Henry De Groux. "Le Visage de la Victoire"

Annunciamo l'entrata nel nostro catalogo (ArteGrandeGuerra edizioni) di un testo che rappresenta il frutto di una lunga ricerca e di molta passione
Henry De Groux
Le Visage de la Victoire
Gli orrori della Grande Guerra
nelle incisioni di un geniale artista simbolista.
(a cura di Carol Morgati)

L'opera cataloga la raccolta Le Visage de la Victoire,  un insieme di oltre 40 incisioni (acqueforti e vernici molli), realizzate da Henry De Groux nel corso del conflitto al fine di denunciare l’inutile e orrendo massacro in atto. Esposte a Parigi nel 1917, suscitarono grande interesse nella critica e nei collezionisti. Dopo la morte dell’artista queste opere caddero nell’oblio, come del resto l'intera produzione del maestro. Solo a partire dagli anni Novanta del Novecento la figura di De Groux ha cominciato a riscuotere qua e là dei timidi tributi, in Francia, sua patria d’elezione, e in Belgio, suo paese natale. Questa pubblicazione viene a colmare una grave lacuna nella conoscenza dell’opera di guerra dell'artista e del fenomeno dell'arte di guerra nel suo complesso. Il testo è un vero e proprio catalogo ragionato, comprendente la schedatura completa di tutte le incisioni (ogni scheda compendia una dettagliata lettura iconografica e stilistica delle opere, una parte tecnica, la bibliografia e l'elenco delle collezioni). Un ampio saggio introduttivo, inoltre, propone un’accurata analisi della struttura della raccolta, delle iconografie, dello stile e delle tecniche utilizzate, tracciando anche dei confronti tra le grafiche de Le Visage de la Victoire e i disegni e i dipinti di guerra dello stesso maestro. La pubblicazione si chiude con delle note biografiche e una ricca bibliografia.

Abbiamo chiesto alla storica dell'arte Carol Morganti, curatrice della pubblicazione, di illustrare come è nato questo progetto e di spiegare l’importanza della raccolta Le Visage de la Victoire.

Fig. 1 L’équipe funèbre
- Come si è imbattuta nell’opera di guerra di Henry De Groux?
- È stato un caso fortuito quello che mi ha messo sulle tracce di questa importante raccolta. La prima volta che ho visto un’opera di De Groux è stato parecchio tempo fa, quando rimasi attratta da una vernice molle intitolata L’équipe funèbre, datata 1914 (fig. 1), riposta sulla bancarella di un antiquario. 
L’acquistai, pur non sapendo nulla dell'artista che l'aveva eseguita. Tutte le volte che la osservavo, avvertivo una forza fuori dal'ordinario nei suoi personaggi che, al cospetto di innumerevoli corpi senza vita disseminati in una vasta campagna, prossimi ad essere sepolti, sembrano rivolgere un accorato appello allo spettatore. L’aria sbigottita e pensosa, e l'impotenza di queste persone non ha mai cessato di suscitare delle domande alla mia coscienza. L’acquisizione di questa incisione è stata il punto di inizio di una ricerca che è approdata infine alla riscoperta e alla valorizzazione del nucleo forse più significativo dell’opera di guerra di Henry De Groux.

- Quale rapporto ebbe De Groux con la guerra?
- Allo scoppio del conflitto, De Groux risiedeva a Parigi. In quanto belga, non fu mobilitato. Aveva 48 anni. Seguì dunque le vicende della guerra attraverso la stampa. Sappiamo che si recò più volte al fronte, come ci attesta l’affidabilissimo Emil Baumann, suo genero e biografo. Probabilmente aveva ottenuto qualche permesso speciale. Mosso dalla volontà di denunciare le atrocità della guerra, l’artista iniziò un’attività febbrile, 
a partire dal 1914 e poi per tutto il corso del conflitto, volta a indagarne i perversi meccanismi. Nel 1916 aveva già realizzato almeno trecento opere, tra dipinti disegni e incisioni, come desumiamo dall’elenco dei lavori esposti in mostra alla Galerie Boëtie di Parigi nel mese di dicembre di quell’anno. 

- Quali idee ispirarono la febbrile attività che accompagnò la realizzazione della sua raccolta?
Come afferma nell’introduzione della raccolta Le Visage de la Victoire, De Groux aveva presagito il conflitto. Il pensiero della inevitabilità dello scontro cruento dell'uomo con l'uomo, anzi, ispirava da sempre il suo lavoro, consentendogli di rappresentare gli eventi della Grande Guerra in una maniera che non ha punti di contatto con i modi utilizzati dagli artisti suoi contemporanei.


