Laboratorio Sobrero (9): Cronaca dalle trincee sulle Dolomiti (15 - 19 luglio 1915)

Cartolina del 15 luglio 1915 (lato a) 
Come abbiamo visto (Laboratorio 8), il Caporale Anna Felice Sobrero il 12 luglio 1915 venne inviato in zona di guerra, nelle trincee delle Dolomiti, in una località non meglio precisata nelle sue lettere, per le restrizioni della censura. Qui partecipa fattivamente agli attacchi italiani finalizzati a rimuovere il controllo austriaco del Col di Lana, posizione occupata dall'esercito nemico fin dal maggio 1915, strategica perché permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa e inoltre rappresentare un buon punto di tiro per bloccare l'accesso della Val Badia.
Cartolina del 15 luglio 1915 (lato b) 
Le sue lettere di questi giorni manifestano un notevole coinvolgimento emotivo, un evidente stupore e ammirazione per lo spettacolo inaudito che gli si parava davanti. Scrive, ad esempio, il 15 luglio:
Carissimi, vi ho scritto ieri. Stanotte siamo stati tutti in trincea a proteggere col fuoco l'avanzata dei nostri. Non vi parlo dell'oscurità, fango e pioggia e freddo, ma, malgrado ciò, stamane c'è il sole e mi stendo sul prato ad asciugare. Se voi vedeste come scoppiano i nostri shrapnel e granate sui forti austriaci, che non rispondono quasi più! Poi col cannocchiale il nostro tenente mi fece vedere abbasso in un paese austriaco, portante bandiere della Croce rossa, un via vai di feriti e barelle!!! Il freddo è intenso ma spero ci arriveranno oggi o domani le mulattiere e i maglioni. Né Ottavio né Mello ho più visto, ma spero domani. Io sono solo un po' raffreddato, ma non è niente.
Cartolina del 16 luglio 1915
La cartolina del giorno successivo, 16 luglio, mette in evidenza i pericoli delle battaglie di trincea, descrivendoli però con un curioso (ma piuttosto diffuso nelle lettere che i soldati inviavano alla famiglia) tono distaccato, quasi da narratore impersonale, altalenando senza soluzione di continuità argomenti lievi e terribili, come a preservare i propri cari da eccessive (ma purtroppo ben motivate) angustie:
Carissimi,
i nostri avanzano. Ieri abbiamo avuto un primo saluto austriaco! Ci piovvero sull'avamposto sedici granate, la mia tenda è tutta crivellata da schegge. Per fortuna eravamo quasi tutti in trincea. E i danni sono lievi. Ho trovato una bella camicia di lana da coprirmi e me la sono subito messa. Quando siamo tornati all'accampamento tutti hanno trovato qualche sorpresa! Io ho la gavetta sfondata. [...] Se alcune volte starò un giorno o due senza scrivere, non temete, è solo perché non v'è la comodità di impostare.

Cartolina del 19 luglio 1915
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Il messaggio del 19 luglio conclude l'emozionante cronaca del primo turno di trincea e di battaglia del nostro, il racconto puntuale del suo battesimo del fuoco. Si noti il chiaro proposito di fornire alla famiglia tutte le indicazioni che permettessero loro di seguire al meglio le sue vicende, arrivando qui a forzare le rigide norme della censura, che vietava qualsiasi riferimento ai luoghi della guerra. Felice indica infatti a chiare lettere l'obiettivo dell'azione in corso nel Monte Col di Lana, oltre a riferire velatamente anche il luogo in cui la sua Compagnia sarebbe stata successivamente acquartierata, in riserva: T...on = Taibon. Il racconto termina con l'episodio drammatico dello scoppio di una granata vicinissima, trovando in questo punto un improvviso sussulto che rivela d'un tratto, nel riferimento alla "mano di Dio", tutto il pathos , il palpito e la commozione di cui è intriso:
Lo avete letto il bollettino della guerra 54° [Nota: si veda sotto il testo della comunicazione di Cadorna] è tutta l'azione svolta da noi. Noi eravamo riservati alla protezione all'assalto del Monte Col di Lana, ora preso. Mello ora dopo l'azione è con me, Tavio inviato colla sua compagnia al paese prima di quello in cui sono sempre stato. E noi ora si ritornerà dove eravamo, a T...on [Taibon].
Io ho fatto pure bottino e lo conserverò come ricordo. Ho trovato oggetti persi dagli austriaci nella loro fuga dalle trincee, ora occupate dai nostri.
Mi dite nella vostra che non vi ho più scritto per due o tre giorni, ma era affatto impossibile: ero in trincea dalla mezzanotte alla mezzanotte [...]. Ma ora, sebbene finito per noi, la nostra compagnia lamenta poche perdite [...] tra cui quel caporale della fotografia che vi feci vedere come modello di posa fotografica. Poverino, era presso di me! e del mio plotone, e una granata, scoppiata, colpì lui allo scoperto. Io, in trincea, fui ricoperto di terra! Certo che è la mano di Dio che mi ha salvato.

Ed ecco il bollettino di guerra del 17 luglio, citato dal nostro, che descrive con parole magniloquenti l'azione italiana sul Col di Lana, i cui raggiungimenti si dimostreranno inconsistenti ed effimeri, poiché il Col di Lana tornerà subito in mano austriaca.


Dario Malini




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