Prosegue la presentazione dei disegni contenuti nel taccuino di prigionia di Anna Felice Sobrero (vedere Laboratorio Sobrero, interventi dal 39 al 53), cui abbiamo dedicato l'intervento introduttivo Arte nei campi di prigionia: prima parte, incentrato sui soggetti umoristici. Ora andremo a considerare i restanti disegni, raffiguranti paesaggi, luoghi di reclusione e altro ancora.
b. Paesaggi di carattere orientaleggiante: il vagheggiamento della bellezza e del ritorno a casa
fig. 11 Paesaggio con il monte Fuji, pp. 16-17 |
fig. 12 Taccuino di Sobrero, pp. 18-19 |
fig. 13 Motivo decorativo |
fig. 14 Paesaggio orientale |
A proposito dei soggetti appena citati, è importante sottolineare come essi appaiano privi di nessi con le notazioni scritte. Avulsi da qualsiasi dolorosa contingenza, attuano una vera e propria evasione dalla condizione mentale data dalla privazione della libertà, attingendo al mondo libero e tutto interiore dell'arte. Disegnati con ogni cura, dotati dei connotati di bidimensionalità e linearismo propri delle stampe giapponesi, cui s’apparentano anche per i formati, queste piccole opere rappresentano un segno tangibile di ciò che in quei tristi momenti, prossimi alle festività natalizie, potesse aiutare il prigioniero a distogliere la mente dal pensiero nostalgico della famiglia, acuito dalla durezza delle condizioni di detenzione.
fig. 15 Paesaggio italico |
fig. 16 Calendario 1918 |
fig. 16a Calzificio Sobrero a Gassino - Foto del 1914 (Archivio Carlo Bosco) |
Alcuni tra gli acquarelli contenuti nel taccuino del tenente Sobrero raffigurano i luoghi della prima parte della sua reclusione: il campo e la fortezza di Rastatt. Quanto al campo, sono tre i disegni che vi fanno riferimento, mentre una sola ripresa è dedicata alla fortezza.
fig. 17 Kriegsgefangenelager blok 7 |
fig. 17a Giuseppe Denti, Un Gefangen coglie erbe..., novembre 1917 (Archivio Giuseppe Denti) |
A particolari elementi collocati all’interno della baracca si riferiscono altri due disegni di Sobrero: l’uno, a p. 22 del diario (risalente al periodo di Natale 1917), raffigura delle cuccette sovrapposte, l’altro (del 14 gennaio), una stufa, a p. 29. Il primo (fig. 18), riportiamo dal commento di Dario Malini, sembrerebbe “una raffigurazione tanto gradevole e ordinata - con federe, lenzuola e coperte a disegni scozzesi - da apparire idealizzata, ad evidenziare un'insopprimibile voglia di normalità.”
fig. 18 Cuccette nel blok 7 - Kriegsgefangenelager |
fig. 19 Stufa nel blok 7 - Kriegsgefangenelager |
La fortezza di Rastatt, dove Sobrero era stato trasferito il 19 gennaio 1918, è stata uno dei campi di reclusione più terribili. L’acquarello che troviamo a pag. 37 del taccuino (fig. 20), realizzato il 25 gennaio 1918, ne mostra un tratto della facciata, con la porta di accesso che conduce alla camerata detta "ridotta 15" (indicata dalla scritta posta sopra l’entrata). Come il precedente disegno, a prima vista, potrebbe apparire un soggetto di mero carattere documentale. Se però si considera l'intonazione chiara dell'immagine e di come nel raffigurare la poderosa struttura militare, Sobrero l’abbia abbellita d’un verdeggiante e sinuoso arbusto, posto in evidenza, a mo' d'arabesco, in primo piano, si comprenderà quanto tale triste costruzione sia stata affrancata dallo squallido sembiante che doveva possedere. Demolita nel 1920, la struttura è documentata da una fotografia conservata all’Historischer Verein del Comune di Rastatt.
fig. 20 La fortezza di Rastatt |
Altri prigionieri ne hanno lasciato testimonianza, come Francesco Nonni, che, catturato a Caporetto e di qui deportato a Rastatt, ne aveva fissato la sinistra foggia in due disegni eseguiti in un periodo molto prossimo all’acquarello di Sobrero. Senza nessuna idealizzazione, Nonni ha ripreso in scorcio l’esterno della fortezza, con i medesimi elementi (ingresso e finestra soprastante, aperture laterali) che appaiono nel disegno di Anna Felice, anche se, rispetto a questi ultimi, mancano alcune finiture e certi particolari, come il bugnato intorno alle finestre e la scritta sopra l’accesso, per cui il complesso risulta decisamente più sommario (fig. 20a).
fig. 20a Francesco Nonni, La Fortezza di Rastatt, disegno (Faenza, Pinacoteca Comunale) |
Un tema tra i più frequentati nell’arte di guerra è il ritratto, che sovente riguardava delle riprese di compagni d'armi. Da questo punto di vista va osservato come Sobrero costituisca un'eccezione, considerando la mancanza di questo genere di soggetti nel suo taccuino, fatto salvo per la presenza del volto di un uomo, tratteggiato a inchiostro e contrassegnato dalla scritta “SOLF” (fig. 21), collocato nelle pagine bianche della sezione finale. Tale scritta ci permette di risalire all'identità del personaggio effigiato, da riconoscere nel politico tedesco Wilhelm Solf che, nell'ottobre 1918, ricoprì la carica di segretario degli affari esteri, e che in questa veste condusse le trattative per l'armistizio entrato in vigore l'11 novembre. Tale identificazione è confermata dalla coincidenza dei tratti fisionomici, quali la conformazione brachicefalica del cranio, il grosso naso, la calvizie marcata, la bocca sottile e allungata, le pieghe della pelle nelle guance, rilevabili al confronto con alcune foto dello stesso periodo. Non è possibile arguire con precisione quali ragioni avessero potuto indurre Sobrero a realizzare questo ritratto, in mancanza di una datazione sicura ed elementi atti a indicarne un preciso motivo di interesse.