- Come definirebbe De Groux artista-testimone di guerra?
- Userò le parole di Vittorio Pica che, nel 1917, definì De Groux un visionario. Anche se il suo modo di incidere e di disegnare raggiunge un realismo sorprendente.

- Come De Groux ha rappresentato gli eventi della guerra? Vi sono riferimenti al Belgio, paese natale del maestro, invaso dai tedeschi nelle sue opere? O si è interessato ad altri fatti? Ad esempio, alle angherie compiute dai soldati nei confronti dei civili?
- Nelle opere de Le Visage de la Victoire non vi è mai alcun riferimento a luoghi o a fatti specifici. In essi non viene dunque direttamente citata, ad esempio, l’invasione tedesca del Belgio. Abbiamo reperito un singolo caso, in tutta la sua produzione di guerra, contenente un esplicito riferimento: si tratta di un disegno in cui riprende le rovine di Senlis (cittadina del nord della Francia). De Groux, come dicevamo, è un visionario, le cui immagini intendono conferire una dimensione epica ad eventi e personaggi.

- Come è stata recepita la sua opera dai contemporanei?
- Le testimonianze che ci sono pervenute gli riservano un posto di eccellenza. Critici di prim’ordine come Clement Janin, giudicarono la sua opera di assoluta grandezza.

Fig. 2 Frontespizio
- Il titolo della raccolta chiama in causa il “Volto della Vittoria”: a cosa intende alludere? Si tratta del volto trionfale esaltato dalla propaganda?
- Il “Volto della Vittoria” in De Groux ha l’aspetto mortifero della Medusa che l’artista raffigura nel frontespizio della sua raccolta (fig. 2). Si tratta di una gorgone con gli occhi serrati e i capelli a forma di serpenti, «avvolta», come recita la scritta in greco posta nel tondo che contiene l’immagine, «nella sua stessa luce». Nel margine, due iscrizioni latine, tratte rispettivamente dall’Antico e dal Nuovo Testamento, recitano: «La terra di miseria e di caligine dove regna l’ombra della morte, il disordine, il buio eterno» (Giobbe 10, 20) e «Il mio regno non è di questo mondo» (Giovanni 18, 36). Ciò dimostra quanto problematica sia l’accezione di Vittoria contemplata in questa raccolta, assolutamente differente dalla tradizionale rappresentazione salvifica della Vittoria tanto praticata dalla stampa propagandistica.

- La retorica bellicistica attribuiva la responsabilità delle gravi conseguenze della guerra all’efferatezza dei nemici. Quale fu la posizione di De Groux al riguardo?
- Da questo punto di vista De Groux può essere considerato un sovversivo, sulla base del suo modo di rappresentare la guerra. L'artista non divide mai le parti in conflitto in buoni e cattivi, vittime e oppressori, innocenti e colpevoli. Il suo è invece un messaggio universale contro la guerra. 


- Questo atteggiamento non gli ha procurato dei guai? Non è stato accusato di disfattismo? Non ha avuto problemi con la censura?
- Non abbiamo informazioni in merito a questa importante questione e dunque non sappiamo come la sua opera abbia potuto passare le strette maglie della censura.

- Quale rapporto si può riconoscere con i più noti cicli di opere di grande denuncia della guerra ? Con Goya, ad esempio?
- Le sue opere, spesso d’afflato visionario, sembrano disvelare negli eventi bellici significati universali, ponendo il maestro belga in un rapporto di affinità elettiva con artisti quali Goya o Otto Dix. Le Visage de la Victoire, Le miserie della guerra, Der Krieg fanno parte dei rari capolavori capaci di disvelare il senso profondo degli eventi, di comunicare un messaggio che sovrasta il loro tempo.

2 commenti:

  1. Complimenti.Quest'opera è sopratutto importante ora, quando i governi Europei velano le realtà anti-umanistiche della guerra dietro a 'cliché' sopra coloro che hanno dato la loro vita per la patria, ecc. quando, come l'ha ben visto, dipinto e scritto Henry de Groux: la guerra è una pazzia orchestrata da persone in podere che sono in misura di mandare migliori di poveracci in una partita di scacchi infernale, sotto il pretesto to servire l'onore e i valori umani, al termine della quale avranno perso la loro umanità e la loro vita.
    Scusate la lingua, ho dimenticato l'Italiano che ho studiato all'università, ma non parlo qui, in Inghilterra...

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  2. Siamo perfettamente d'accordo con lei, Gérard! La ringraziamo per il suo contributo e ci complimentiamo per l'ottimo italiano. A presto!

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