Laboratorio Sobrero (10): la trincea e il cameratismo (18 - 20 luglio 1915)

Lettera del 19 luglio 1915 (particolare)
L’esperienza del "battesimo del fuoco" produce nei soldati una profonda scossa emotiva, che investe e altera necessariamente, non importa a quale livello di consapevolezza, il significato che danno alla vita e alla Storia. Ne scaturisce la doppia esigenza di rimuovere e testimoniare, necessità apparentemente antitetiche ma perseguite in modo simultaneo, che le lettere del tenente Sobrero presentate negli ultimi interventi (laboratorio 8 e laboratorio 9) documentano piuttosto bene.
Al tempo stesso, il combattente che ha subito un trauma tanto profondo, cerca sovente una terza via per metabolizzarlo. Il soldato-pittore Walter Giorelli nel suo diario di guerra de Il Sorriso dell'obice, riferisce qualcosa che tocca da vicino questa tematica: «Al mattino, dopo essere rientrati senza perdite e aver goduto qualche ora di sonno, ci alziamo stranamente euforici. Ridiamo e gridiamo: "Viva la guerra!" con una giocondità che, a ben pensarci, impressiona».

Cartolina del 18 luglio 1915
Lo stesso registro espressivo di euforia e cameratismo può essere assegnato alla cartolina vergata dal tenente Anna Felice Sobrero (e sottoscritta da molti compagni) il 18 luglio, dopo aver preso parte agli scontri per il possesso del Col di Lana:
Di ritorno dal battesimo del  fuoco, sano e salvo, affettuosissimi saluti!
Lettera del 19 luglio 1915
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Un'altra missiva, che rappresenta un documento per molti versi straordinario, ci può aiutare ad approfondire questo discorso. Spedita probabilmente il giorno successivo, il 19 luglio (nota 1), ci permette di osservare in presa diretta come talvolta nelle trincee della Grande Guerra, anzitutto dopo eventi particolarmente disturbanti, si manifestasse un profondo cameratismo condito da uno spirito di scanzonata e arguta goliardia (cliccare qui per leggere il retro del messaggio):
Anna Felice Sobrero il 10 luglio 1915 [nota 1]
in trincea (quale?),
in un momento di riposo fece.
In alto a sinistra di questo foglio, controfirmato da numerosi compagni d'armi, il tenente Sobrero appose alcuni coloratissimi schizzi, tramite i quali si faceva allegramente gioco delle terribili armi austriache, paragonate scherzosamente a dei vegetali e dunque, in qualche modo, depotenziate. Così gli shrapnel tedeschi diventano carote, le fortificazioni vengono edificate con patate, le pallottole austriache non sono che rapanelli che fanno "puff", le granate acquisiscono l'apparenza di un bel cavolfiore e le bombe austroungariche assumono la sostanza inoffensiva di funghi boschivi.
Lettera del 20 luglio 1915
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La lettera inviata dal nostro alla famiglia il 20 luglio, quando la sua Compagnia era ormai a riposo a Taibon (vicino ad Agordo), ha un tono assai più disteso, sebbene il frequente saltare da un argomento all'altro denoti come un rimuginare segreto:
Siamo ritornati ora ove eravamo prima [Nota: a Taibon], e abbiamo avuto un po' di riposo. Si è raccolto di nuovo il plotone allievi ufficiali e si seguiterà il corso. [...] Sembra, a quanto pare, si debba restare [qui] per lungo tempo: meglio.
Vi piace la mia fotografia? Testa pelata?
Qui sì che ci sono tante capre! Se potessi mandare a Gassino un poche [nota 2].
Smaltiti i fumi della battaglia e la conseguente sovreccitazione nervosa, il tenente Sobrero, pur nel rispetto della disciplina, ha consolidato il proposito di tenersi il più a lungo possibile alla larga dalle trincee: «Sembra, a quanto pare, si debba restare [qui] per lungo tempo: meglio».
Nei prossimi interventi vedremo se gli sarà stato possibile.



Dario Malini



Note
La data del 10 luglio indicata a matita nel foglio dal tenente Sobrero è certamente un errore, poiché egli si trovava in trincea solo nel periodo 12 - 19 luglio. Ipotizziamo per essa la data del 19 luglio 1915.
2 Forse un francesismo: si intenda "una manciata" o similari.

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