Laboratorio Sobrero (45): Quotidiana indigenza nella fortezza di Rastatt (19 gennaio - 6 febbraio 1918)

Diario di prigionia di A. F. Sobrero (p. 35), acquarello
Nel precedente intervento (laboratorio 44) abbiamo lasciato il tenente Anna Felice Sobrero mentre, "con cassetta in spalla", il 19 gennaio 1918 abbandonava il Russenlager di Rastatt per trasferirsi in un altro campo di concentramento. Al pari di molti compagni di prigionia, Carlo Emilio Gadda in primis (che vi era giunto il 18 dicembre 1917), la sua destinazione fu la fortezza di Rastatt, la Friedrichsfestung, a circa due ore di marcia dal campo (nota 1). 
Possiamo immaginare Sobrero mentre, assieme a un certo numero di altri detenuti, alle 7 di una mattina gelida e ventosa di gennaio, oltrepassava la frontiera del reticolato. Eccolo mentre, trascinando i piedi a fatica, tra sentinelle armate, percorreva stranito il paesaggio innevato, avventurandosi tra campi e boschi, diretto verso la periferia di Rastatt. Quale strana impressione dovette produrgli il rivedere un luogo pacifico, abitato da civili, dopo così lunga prigionia! Rastatt era una cittadina tedesca, dall'aspetto moderno, case rossigne in stile nordico, vie larghe e pulite. Verosimilmente, a quell'ora, non dovevano esserci molte persone in giro, ma non è improbabile che al nostro capitasse d'incrociare lo sguardo -  pietoso, noncurante o anche ostile - di qualche donna o contadino del luogo, anch'essi emaciati, con i lineamenti scavati, segnati dalle terribili ristrettezze di una guerra interminabile (nota 2). Infine, alle 9, i detenuti giungevano a destinazione. Gadda, così descrisse l'accesso alla fortezza:
19 dicembre 1917. [...] Giunti alla fortezza, ci chiusero tutti e 74 in un locale buiO e scuro, a pianterreno, a sinistra entrando: locale adibito a carcere. Lì ci lasciarono per interrogarci e perquisirci minutamente uno dopo l'altro. Io non fui interrogato, ma solo perquisito. La perquisizione avvenne per me e Cola in una stanzetta e per opera di 2 sottufficiali tedeschi, che parlavano perfettamente l'italiano. 
Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (p. 31)
Sobrero, in quel 19 gennaio e nelle giornate successive, segnava invece queste brevi note sul suo diario di prigionia (inedito e proposto qui in esclusiva):
19 gennaio. Ore 7 partenza dal campo di concentramento, con cassetta in spalla.
Perquisizione e interrogatorio. Arrivo alle 9 alla Fortezza di Rastatt, dove già si trovano altri 500 ufficiali. Il generale Farisoglio è prigioniero ed ha camera a parte.
Il trattamento è uguale .
Si dorme al "ridotto 15".
Appello alle 16,30.

20 gennaio. Domenica. Messa nella cappella della fortezza. Canti coll'armonium.

21 gennaio. Ore 9 messa. Ore 11,30 cinematografo!!! nelle baracche dei francesi. Marchi 0,40. La marcia reale!!
In seguito ad accordi col governo italiano, ci pagheranno un po' di stipendio. Per domani sono annunciati i pacchi postali.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 32 e 33)
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La vita del prigioniero Sobrero, dopo il trasferimento nel nuovo lager, proseguiva torpida e senza apparenti scossoni, giorno dopo giorno, ognuno segnato da qualche evento minimo che egli appuntava diligentemente (nota 3):
23 gennaio. Piove. Distribuzione pacchi e posta. Ricevuto nulla.

24 gennaio. Piove. Scritto lettera. 

25 gennaio. Cicconi ha ricevuto il primo pacco. Ancora niente [per me].

26 gennaio. Messa commemorativa caduti italiani. Discorso di don di Leo.

27 gennaio. Domenica. Messa alla cappella.

28 gennaio. Cinematografo alle baracche francesi.

