A.G.G. n° 22 - Aprile - giugno 2015

Come comincia una guerra
Il centesimo anniversario del 24 maggio 1915, giornata in cui si aprirono le ostilità tra Italia e Austro Ungheria, cade nel trimestre d'uscita di questo numero (n° 22 di aprile - giugno 2015) della nostra rivista online esclusiva Arte Grande Guerra, che abbiamo dunque voluto dedicare interamente a tale ricorrenza, proponendo una riflessione - il più possibile "fuori dalle righe" - sull'anomalo processo che determinò l'entrata in guerra del nostro paese
Il caso italiano sfugge a [...] definizioni nette: il 24 maggio 1915 [...] non fu lo sbocco di una crisi fulminea e apparentemente incontrollabile, bensì il punto d'arrivo di una tormentata transizione. [...] Ad alimentarla furono l'enorme impatto mediatico della guerra europea e il violento scontro che contrappose per mesi i fautori dell'intervento [...] e i neutralisti, che volevano tenere il paese fuori dal conflitto.
Marco Mondini, La guerra italiana
Osserveremo, quasi in presa diretta, come comincia una guerra, cercando di restituire le urla, i proclami, le chiacchiere, le lacrime, i sussurri... che risuonarono nei mesi che precedettero e seguirono immediatamente quelle «radiose giornate di maggio» che condussero all'intervento italiano. Sceglieremo, come è nostra abitudine, percorsi trasversali e vie marginali: non le alte voci che - nelle piazze, nei media, nel Parlamento - segnarono l'irriducibile e durissimo scontro tra interventisti e neutralisti, ma quelle più defilate di chi - artista, scrittore, soldato, civile - seppe proporre illuminanti riflessioni "fuori dal coro" sugli eventi drammatici che si stavano susseguendo. 
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Iniziamo il nostro percorso accostandoci alla notevole figura dello scrittore Alfredo Panzini (1863 – 1939), assai popolare in vita, ma oggi ingiustificatamente dimenticato. Un autore che, secondo le parole di Renato Serra, ha saputo parlare come pochi delle madri e dei figli; dei vecchi e dei giovani. Sfoglieremo con attenzione il suo Diario sentimentale della guerra, che riesce a farci rivivere quasi in tempo reale le strane giornate che decisero l'entrata in guerra dell'Italia. Una cronaca che usufruisce del punto d'osservazione assolutamente decentrato proprio a un insegnante universitario non più in età per essere mobilitato, curioso, attento agli umori di chi lo attornia e un poco disincantato. Prima di aprire il Diario sentimentale, qualche notizia biografica sul suo autore: Breve profilo dello scrittore Alfredo Panzini
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Uscito  il 30 marzo 1923, in un volume che prende in considerazione il periodo: luglio 1914 - maggio 1915, Diario sentimentale della guerra attinge alle voci della politica, della cronaca, della cultura e, anche e soprattutto, ad altro vitalissimo materiale - frasi, umori, stati d'animo, impressioni, riflessioni - raccolto dallo scrittore nel corso delle proprie quotidiane frequentazioni. L'accettazione - attiva o passiva - delle ragioni della guerra nell'esperienza degli italiani diviene l'elemento essenziale dell'indagine, caratterizzata da una prosa piacevolissima e di grande qualità. Ecco il link al'articolo Diario sentimentale della guerra di Alfredo Panzini
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In quegli stessi mesi di neutralità italiana, rari furono gli artisti (non tenendo conto dei celeberrimi futuristi di cui qui non ci occupiamo) che dedicarono delle specifiche opere d'arte alla divulgazione del loro sentire riguardo al conflitto europeo. Una ricognizione in questo senso ci ha portato sulle tracce di due notevolissime, e purtroppo assai poco note, acqueforti, i cui autori - Guido Balsamo Stella (1882-1941) e Marino Marini (1901-1980) - rappresentano figure abbastanza defilate rispetto all'arte italiana ufficiale del periodo, gravitando il primo in ambito mitteleuropeo, essendo invece il secondo ancora troppo giovane (solo tredicenne) in quel 1914. Ecco il link all'intervento: 1914: artisti italiani di fronte al dramma della guerra europea
