Laboratorio Sobrero (5): la censura e l'interpretazione (5 giugno 1915)

Il 23 maggio 1915, primo giorno della guerra italiana, un apposito  - e assai tempestivo - Regio Decreto istituì la censura postale, finalizzata, oltre a non far pervenire informazioni riservate al nemico, a nascondere al paese la durezza della vita dei militari al fronte, evitando di lasciar trapelare l'entità delle carneficine prodotta dai combattimenti, l'esito (non sempre lusinghiero) delle battaglie e qualsivoglia altra informazione che avrebbe potuto generare fenomeni di protesta e minare gli entusiasmi patriottici. Così, quando si prendono in considerazione le lettere dei soldati della Grande Guerra, è importante tener conto delle limitazioni che la censura imponeva ai loro scritti, come di quell'altro fenomeno, non meno rilevante ai fini dell'interpretazione, che possiamo chiamare "autocensura",  la volontà cioè di non scrivere nulla che potesse allarmare inutilmente amici e familiari. Scrive a tale proposito Antonio Gibelli in L'officina della guerra: «La formula di rassicurazione nelle comunicazioni dei soldati [...] risponde [...] alla sollecitudine verso i destinatari, al bisogno naturale di non accrescere pene e apprensioni».
Lettera del 5 giugno 1915 (pagina 4 e 1)
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Ai fini di questo discorso, può essere interessante prendere in considerazione la lettera inviata alla famiglia dal caporale Anna Felice Sobrero il 5 giugno 1915, una missiva che ha qualcosa di speciale perché fatta spedire da un collega che era passato a Torino, eludendo così i controlli dell'Ufficio Censura:
Taibon, 5 giugno 1915
Carissimi tutti,
approfitto dell'occasione che uno della nostra Compagnia si reca a Torino per affari per farmi impostare questa mia senza che abbia timori che questa venga letta da altri estranei.
Noi siamo arrivati il 3 corr. in questo paese che è a 2 o 3 chilometri da Agordo e si chiama Taibon. Voi saprete che il Ministero della Guerra non vuole che si sappia ove sono le località dei reggimenti e che forza hanno, così che si deve impostare la corrispondenza aperta senza il nome del paese sopra.
Noi dunque, cioè la Brigata Parma (50°, 49° Regg. Fanteria) siamo di riserva al confine, cioè non prendiamo parte al combattimento generale, finché le altre brigate che sono già in territorio trentino (30 o 40 km) abbiano bisogno di forze.
E che combattono proprio sono il 7° Regg. alpini, 52° Fanteria, 161 162 Fanteria M.M. e quasi tutti i raggruppamenti di artiglieria da Campagna quali il 1° il 13° e il 33°. Poi dopo di questi 81° e 82° Fanteria, dopo di poi ci saranno il 50° e il 49°. Come vedete siamo fortunati e ci consideriamo tali, perché a noi spetterà di prendere possesso del territorio occupato. Dunque ci vorrà del tempo ancora.
Lettera del 5 giugno 1915 (pagina 2 e 3)
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Più avanti, il nostro fornisce ai suoi familiari consigli per non incappare loro stessi, scrivendogli, nelle rimostranze di coloro che controllavano la corrispondenza:
Quando rispondete alle mie lettere scrivete pure liberamente quello che volete, ma non scrivete cose che, leggendole, il Comando mi potessero, in un modo o nell'altro, fare osservazioni.


Lettera del 9 giugno 1915 (pagina 2 e 3)
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In un'altra lettera sfuggita dalle maglie della censura ("questa lettera verrà impostata quando uno dei nostri andrà a Torino), datata 9 giugno, il nostro può commentare con totale libertà la qualità del cibo fornito ai soldati e quella della sistemazione per la notte:
Voi lo sapete che io mi adatto a tutto, tanto che non sono ancora stato malato (fatta eccezione di quella caghetta) ma i più patiscono per il mangiare o per il dormire. [...] Io quando non trovo niente vado in cascina a prendere polenta, latte, uova o a farmi l'insalata nella gavetta!!! E il pastone (!!!)che danno alla sera non lo mangio perché è impossibile a digerirlo. Questa sera per esempio devo aspettare fino alle 7 che arrivino le... capre!!! E per dormire, altrettanto. Oggi sul prato sotto tenda, domani sul fieno, poi sulla pietra con un sacco sotto le spalle, ma pazienza... mi addormento alla sera e non mi sveglio più sino al mattino (che mi tocca fare ginnastica per alzarmi con le spalle rotte!!!) e sempre vestito!!!

Terminiamo qui, specificando che questo breve intervento non vuole tanto rimarcare l'azione inibitoria della censura su alcuni contenuti disturbanti, fenomeno universalmente noto, quanto mettere in evidenza come, nel tentare di ricostruire l'esperienza della Grande Guerra di un militare attraverso le sue lettere, tale narrazione sia spesso inevitabilmente lacunosa, pregna di non detto. Omissioni di cui si deve essere consapevoli e che possono talvolta essere anche colmate. Ad esempio, attraverso il confronto intertestuale tra le versioni di un medesimo episodio, fornite dal militare in diverse lettere, mediante l'attenta decifrazione di particolari secondari capaci di evocare significati e stati d'animo, o anche servendosi con acume di considerazioni di natura stilistica.




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