Laboratorio Sobrero (7): enigmi, ironie e ambiguità del primo mese di guerra (giugno 1915)

«Corriere della Sera» del 21 giugno 1915
In questo intervento (Laboratorio 7) vorremmo seguire passo passo il caporale Anna Felice Sobrero nel corso del giugno 1915, primo mese di guerra. Già sappiamo (Laboratorio 5) che la sua brigata era giunta il 3 giugno a Taibon (un paesucolo di confine vicino ad Agordo), ed era "di riserva", cioè di supporto alle compagnie più avanzate, senza prender parte ai combattimenti, ma nella continua possibilità di ricevere l'ordine d'entrare in azione. Abbiamo anche avuto modo d'accennare a quanto "ibrido e anfibio" fosse l'animo di Felice in quegli strani e tristi giorni (Laboratorio 4), il pensiero ancora legato ad un passato pacifico ma già inevitabilmente proteso verso la guerra.
Cartolina del 12 giugno 1915
Così, probabilmente non stupirà lo scherzo sdrammatizzante della cartolina del 12 giugno, indirizzata al fratellino Cesarino, nel cui spazio istituzionalmente dedicato al mittente, Felice ha posto un giocoso "Tenente Cici", utilizzando il suo soprannome familiare. 
Lettera del 13 giugno 1915 (particolare)
In questo periodo, le sue lettere sono piuttosto parche di squarci emotivi, che si riverberano invece talvolta nelle descrizioni dell'ambiente in cui vive, come nella seguente del 13 giugno, che ritrae un malinconico e spersonalizzato movimenti di truppe:
Qui ora fa di nuovo un pochino freddo, ma di giorno il sole è cocente specialmente quando si torna dalla marcia. Di qui passano sullo stradone continuamente carri e automobili, portando combattenti e munizioni nel Trentino.
Lettera del 16 - 17 giugno 1915 (prima pagina)
E i suoi messaggi quotidiani ai familiari, non diversamente dall'ossessiva richiesta di lettere da parte loro, denotano la necessità di placare l'ansia, occupandosi ancora e ancora di cose ormai da lui lontanissime, come l'inventario della calzificio, motivo insistente nelle sue missive, citato ad esempio nella lettera del 16 - 17 giugno):
Carissimi,
[...] sono sempre stato con Emilio [Nota: è il fratello minore di Felice, secondogenito]. Anche stamattina e domani sera vado al vallone ove assumerò il comando della 10.a Compagnia, attualmente a riposo.
E voi vi divertite lì [Nota: la famiglia di Felice villeggiava in quei giorni ad Alassio]? Lily [Nota: è la sorella di Felice] nuoterà forse? A proposito, si noti Lily di comprare per me e tenere a Gassino questo pezzo per piano e violino: Madama Butterfly riscritta da Danieli Eduard, aria "Un bel dì vedremo", è molto ma molto ben ridotto e la sentii alla casa del soldato da un concertista. [...]
Null'altro da dire per ora. [...] E l'inventario? Mi comunicherete l'esito?
Tanti e tanti bacioni da 
Cici
Lettera del 21 giugno 1915
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Ma, di tanto in tanto, le vicende di guerra prendono necessariamente il sopravvento, come nella cartolina postale del 21 giugno, nella quale Felice descrive, non senza una segreta ironia per l'organizzazione caotica della vita militare, l'arrivo dell'ordine di spostarsi in avanti per la sua Compagnia, trasferimento subito, e senza chiare motivazioni, scongiurato:
Carissimi genitori,
torno stasera a casa stanco della lunga marcia fatta. Si doveva traslocare ed andare sempre avanti, invece arrivati alla meta si ricevette l'ordine di traslocare!!! e ritornare nella stessa giornata, qui. E allora sono ancora dove ero prima [Nota: a Taibon]. [...]
Tavio stamane era disperato vedendoci partire tutti, e lui restare solo!!! Adesso è di nuovo contento. Aveva già scritto a casa oggi che era rimasto solo, e stasera dalla contentezza ha strappato la lettera!

