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Diario di prigionia di A. F. Sobrero (p. 33), acquarello |
L’arte mi trascina, mi avvinghia, e tutto, anche la guerra, mi pare ormai ridicolo e stravagante. L’unica cosa è ridere, ridere d’ogni cosa, ridere sempre e comunque per omnia saecula saeculorum.Walter Giorelli (lettera del 16 novembre 1916)da Il sorriso dell'obice a cura di Dario Malini, Mursia editore
Non è facile seguire le torpide giornate di un prigioniero di guerra, aggirarsi assieme a lui nelle tristi baracche di un lager in cui nulla di rilevante quasi mai accadeva, se non il ripetersi delle abbruttenti sensazioni della fame, del freddo e della tristezza. Il tenente Anna Felice Sobrero, recluso n° 60255 del campo di concentramento di Rastatt, il Russenlager, ci agevola nella nostra esplorazione, mettendoci a disposizione un punto d'osservazione peculiare sul lager, che fa perno su un'arma penetrante e oltremodo liberatoria: quella dell'ironia.
Partiamo dunque da un suo acquarello satirico, realizzato il 15 gennaio 1918 (inedito come tutti quelli presentati in questo laboratorio), mentre "la fame" si sentiva "più che mai" al campo, determinando anche un certo numero di decessi tra i prigionieri. L'opera sembra bellamente ironizzare sui "diritti e doveri" dell'ufficiale di giornata (carica assegnata a un prigioniero che doveva vigilare affinché la distribuzione del cibo fosse equa e onesta), ritratto mentre espletava l'ambitissimo (e poco dignitoso) diritto di... leccare il fondo del pentolone della zuppa!
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Diario di prigionia di A. F. Sobrero (p. 30) |
15 gennaio Scritto cartolina a casa.
16 gennaio. Disinfezione ore 2 pomeridiane. Piove.
17 gennaio. Il capitano Antonacci di cucina è partito ed è stato sostituito. La fame si sente più che mai!...
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Cartolina del 15 gennaio 1918 |
15 gennaio. Carissimi, finalmente ricevo le vostre due prime cartoline del 18 e 19 dicembre. Quale gioia per me sapervi tutti bene in salute! Mi immagino certo la dolorosa vostra attesa di mie notizie.
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Diario di prigionia di A. F. Sobrero (allegato a p. 30), acquarello |
Intanto, il 18 gennaio, il nome di Sobrero e del compagno Cicconi, il cappellano già citato in precedenti interventi, venivano inseriti nell'elenco dei detenuti prossimi a essere trasferiti ad altro luogo di prigionia, con partenza fissata per il giorno successivo:
18 gennaio. Nel pomeriggio di ieri vi fu la visita del prelato di Friburgo. Nell'elenco dei partenti vi è il mio nome e quello di Cicconi. Partiremo domattina alle ore 7. Alle 4 versamento di tutto il denaro che si possiede (marchi 1,46!).
19 gennaio. Ore 7 partenza dal campo di concentramento, con cassetta in spalla.

Prima di lasciare Rastatt assieme a Sobrero, abbiamo la possibilità di fornire un altro esempio della vivacità intellettuale del nostro, attraverso un documento che attesta, tra l'altro, l'esistenza, fin dal gennaio 1918, di un qualche barlume d'iniziativa dei detenuti, atta a proporre dei momenti di distrazione collettiva, come sarebbe avvenuto nei mesi seguenti in altri campi, ad esempio a Cellelager, che si sarebbe contraddistinto nell'organizzazione di conferenze, varie pubblicazioni e concerti.
Abbiamo infatti rinvenuto un testo di notevole interesse, un curioso componimento del tenente Anna Felice Sobrero, intitolato Canzone del "Gefangene" a Rastatt (nota: "gefangene" significa "prigioniero" in tedesco), destinato con ogni probabilità a essere cantato in gruppo, verosimilmente con qualche accompagnamento musicale, come suggerisce l'analisi testuale, assieme alla denominazione di "canzone", certamente da non riferirsi alla forma metrica della poesia, ma da intendersi nel generico significato di "composizione per canto e strumenti" (nota 1).