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Fin dall'inizio del Novecento si videro in Italia segni di "vario nazionalismo", secondo la definizione dello storico Gioacchino Volpe, che si traducevano in estese brame patriottiche richiedenti, tra l'altro, una politica estera più aggressiva e un sempre maggiore prestigio internazionale. Vi era inoltre nella penisola una diffusa aspirazione al riscatto del nostro neonato esercito, le cui prime deludenti prove erano state segnate dalle brucianti disfatte di Lissa e Custoza, nel 1866, e di Adua, nel 1899. Ed ecco che, in quel 1915, le voci di chi voleva l'intervento, sebbene facenti capo a una ristretta minoranza all'interno del paese e del Parlamento, trovarono ascolto e risonanza oltre ogni previsione, riuscendo infine (con la non piccola complicità di una classe politica non cristallina) a far mutare il sentire dell'opinione pubblica e il destino di un'intera nazioneIl seguente articolo propone una sintetica selezione di testi - scelti tra i meno noti - di scrittori e intellettuali interventisti che favorirono tale processo: La penna e la spada: scrittori italiani interventisti
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La persuasione interventista si avvaleva di un approccio che oggi chiameremmo "multimediale", affiancando efficacemente le immagini alle parole. Con un linguaggio goliardico e accattivante, utilizzando le tecniche più raffinate della comunicazione e della persuasione, gran parte delle grafiche della rivista «Numero», uscite tra l’agosto 1914 e il maggio 1915, sono state forgiate per sedurre con il sorriso - talvolta anche con il ghigno- trascinando un preciso target di pubblico - composto in maggioranza da giovani studenti e intellettuali - verso la causa bellica. Nel seguente articolo viene proposta un'interessante ricognizione nell'universo ambiguo di queste vignette: L’interventismo nelle vignette della rivista «Numero»
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Come abbiamo visto, il ruolo della stampa che appoggiò l’intervento
[...] fu fondamentale nell'indirizzare e formare l’opinione delle piazze italiane durante la lunga crisi 1914-1915, anche se è difficile definire esattamente quanto esso sia stato decisivo nell'influenzare poi l’élite di governo.
Marco Mondini, La guerra italiana
Le testate che si prefissero un tale obiettivo ebbero in genere una notevole diffusione. Al contrario, le pubblicazioni che non promossero l’entrata in guerra dell’Italia andarono incontro a notevoli inconvenienti, in termini di popolarità e di vendite. Ciò accadde anche all'«Avanti!», organo del partito socialista:
[...] la sua fu una crociata radicale, isolata e perdente.
Marco Mondini, La guerra italiana
Non possiamo dilungarci qui sul perché di un tale completo insuccesso, che derivò da un insieme composito di fattori. Andremo invece a presentare un artista che, collaborando con l'«Avanti!», volle seguire con cocciutaggine le proprie convinzioni e perseguire, nonostante tutto, l’ideale della pace. Nel seguente articolo analizzeremo dunque le vignette antimilitariste del geniale disegnatore satirico Giuseppe Scalarini. Ecco il link: L’antimilitarismo illuminato di Scalarini nelle vignette per «Avanti!»
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Infine, in guerra, i soldati italiani dovettero andarci davvero, trovandosi faccia a faccia, del tutto impreparati, con un mondo oscuro e violento; spesso noioso, talvolta disumano e insensato. Sarebbe probabilmente difficile, oggi, ricostruire con precisione il reale sentire di questi uomini se, al fronte, non ci fossero stati anche degli straordinari "cronisti" che hanno saputo tramandare le reazioni proprie e dei compagni alle vicende immani e quotidiane della prima guerra moderna. Saranno appunto le parole di tre di questi formidabili inviati speciali a guidare il nostro percorso nei primi mesi della Grande Guerra italiana: Mario Muccini, Carlo Emilio Gadda e Walter Giorelli. Il seguente link permette di leggere l'articolo: I primi mesi di guerra negli scritti dei soldati italiani
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LE VOCI CHE CORRONO
La guerra a primavera?
(Disegno di M. Fiorini, Numero del 7/3/1915) 
Chiudiamo, come di consueto, con una vignetta dell'epoca. La più volte citata rivista «Numero»che portava avanti una caparbia e mordace campagna interventista, immagina qui, in data 7 marzo 1915, un'allegra rappresentazione del conflitto italiano che, viene suggerito (anzi, auspicato), sarebbe scoppiato a primavera. La previsione si sarebbe rivelata del tutto esatta, ma lo scenario di guerra avrebbe avuto purtroppo ben altro aspetto.
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Sommario

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