Laboratorio Sobrero (12): identikit antiretorico di un buon soldato (agosto 1915)

«Corriere della Sera» del 22 agosto 1915
Siamo giunti all'agosto 1915, mese privo d'eventi particolari per il caporale Anna Felice Sobrero, acquartierato nelle retrovie di Taibon, dove lo ritroviamo indaffaratissimo a seguire le impegnative lezioni del corso ufficiali. Le trame del conflitto italiano, intanto, si facevano via via più brutali ed estese, senza che si osservassero segni che ne facessero presagire una vicina conclusione. Riguardo alla zona in cui il nostro era posizionato, l'improduttiva offensiva di luglio sferrata sul Col di Lana annullava le coltivate speranze di una rapida avanzata, andando invece a delineare, anche sul fronte dolomitico, una guerra di posizione torpida e sfibrante.
Cartolina del 3 agosto 1915
Nulla di tutto ciò traspare dalle sue lettere alla famiglia, le quali, come avremo modo di vedere, si occupavano invece anzitutto, ostinatamente, di fatti minimi, necessariamente miopi (o anche cieche) riguardo al quadro generale della guerra. La sua strategia di sopravvivenza, se così possiamo chiamarla, faceva perno su tre puntelli principali. Anzitutto (primo puntello) sul mettere in scena una impossibile continuità con la propria passata vita civile, cosa che produceva, ad esempio, ossessive richieste ai familiari in merito agli eventi del calzificio o alle più insignificanti attività familiari (concerti, pranzi, ritrovi, ecc.); quindi (secondo puntello) sul sostegno morale fornitogli dai rapporti d'amicizia con i nuovi compagni d'armi (ma anche con alcune vecchie conoscenze, poiché numerosi commilitoni provenivano dal suo paese natale, Gassino); infine (terzo puntello) nel fare affidamento sull'eventualità d'architettare qualche strategia capace di metterlo in qualche modo al riparo dall'ingranaggio stritolante in cui era stato gettato. Ma di tutto ciò vedremo in seguito.
Ecco ad esempio con quanta levità scriveva alla famiglia il 3 agosto:
Ora domando ancora [la fotografia] del biliardo, [dove] ci sono io, e quella dell'orchestrina più bella, col contrabbasso, [nella quale] ho il piede sollevato sul tacco. Le faccio vedere sempre a tutti quelli che me lo chiedono. Ne ho già 14 o 15 [di fotografie].
E il cavallo? Sta bene? Che pelo ha? Che età? Scrivetemelo.
Ora abbiamo tanto da studiare e spero sempre ancora: ancora un mese e mezzo, poi si danno gli esami da aspirante. Nulla di nuovo per ora. Bacioni a tutti.
Lettera del 9 agosto 1915 (particolare)
Qualche giorno dopo, il 9 agosto, il caporale Sorbrero mostrava non poco assillo per la vitale questione della... marmellata fatta in casa dalla madre:
Sono contento che possiate spedirmi la marmellata, e buona neh? Come quella che ha fatto la mamma l'altra stagione, di albicocche e fragole. Perché per quest'anno ho già saltato le fragole... le ciliegie, le albicocche. E segnatemi i meloni, le pere, ecc.
Lettera del 9 agosto 1915 (particolare)
La medesima lettera si chiudeva con la seguente delicata postilla, nella quale i riferimenti alla guerra di montagna sono indiretti e sapientemente velati:
Voi mi mandate quadrifogli e io vi mando edelweiss [Nota: stelle alpine].
Cartolina dell'11 agosto 1915 (particolare)
Non mancavano, certo, lamentele intorno alla durezza della vita militare, proposte però quasi sempre in tono scherzoso, quasi a sminuirne la natura molesta. Come in questo inciso dell'11 agosto:
Domani vi sarà di sicuro una grande marcia, e, come vedete, queste non mancano, come non mancano i tanti svariati abitanti della paglia sulla quale dormiamo, e [che] mi porto tutti i giorni con me.
Lettera del 14 agosto 1915 (particolare)
Né mancavano (garbate) proteste per l'assenza di svaghi, come nel messaggio del 14 agosto, cui sembra però aver posto rimedio il cameratismo instauratosi tra compagni d'armi:
Qui non v'è nessun divertimento, niente, e alla sera faccio sempre schizzi col gesso sulla lavagna e tutte le sere cantiamo
Cartolina del 16 agosto 1915 (particolare)
In ogni caso, il tutto non parrebbe poi così insopportabile se, nella breve cartolina del 16 agosto, il caporale Sobrero si sentiva in dovere di rimarcare la propria soddisfazione per la mancanza di novità da riferire (e si tenga conto che  le uniche novità di spicco non potevano che riguardare azioni militari):
Noi nulla di nuovo, sèguiti sempre così! 
Lettera del 23 agosto 1915 (particolare)
Dunque le principali notizie che il caporale Anna Felice Sobrero poteva fornire alla famiglia concernevano necessariamente l'andamento del corso per allievi ufficiali che stava frequentando, la cui complessità veniva messa in rilievo assai di sovente, ad esempio nella lettera del 23:
Ho di nuovo incominciato la numerazione delle lettere perché si cominciava coi numeri... difficili a ricordare; fra i molteplici che devo tenera a memoria giorno per giorno: delle graduazioni degli shrapnels e granate, della forza di penetrazione di proiettili nei vari mezzi e materiali, ecc... ecc...  ecc... un pasticcio!!!!
Lettera del 26 agosto 1915 (pagina 4)
Tanta tranquillità d'animo poteva essere imputata, oltre che a un encomiabile atteggiamento filosofico, anche alla circostanza che Sobrero sperasse, una volta superato l'esame, di poter essere messo in una posizione in qualche modo meno esposta ai pericoli della guerra. A tale proposito ecco quanto scrive alla famiglia il 26 agosto:
Ho ancora 19 giorni poi gli esami. E spero ancora, specialmente sul capitano Ferraris: e vedrete che, se riesco, starò bene e... questo solo per voi. Ho già qualcosa in vista, che, se mi andrà bene, il sottotenente lo farò assai bene... voi capite.
Adesso siamo sempre a Taibon e sto benissimo. [...] Studio: al mattino pratica e tutto il giorno studio, lezioni, ecc.
Finiva così l'agosto 1915, terzo mese di guerra italiana, periodo nel quale, come abbiamo visto, il caporale Anna Felice Sobrero indirizzò numerosi messaggi a casa, che tratteggiano una figura di militare piuttosto sfaccettata, che sembra alternare la necessità all'obbedienza con qualche ben ponderata strategia di sopravvivenza. Elementi solo apparentemente contraddittori, che devono essere ben compresi e soppesati, ricordando anche il coraggio e la forza d'animo mostrati dal nostro nel corso del suo cruento battesimo del fuoco sul Col di Lana (laboratorio 8,  laboratorio 9 e laboratorio 11). 
Noi ci fermiamo qui, sperando d'aver fornito al lettore elementi sufficienti a tracciare in piena autonomia l'identikit di quello che può essere chiamato, senza tema di smentita, un buon soldato della Grande Guerra, fuori da ogni retorica o tesi precostituita.



Dario Malini





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