30 gennaio. Ricevuto pacco contenente cioccolato, tabacco, scatolette della Croce Rossa di Friburgo. Ricevuto la prima cartolina da Adelina Luotto (risposto).
Lettera del 24 gennaio 1918 (p. 1)
Quando scriveva a casa, il nostro forniva un quadro un poco più esauriente della sua vita di prigioniero nella fortezza, pur evitando, al solito, di calcare troppo i toni su ciò che più lo angustiava, come nella lettera del 24 (citata a pag. 30 del diario, "scritto lettera"):
Rastatt, 24 gennaio '18. Carissimi, [...] qui hanno distribuito molti [pacchi], ma [per me] ancora nulla, speriamo però che giungano presto. Se vedeste che contentezza quando si ricevono questi pacchi, specialmente quelli dei viveri e del pane: sembra proprio di rivivere. Ora dal campo di concentramento sono stato trasportato in fortezza qui a Rastatt, ma ci dicono che non è ancora il posto definitivo; infatti, speriamo. Il tempo pare cambi un pochettino, portando giornate un po' meno fredde. Sono sempre assieme a un cappellano, certo Cicconi, che ho conosciuto qui, facendomelo amico, nonostante le immense differenze di temperamento che avrebbero dovuto separarci. Ora è qui presente, e sorride di ciò che ho scritto, pregandomi di salutarvi tutti. Come diversivo qui in fortezza vi è una piccola cappella, sempre gremita di ufficiali prigionieri. Lui al mattino dice messa ed io... servo! Alle 3 di pomeriggio si va in scena una seconda volta per il rosario. Non mi avreste mai immaginato in queste faccende, eh? Ma la prigionia fa strani scherzi. 
Dipingo anche un po', ora che ho potuto farmi prestare una scatolina di colori all'acquarello, ma mi difetta la carta, non trovandone altra che di quaderno. 
Qui con i pacchi è giunto di tutto, salame, formaggio, scatolette di conserve, frutta secca, cioccolato... Ma io desidero ricevere solo pane in quantità, non domando poi molto!!! 
Circa la posta, posso spedire una cartolina ogni cinque giorni e una lettera ogni quindici, ve lo dico perché possiate regolarvi. La lettera può essere anche di sei pagine, cioè tre mezzi fogli.
Ad Emilio imprestai 100 lire un giorno a Gradisca che non aveva soldi, se me le potesse inviare, sarebbero a me tanto di utile. Non mi resta per ora che salutarvi tanto tanto, di abbracciarvi e mandarvi tanti e tanti bacioni. Cici
Per  avere un quadro più realistico in merito alle ristrettezze con cui dovevano convivere Sobrero e compagni, chiediamo aiuto ancora una volta a un eminente inviato speciale nella fortezza di Rastatt, riportando alcuni stralci delle note gaddiane di gennaio, riguardanti la situazione ambientale e la questione "fame":
1 gennaio 1918. Fortezza di Rastatt. La mattina solito caffè; a mezzodì orzo e poi rape gialle e patate; un po' di pesce all'ammoniaca, immangiabile. Fame continua.
2 gennaio. Giornata tetra e fredda. Debolezza e fame, orribile fame. Jeri sera acqua sedani e patate; poi barbabietole in insalata. Menu di oggi: a mezzogiorno 1 sbobba di farina di fagioli con puzza di benzina o petrolio; 1 sbobba di rape acide con qualche pezzo di patata. Stasera: meno di 1 cucchiaio di cetrioli e pezzetti di pesce (dico meno di un cucchiaio). 1 sbobba di rape gialle con qualche patata. Fame orribile.
4 gennaio. Sono qui, chissà per quanto tempo ancora, in questo lurido luogo, a 15 gradi sotto zero, lacero e sudicio! Disperazione, fame, viscere torturate dalla fame: deperimento continuo.
Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia
Se Gadda, pur tra i mille ripensamenti e i sensi di colpa connaturati al suo temperamento, poté successivamente ovviare alla "fame continua", accedendo alla carica privilegiata di ufficiale di cucina, che gli garantiva cibo a sufficienza, Sobrero non ebbe la stessa fortuna, e fu costretto a convivere  lungamente con le ardue condizioni del lager.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 34 e 35)
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Anche il mese di febbraio fu dunque piuttosto duro per la maggioranza dei detenuti, come possiamo arguire dalle pur scarne note di Sobrero che, nelle giornate del 4 e 5 febbraio, si dichiarava senza mezzi termini "ammalato", di un'indisposizione non meglio precisata, certamente causata dallo stato di profonda denutrizione:
1 febbraio. Disinfezione e doccia al mattino.

2 febbraio. All'appello del mattino si rompono le fila per dimostrazione all'ufficiale tedesco.

3 febbraio. Ricevuto cartolina del 30 da papà. Sono di giornata.

4 febbraio. Ammalato.

5 febbraio. Ammalato. Risposto cartolina ricevuta (Lily).

6 febbraio. Tosi ricevuto un pacco viveri. 
"In seguito ad ordini del Ministero della guerra, alle ore 20.30 di ogni giorno si dovranno versare in apposite scatole e casse i berretti borghesi, e di altre forme o dimensioni, che non siano militari. Detti berretti verranno restituiti ai proprietari alle 10 del giorno seguente" (ordine del giorno del comando della fortezza).
Ma, nonostante tutto, il nostro sembrava mantenere la capacità d'osservare con un sorriso ironico la curiosa vita dei prigionieri, se poteva in quei giorni raffigurare argutamente, a pag. 35 del suo diario di prigionia, un segaligno detenuto con  la faccia incollata ad una finestra della fortezza, sbarrata da robuste inferriate, che annuncia con gioia agitata l'arrivo del misero pranzo: «Sbobba in vista!!» (scritta apposta in alto a sinistra nell'acquarello).
Terminiamo qui, lasciando alle prossime pubblicazioni la speranza di un miglioramento nella condizione esistenziale dei prigionieri.



Dario Malini





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Nota 1: La fortezza di Rastatt, solida costruzione che sorgeva nelle vicinanze del castello, è stata demolita nel 1920 e oggi non esiste più.
Nota 2: La nostra ricostruzione del viaggio di trasferimento da Russenlager alla Fortezza di Rastatt si è avvalsa delle note di Guido Sironi in I vinti di Caporetto, pagg. 103-104 (edizione del 1922).
Nota 3: L'acquarello di pagina 33, datato  15 gennaio 1918, è stato commentato nel Laboratorio 44.


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