fig. 21 Ritratto di Wilhelm Solf |
Fig. 22 il Capo |
Il primo, fig. 22, identificato da Dario Malini con F. Minneci, compositore di musiche per orchestra eseguite nel campo in varie occasioni, è un compagno di prigionia con cui Anna Felice dovette condividere la propria passione per la musica. Ben caratterizzato dal profilo semita, la barba folta, il berretto di panno con visiera, ripreso mentre assapora pensieroso il fumo di una pipa, sembra incarnare un tipo di intellettuale un po' schivo e laconico.
fig. 23 Il cittadino che protesta |
fig. 24 Il colonnello Mazzino |
e. Un ultimo disegno
Tra le ultime pagine bianche è presente anche un disegno, ben rifinito e monogrammato, apparentemente privo di collegamento con le annotazioni del diario: è l’immagine di un bimbo che suona una fisarmonica, posto al centro di una ragnatela (fig. 25). Considerata la posizione nel diario, la particolarità e l’unicità di questa raffigurazione, non possiamo fare a meno di pensare che l’autore vi avesse attribuito un qualche senso particolare. Tre elementi ci inducono a rintracciarvi dei legami con la vita del prigioniero Sobrero: i temi della rete, della musica e la simbologia connessa al verde dell’abito. Quanto all’immagine della rete del ragno, è difficile non supporre una allusione dello stato di prigionia. Quanto allo strumento musicale, considerando che la musica costituisce uno dei motivi tra i più ricorrenti nel diario, e che corrisponde alla grande passione che Sobrero riuscì a coltivare anche nelle più difficili condizioni imposte dalla reclusione fornendogli stimoli per superare l’inferno del lager, vi possiamo facilmente riconoscere un'allegoria alla via di salvezza che fu, nel suo caso, l’arte. Il verde degli indumenti, simbolo tradizionale della speranza, rimanda invece al sentimento portante che ha sostenuto e accompagnato il prigioniero per tutto il tempo doloroso dell’internamento, contribuendo a tenerlo vivo. Pur non sapendo quando questo disegno venne realizzato, lo possiamo considerare una summa dell’esperienza vissuta. È davvero emozionante e commovente osservare che per parlare di sé, della sua condizione l’artista-soldato Anna Felice abbia ideato quella figura di innocenza rappresentata dal bimbo musicista, una immagine appartenente al suo mondo interiore, che imprime la sua sensibilità e influenza il suo modo di leggere le cose che accadono, con la naturalezza e spontaneità di un fanciullo.
fig. 25 Bimbo che suona la fisarmonica |
Riflessioni conclusive
L’analisi dei disegni qui condotta ci porta a fare alcune considerazioni conclusive sul senso, il valore e l’importanza che la pratica artistica ha avuto per il prigioniero Sobrero. Abbiamo messo in rilievo la parte preponderante che, nei suoi soggetti, riveste l’umorismo, anche quando i temi trattati riguardano le privazioni quotidiane e la durezza delle condizioni di detenzione. Abbiamo quindi rintracciato lo speciale significato che sottendono le raffigurazioni di paesaggi, allusivi a un mondo pieno di bellezza e calore, contrapposto a quello del lager. In ultimo, si è osservato come le raffigurazioni dei luoghi della prigionia siano spesso sottilmente trasfigurati. Tutto questo, ad una considerazione d’insieme, disvela una dimensione umana non comune dell'autore del diario, in qualche modo inaspettata. Ci fa scoprire l’animo di un uomo che ha saputo resistere ad una realtà oppressiva e brutale tramite la propria forza interiore, servendosi sovente di armi raffinate quali l’ironia, il sarcasmo, la mordacità, che, impiegate con misura ed equilibrio, rendono vivi e pieni di spirito i suoi disegni. Vie di salvazione spirituale si sono inoltre rivelate per lui l’amore per l’arte e la musica, da sempre coltivate, ma diventate essenziali nei difficili mesi di detenzione. Si potrà osservare, a questo riguardo, quale incolmabile distanza passi tra l’immagine che Sobrero lascia di sé negli scritti e nei disegni del suo taccuino, e una tra le tipiche rappresentazioni dei prigionieri italiani divulgate nella stampa. A tale riguardo si veda ad esempio l'opera disegnata da Enrico Sacchetti per “La tradotta” del 21 aprile 1918 (fig. 26).
fig. 26 Enrico Sacchetti, I prigionieri italiani in Austria in "La tradotta" (21 aprile 1918) |
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Note
1. L'esperienza di prigionia di Giuseppe Denti è narrata in Siamo qui come le foglie. Lettere, immagini e note dal fronte e dalla prigionia 1915-1918, a cura di Rolando Anni, Brescia 1997. Dal libro è stata tratta la tavola riportata in fig. 17a (pag. 64) e le annotazioni di Denti sulla prigionia qui trascritte (pag. 185).
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