Passiamo dunque direttamente al testo, il cui titolo è posto, significativamente, tra due linee di filo spinato. Dopo qualche interessante terzina atta a fornire una vivida visione dell'ambiente del campo, la canzone passa a trattare, con graffiante autoironia, il comportamento dei reclusi in vari momenti della giornata, in particolare in quello della distribuzione del cibo:
Canzone del "Gefangene" a Rastatt
I) Quando venni a Rastatt trasportatoCol ciumbarallerae ciumbarallà!Fui menato in un grande steccatoCol ciumbarallera ecc.Per scontare la nostra prigion!Sempre allegri, mai passion!II) Presi posto in un gran baracconeCon quasi cento guerrieri prigioneMi buttai in un mesto canton!III) Quattro a quattro nel triste convegnoStanno brande con paglia di legnovi son brande per tutti i canton!IV) In quel loco si dorme e si beveCiascheduno il suo vitto riceve,Vi si freme di grande ragion!V) Le razioni ci vengon serviteIn scodelle di terra anneriteSon di terra lavori campion!VI) Ci si sveglia un po' presto al mattinoSi fa il chiasso un tantin col vicinPoi ci arriva un gran bel marmitton!VII) Tutti gridano in fretta "cos'è?"Dice uno, "è arrivato il caffè"e comincia una gran confusion!VIII) Bevon tutti la triste bevandaPreparata con erba e con ghiandaQualcheduno vuol doppia razion!IX) Questo chiasso mi sembra un po' infame,Ma a tal punto riduce la fameVi si perde contegno e ragion!X) Ma un rumore più sordo e irritanteV'è in presenza alla zuppa fumanteVi si slancia con grande passion!
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Canzone del "Gefangene", Anna Felice Sobrero (pagg. 3 e 4) cliccare sull'immagine per ingrandirla |
Il poemetto prosegue, sempre più incalzante e sarcastico, facendo un uso accorto di una certa varietà di toni; spesso puntando al grottesco, fremendo talvolta di reale indignazione:
XI) Ma tal zuppa che il sangue ti scuoteNon è che farina, patate e caroteImpastata per mille razion!XII) Ben due volte nel dì la si pigliaCosì vive la nostra famigliaIn sì bella, superba magion!XIII) Qualcheduno la barba si lisciaE alla notte si fischia e si pisciaE si piscia per ogni canton!XIV) Con tal cibo il ventre non reggeE con l'aria si fanno scorreggeOgni culo diventa un cannon!XV) Di pulirci i tedeschi hanno zeloci fan bagno e ci tolgono il peloFan la barba persino ai c...XVI) Con questo freddo porcaccio e fottutoIl tedesco, boiaccio cornutoNon ci dà nemmeno il carbon!XVII) Ma per darci pietanza più finaCi dan cetrioli ch'è odor di lattrinaChi li mangia fa un'indigestion!XVIII) Al mattino l'appel si fa fuoriGrida il tenente "Silenzio, signori",Poi ci fa un discorsetto birbon.XIX) I lettini son sporchi e son lordiSiam trattati al di sotto dei porciOh che bella civile nazion!XX) Il prussian che il lamento sentiaUn bel giorno mandò biancheriaUn lenzuolo, un cuscino, un saccon.XXI) Il lenzuolo è un po' bianco e di lino,Il cuscino ha colore turchino,Biancheria di vera occasion.
Ed ecco che scorrono così davanti a noi i momenti più significativi della quotidianità del prigioniero, restituiti in presa diretta, con beffarda lucidità e con un sorriso talvolta amaro, permettendoci di conoscere meglio il triste e spietato mondo che era il lager di Rastatt. Il testo evidenzia inoltre come, nonostante la fame, il freddo e ogni sorta di privazioni, Sobrero non si abbandonasse alla prostrazione e all'abulia intellettuale, ma si adoperasse, con allegra vena goliardica, a intrattenere e confortare i compagni.
Lo lasciamo dunque a questo punto, mentre, con la cassetta in spalla e l'animo pesante, lasciava il campo di Rastatt, diretto verso ignota destinazione.
Dario Malini
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Nota 1: Il componimento, vergato su due fogli sciolti, è stato rinvenuto all'interno del diario di prigionia di Sobrero. Non reca datazione, ma è stato certamente composto nel corso della detenzione a Rastatt, come evidenziato dal titolo, dunque entro il 18 gennaio 1918.
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