Laboratorio Allegri (22): «Come ebbri, lasciamo infine la scura terra dei prigionieri» (16 ottobre - 2 novembre 1918)

Cartolina del 16 ottobre 1918

Braunau (Boemia), 16 ottobre. In estate pioveva e tirava vento, ora invece fa (relativamente) caldo e bel tempo. Potremmo dunque godere del tepore del sole per fare delle passeggiate nei dintorni se ci avessero dato, come promesso, l'autorizzazione a uscire liberamente dal campo, fidando nella nostra parola d'onore di non tentare la fuga. Purtroppo, questa procedura non è però mai entrata in vigore.
La settimana scorsa mandai due telegrammi con gli auguri per l'onomastico della mamma, che non saranno arrivati in tempo, perché partiti in ritardo (nota 1). Mi accontento così di lanciare il mio augurio verso il cielo azzurrissimo, attraversando con la mente il lungo e accidentato percorso che divide la Boemia dalla Lombardia. 
In questi giorni qualcosa si smuove in tutti noi a leggere le notizie che arrivano dal fronte, ed io che fino a un mese fa dubitavo di poter passare il terzo Natale in famiglia, oggi sono quasi sicuro di farcela, non senza la segreta speranza di poter anticipare il programma di un paio di mesi (nota 2).

«Questa mattina ho assistito al passaggio
di circa duemila gru»
(illustrazione di Kataku, 2023)

26 ottobre. Ho scritto a casa, comunicando la ricezione del vaglia d'agosto di 350 corone, che, sommato con quello di luglio, formano una bella sommetta (nota 3). Poco dopo mi sono giunti anche due pacchi di pane e tre di viveri, tutti in ottimo stato. Per completare la giornata, sono arrivate al campo una settantina di casse di gallette inviate dalla Croce Rossa, che sono state suddivise in ragione di circa due chilogrammi per ciascun detenuto (nota 4). Pur avendo quasi tutti abbondanti riserve, abbiamo accolto quel pane con l'avidità che la fame lungamente patita ci ha ormai instillato, cercando di accaparracene anche solo una briciola in più dell'amico e del compagno. È la prima distribuzione di questo tipo, che, da ora in poi, dovrebbe venir ripetuta ogni quindici giorni.
In questi giorni io e il mio vicino di branda abbiamo tappezzato il nostro angolo di camera con una carta molto resistente, per porre qualche ostacolo ai terribili spifferi d'aria ghiacciata che, la notte, attraversano senza fatica il cartone delle pareti e le molte fessure degli infissi. Si capirà dunque perché diversi compagni siano stati colpiti in questi giorni da quell'influenza che tanti danni ha fatto in Spagna. La camerata è divisa in due parti: in una metà abbiamo disposto i quattordici letti, mentre l'altra metà (che abbiamo ricoperto, a mo' di tappezzeria, con sacchetti) serve da mensa e da sala comune. 

Lettera del 26 ottobre

Chiudo le note di questa giornata, registrando un'apparizione  sorprendente, cui non ho potuto evitare d'attribuire il significato di felice presagio, tanto da indurmi a celebrarla con una ricca colazione a base di pane e scatolette. Questa mattina ho infatti assistito al grandioso passaggio di circa duemila gru, che formavano in cielo quattro "V" enormi, disposte una di seguito all'altra a forma di spina di pesce.

30 ottobre. Ci hanno raggiunto notizie buonissime sull'andamento della battaglia sul Piave e sul Grappa, e non è facile descrivere l'allegria folle che regna nel campo (nota 5). Che posso dire? Spero di compiere i ventidue anni a casa (nota 6). Ma, nonostante tutto, la nostra vita prosegue sempre uguale. Ieri sera abbiamo assistito alla rappresentazione della commedia Scampolo di Dario Niccodemi (nota 7) e questo pomeriggio, poiché fa un freddo cane, abbiamo cominciato ad accendere le stufe, usufruendo del poco carbone fornitoci dall'amministrazione austriaca. 

«Così, al canto della Marsigliese,
sfondiamo i cancelli»
(illustrazione di Kataku, 2023)

2 novembre. La notizia della fine della guerra ci raggiunge all'improvviso, rimbalzando di bocca in bocca e di cuore in cuore sino a saturare l'intero campo, alzandosi quindi in volo verso il cielo, con l'ineluttabilità dello sprigionarsi del vapore quando l'acqua infine decide di bollire. Seguono grida incredule e, in vari crocchi, confuse e animatissime discussioni intorno al modo migliore di procedere. Finché su tutto vince il desiderio scriteriato ma insopprimibile di tornare senza indugio uomini liberi. Così, senza quasi premeditazione, al canto della Marsigliese, sfondiamo quei cancelli che per tanti cupi mesi ci hanno tenuti rinchiusi, senza essere affatto disturbati dalle sentinelle, che, scorgendoci, se la danno a gambe o si eclissano in qualche buco. Come ebbri, lasciamo infine la scura terra dei prigionieri, euforici e a un tempo stranamente malinconici, bramosi d'essere presto risarciti dalla perdita di tanta parte della nostra quasi dimenticata gioventù.




Dario Malini


N.B. L'autrice delle illustrazioni è Kataku, giovane e valente artista pisana. 

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Note

1. L'onomastico della madre di Attilio, Edvige Monghisoni, cade infatti il 16 ottobre, giorno nel quale nel calendario liturgico si festeggia Santa Edvige, religiosa di origine bavarese e duchessa di Polonia. 
2. Si intende, il terzo Natale passato in prigionia, dunque quello del 1919. 
3Riportiamo un passo, risalente a questi giorni, di una lettera del padre di Attilio, datata 24 ottobre 1918, che documenta il presentarsi non sporadico di periodici blocchi nel flusso della corrispondenza tra detenuti e famiglia: «Caro, piove e piove. Una cartolina tua sarebbe stata per noi un raggio di sole, invece siamo privi di tue notizie da 17 giorni. Arriveranno parecchie cartoline assieme; non è la prima volta».   
4Le gallette erano delle pagnotte secche e non lievitate, che contenevano i nutrienti del pane nel minore volume possibile. Di forma quadrata o tonda, da 200 o 100 grammi, queste pagnotte venivano conservate in casse speciali, avvolte in carta di cellulosa per proteggerle dall’umidità e dalla polvere.
5Si tratta ovviamente della battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre - 4 novembre 1918), l'ultimo e decisivo scontro tra l'Italia e l'impero austro-ungarico. La vittoria dell'Italia sarebbe stata sancita il 3 novembre (con entrata in vigore alle ore 15 del giorno successivo) con la firma dell'armistizio di Villa Giusti.  
6Attilio Allegri era nato il 29 marzo 1897, dunque lo separavano circa cinque mesi dalla data per la quale si augurava il rientro a casa.
7Dario Niccodemi (Livorno 1874 – Roma 1934)  fu commediografo, sceneggiatore e attore. La sua produzione teatrale comprende opere intimiste che in Italia, nel periodo fra le due guerre, affiancano la linea (di maggiore successo e in genere di minore qualità) del teatro commerciale. 

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