Cartolina del 22 giugno 1915 (particolare)
E la chiave ironica permette a Felice, nella cartolina del 22 giugno, di scherzare anche sul tema sensibile delle ferite di guerra: 
Ora ho il dito mignolo fasciato perché è [stato] ferito... da una gavetta, ma è cosa da niente.
Cartolina del 26 giugno 1915
Bisogna tener conto che una delle principali occupazioni di soldati e ufficiali era il trovare qualche espediente che li mettesse al riparo dalle situazioni di maggiore pericolo. Felice, ad esempio, pensava, nel periodo di cui ci stiamo occupando, di seguire un corso per ufficiali di complemento (cartolina del 26 giugno):
Stamane marciammo in tattica fino a Cencenighe [Agordino] e ritorno [Nota: è un paese a circa 10 km da Taibon]. Come vi dissi ieri, stasera sono stato proposto per l'avanzamento ad ufficiale di complemento per la durata del mio richiamo sotto le armi. Ed è una cosa molto utile per me perché il tempo che dovrò passare [qui] passerà [più velocemente] se lo saprò far passare meglio possibile. [...] Cosa direte nel vedermi tornare a casa colle spalline dopo la guerra? Cosa dirà Cesarino? Ora vedremo come e dove si farà questo corso, ma è sicuro che si resterà in Compagnia. Anche nella posizione nuova cercherò di guadagnarmi qualche carica speciale! e... lasciate fare a me!
Lettera del 27 giugno 1915 (pagina 4 e 1)
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Il giorno successivo, 27 giugno, Felice scrive a casa una lettera che sarebbe stata imbucata a Torino da un commilitone, senza dunque passare per i controlli della censura. Può quindi descrivere più liberamente le sue giornate, citando date e luoghi:
Carissimo genitori,
Taibon, 27 giugno 1915: la data e il paese li vedete? Ne approfitto sempre per fare spedire lettere a Torino. Siamo sempre a Taibon e credo e anche spero ci dovremo restare lungamente... Ogni tanto facciamo qualche ricognizione sino alla frontiera austriaca e l'altro giorno andammo a Mis, passo austriaco, ora, da 20 giorni, italiano, preso dal 2° Bersaglieri. Vengono da questi paesi caporali furieri [...] mi dicono sempre che si deve avanzare così adagio perché hanno persino le trincee fatte di cemento, preparate cioè da mesi e mesi... e mascherate con tintura verde e grigia con terra e foglie. E da queste non esce che la bocca del fucile o del cannone. Per farle saltare occorrono delle giornate!

Lettera del 27 giugno 1915 (pagina 2 e 3)
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Con la stessa libertà, nella medesima lettera, il nostro chiarisce il suo progetto di partecipare al corso ufficiali:
Dunque come ho già comunicato precedentemente sono stato proposto per ufficiale, e ciò in seguito all'elogio che mi fece il Colonnello durante una marcia faticosa da cui tutti si ritiravano. Il Colonnello disse: «Se va innanzi Sobrero dovete andare innanzi tutti voi!!». Il corso incomincia l'1 luglio, dopo due mesi e mezzo si veste la divisa di Sottotenente senza distintivi e nominato Aspirante! E l'1 novembre nominato Sottotenente con distintivi. [...] Ed io... me ne starò da papa! Alla mensa ufficiali! Con un bel letto e l'attendente sempre sull'attenti!! E... questo è il mio scopo essenziale, cercare di ottenere una carica speciale, come quelle che ci sono in giro: assistente o direttore o sorvegliante in fabbriche di fucili, proiettili, automobili a Milano, Verona, Torino, oppure ufficiale interprete o molte cariche che sono in giro, valendomi anche dei corsi fatti in meccanica e industria...
Ecco, fuori da ogni retorica militarista, un fedele ritratto di un buon soldato (in questo simile a molti e molti compagni), coinvolto in un conflitto che si prospettava sanguinoso e terribile. Ad attestare il diritto d'ogni uomo a preservare la propria esistenza e le proprie idee, anzitutto se gettato suo malgrado in una guerra offensiva. Le sue parole ci catapultano nel mondo dei combattenti di quei giorni, permettendoci d'osservare in presa diretta gli enigmi, le ironie e le ambiguità del primo, malinconico mese di guerra italiana.



Dario Malini




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