Laboratorio Allegri (21): «A mano a mano che passano i giorni, la speranza cresce sempre più» (7 settembre - 5 ottobre 1918)

Lettera del 7 settembre 1918

Braunau, 7 settembre. Siamo di già entrati in autunno, i campi sui quali pochi giorni fa biondeggiava la segale, ora vengono arati per procurare il pane di un altr'anno; spero di non assaggiarne di quel pane. Anche perché ho notato che mentre prima, nelle cartoline dei miei, non si accennava mai a una vicina probabilità di ritorno, ora se ne parla di continuo. Tanto me ne scrivono che finirò forse per esserne persuaso anch'io. La vita qui non è facile, per la triste condizione del campo, la disumanità delle sentinelle e la puerile severità della disciplina; si cerca, tuttavia, per quanto possibile, di distrarsi.
Sabato scorso rappresentarono una commedia, questa sera se ne terrà un'altra. Le "attrici" erano, in mancanza di meglio, vestite di carta da paralume, con pizzi, frange e cappellini alla moda (nota 1). 
Nel nostro campo sono usciti in questi giorni alcuni giornaletti scritti a mano (redatti in una sola copia che viene esposta, così che tutti la possano leggere). Il primo di questi giornaletti è satirico, con caricature molto ben riuscite; il secondo è scientifico e letterario, con bozzetti, novelle, studi e appunti; il terzo un po' bacchico studentesco, dove non si fa che lamentarsi di non aver vino per dimenticare; e il quarto è il frutto di una capacità ormai quasi estinta, il buon senso, ma inteso al contrario, poiché è il fratello minore che critica il maggiore. Sono tutti ben riusciti e fanno a gara tra loro per ottenere il maggior numero di lettori. Peccato non poterne portare a casa qualche copia perché ritraggono bene tutti i lati, anche i più grotteschi, di questa vita insensata e monotona. 
Nel campo c'è anche il cinematografo. Una settimana fa potei vedere, non senza che qualche colpo di tamburo mi rimbombasse nel torace, un film che rappresentava paesi e ville del mio lago (nota 2). Ma spesso per distrarmi, mi accontento di un buon libro: quando voglio essere a casa leggo I promessi sposi, altrimenti cerco qualcosa di nuovo e interessante. Ora, ad esempio, sto leggendo una raccolta di racconti di Gorki (nota 3).

Lettera del 18 settembre 1918

18 settembre. Pacchi di agosto non ne ho ancora visti, ma, dei mesi precedenti, ne ricevetti diversi: 17 di viveri, 2 di biancheria, 2 di libri, 2 da Losanna, 2 dalla zia, 17 di pane.
Ho scritto a casa, segnalando di non mandare cartoline illustrate al platino, lucide, perché la censura, temendo che sotto l'illustrazione vi sia nascosta qualche... bomba, stacca il primo strato con la figura. Intanto qui parlasi insistentemente di trattativa di pace, non so con quale fondamento.

«Vidi ieri l'altro uno stormo di oche selvatiche»
(illustrazione di Kataku, 2023)

20 settembre. Sono le 23. È una sera magnifica, chiara come le nostre. Tutto il giorno però ha piovuto, e ho passato la giornata leggendo I promessi sposi, giocando a scacchi (coi pezzi sbilenchi che mi sono costruito da me) e studiando un po'. Invece ieri l'altro vidi uno stormo di oche selvatiche che volavano verso oriente; la credenza diffusa è che siano di buon augurio.
Il mio attendente è entrato  all'ospedale per farsi tagliare un ascesso. Era piuttosto abbattuto, così gli ho dato un po' dei miei viveri, poiché ha ricevuto pochi pacchi. La mia dispensa non ne risentirà troppo, ho da parte dieci chilogrammo di riso, cinque di farina gialla, quattro scatolette di latte, dodici di carne e sei di sardine, quattro etti di lardo, un pacco di pane. 
Sono spesso insieme a un aspirante piacentino, Giuseppe Manfredi, che ha la mia stessa età ed è studente al Politecnico. Sono partito con lui dall'altro campo [Hart bei Amstetten] ed ormai sono tre mesi che siamo amici. A scacchi è una vera schiappa, così riesco finalmente a vincere qualche partita (nota 4).

