Sobrero, dopo la notizia dell'armistizio, smise quasi di scrivere ai familiari, confidando in un imminente rimpatrio e supponendo quindi che ormai 
sarebbe arrivato lui stesso a casa prima dei messaggi eventualmente inviati. 
Cartolina databile alla fine di novembre 1918
Vediamo dunque nella loro integrità gli ultimi suoi scritti ai genitori dal lager, partendo dalla seguente cartolina non datata, ma da situarsi verosimilmente intorno alla fine di novembre. Un messaggio toccante, traboccante di un'emozione vivissima che si manifesta, più che nel detto, nella curiosa punteggiatura, nella scrittura morbida e arrotondata, nelle significative ripetizioni, nella brevità di chi non ha bisogno di  parole per comunicare una gioia profonda che sente condivisa:
Carissimi! Abbiamo saputo con piacere sommo che l'armistizio è stato concluso. Sto bene! Quando ci riabbracceremo!!!? Presto presto... quanto sembrano lunghi i giorni, ora! Le stesse ore si contano!
Tanti e tanti bacioni a tutti tutti voi da Cici
Lettera del 7 dicembre 1918
La successiva missiva, datata 7 dicembre, consiste in una lettera e non più in una cartolina "
per 
una speciale cortesia a mio riguardo, fattomi dal comandante del campo". Il messaggio ci fa comprendere quanto fosse mutata la condizione dei prigionieri dopo l'armistizio, già in attesa del rimpatrio e ormai "quasi liberi per la città". Indirizzata esplicitamente alla "mamma carissima", risente evidentemente della solennità del momento storico straordinario, tanto da indurre Sobrero a firmare, anziché con il consueto nomignolo di "Cici", con nome e cognome per esteso:

Ellwangen, 7 dicembre 1918. 

Mamma carissima,
per una speciale cortesia a mio riguardo, fattami dal comandante del campo, vi posso scrivere due righe per rassicurarvi sul mio conto.

Io sto benissimo. Attendiamo da un momento all'altro la partenza per il rimpatrio. Ora siamo qui, quasi liberi per la città. Mi sono recato dalla sig.ra Frank (amica della Nuglisch) che mi accolse con piacere e con mille gentilezze. Scrissi a lei ieri. Non state in pena per me, che sto bene, e fra poco sarò a riabbracciarvi! Non vi ho più scritto da tempo giacché spero arrivare prima. Spero davvero di passare il Natale con tutti in famiglia dopo tanto tanto tempo! Non impensieritevi per me e ricevete tanti e tanti baci. 

Anna Felice Sobrero

Lasciamo dunque Sobrero alla vigilia della partenza per l'Italia,
sottolineando come il suo ormai prossimo viaggio, il ritorno a casa del soldato e del prigioniero dopo tanto doloroso cammino, comporti un qualche onere per tutti noi che ne abbiamo seguito fin qui le tracce. Qualcosa come la precisa e non procrastinabile responsabilità di riflettere sui perversi, oscuri e ripetitivi meccanismi che hanno determinato il destino suo e di un'intera generazione. 
Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis (nota 2).
Cicerone, De Oratore, II, 9

Dario Malini



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Note
1. La battaglia di Vittorio Veneto venne combattuta a partire dal 24 ottobre 1918, terminando con la resa degli austro ungarici e sancendo, di fatto, la vittoria dell’Italia nel primo conflitto mondiale. L'armistizio fu firmato a  Villa Giusti (alle porte di Padova) alle 3.20 del pomeriggio del 3 novembre 1918, entrando in vigore il giorno successivo alle ore 15.
2. La storia è, in verità, testimone dei tempi, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità.

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