«Ho fatto una passeggiate al chiaro di luna
lungo il reticolato»
(illustrazione di Kataku, 2023)

24 settembre. Seguiamo lo svolgersi della conferenza di Berna per lo scambio di prigionieri, ma l'eventuale accordo, a quanto si dice, riguarderà solo gli invalidi. Ho allora richiesto di poter essere sottoposto a una visita per la diarrea, e attendo di essere convocato. Ma ho poca fiducia perché, qui, chi mai non soffre di questo male?
Fa un tempo magnifico, così, ieri sera, ho fatto una passeggiata al chiaro di luna lungo il reticolato, finendo per andare a dormire al tocco. Questa mattina, mi sono alzato ugualmente di buon ora e ho iniziato a leggere Piccolo Mondo antico, un modo per respirare qualche folata d'aria di lago che pure altre cose, talvolta, mi riconducono. A Braunau, ad esempio, ci sono alcuni opifici: quando odo le sirene, chiudo gli occhi e ho l'illusione di essere a casa.

Lettera del 5 ottobre 1918

5 ottobre. Ho ricevuto un pacco con molta biancheria pesante. Ora ho un poco meno paura del freddo che, secondo i compagni rinchiusi qui da più tempo, in inverno è davvero terribile, essendo questa una delle zono più gelide dell'Austria. Dev'essere vero poiché questa sera abbiamo incominciato ad accendere la stufa e, per uscire dalle baracche, bisogna già indossare pastrano e guanti.
Nella lettera del papà arrivatami quest'oggi, mi viene data notizia dell'invio di altri pacchi e di numerose novità comasche, tra cui, purtroppo, anche quella del trapasso di zia Linda. Chissà perché, credevo di poterla rivedere la zia, nonostante il cagionevole stato di salute, quasi che quel suo buffo modo di parlare della morte potesse tenergliela lontana per sempre. 
Il giorno di martedì vi fu spettacolo, rappresentarono La chiocciola, commedia di un professore qui del campo, Ad armi corte di Bracco (nota 5) ed una terza commedia in dialetto bolognese, tutta da ridere, e ridere bisognava davvero.
Il campo ha acquistato un vagone di mele. Ne ho comprate alcune e, siccome erano un po' acerbe, le ho dovute cuocere, ottenendone una specie di marmellata alquanto aspra. E mi tornano in mente le mele profumate che coglievo nel nostro orto di famiglia, teatro nei giorni scorsi, a quanto mi scrive il papà, di un piccolo incidente causato dal forte vento che ha prematuramente staccato dalla pianta una zucca di più di sei chili. Questa me la sono persa, mi sono detto, ma quella d'un altr'anno spero di vederla, se non crescere, cogliere. Cosa ci posso fare? A mano a mano che passano i giorni, la speranza cresce sempre più. 



Dario Malini


N.B. L'autrice delle illustrazioni è Kataku, giovane e valente artista pisana. 

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Note

1. I ruoli femminili delle commedie rappresentate all'interno del campo venivano ovviamente interpretate da prigionieri maschi.
2. Il una cartolina precedente (4 settembre), Allegri precisava che il titolo della pellicola era «Il circolo Wolfons, dove si vedono Villa d'Este, Argegno e parecchi punti di Como»
3Maksim Gor'kij (1868 – 1936) è uno scrittore e drammaturgo russo. Si ricorda al lettore che il 17 agosto 1917, al teatro Garibaldi di Padova, il nostro aveva assistito con piacere allo spettacolo I vagabondi, tratto dall'omonimo libro di racconti di Massimo Gorki, come detto in Laboratorio Allegri (10)
4Il lettore forse ricorderà le molte partite a scacchi perse dal nostro con l'amico Gino Lampronti di Ferrara. 
5Roberto Bracco (Napoli 1862 - Sorrento 1943) fu drammaturgo, scrittore e giornalista, autore di racconti d'ambiente napoletano, saggi critici, testi per canzoni e soggetti per film.

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