Disegno di Anna Felice Sobrero, 25 dicembre 1917 |
Cosa significava per un giovane ufficiale della Grande Guerra trascorrere in prigionia il giorno di Natale? Una festività il cui carico simbolico e di memorie personali rendevano dolorosamente gravosi la lontananza dalla famiglia, la carenza di cibo, il freddo, le limitazioni dovute alla condizione di cattività. Per restituire tale stato mentale, ci serviremo anzitutto delle parole di un altro prigioniero di guerra (scritte il 25 dicembre 1917 nel lager di Celle, dopo il trasferimento da Rastatt), il tenente Guido Sironi, catturato durante la battaglia di Caporetto:
Malinconia struggente e calda di lacrime non piante; silenzio cupo e tumultuante di desideri, di sogni e di angoscia; e infine la visione allucinante, telepatica dei nostri cari lontani, di un ceppo guizzante di scintille sotto l'avito camino, di dolcezze serene perdute forse per sempre.Guido Sironi, I vinti di Caporetto, p. 154 (1922)
Cartolina del 18 dicembre 1917 (fronte e retro) |
Partiamo dalla cartolina del 18 dicembre:
Le note dei giorni in esame, appuntate nel diario, riguardano anzitutto l'argomento cibo, elemento vitale che nei prigionieri finiva per essere caricato, causa la sua scarsità, di significati "altri", inevitabilmente associati, in questo periodo, al desiderio (in parte irrazionale) di celebrare degnamente il Natale. In un tale contesto, furti di alimenti faticosamente messi da parte dai reclusi per le feste erano una pratica crudele quanto frequente, tra compagni, come quello annotato dal nostro con parole di abbattimento e profondo sdegno in data 22 dicembre.
21 dicembre. A sera distribuzione di mele a pagamento: M. [marchi] 1,40 [per] 8 mele. Si pagano pure 50 pfennig [nota: moneta tedesca corrispondente alla centesima parte del marco] per un dolce che daranno il giorno di Natale.
23 dicembre. Si pagano altri 2,5 marchi per della frutta secca che CI DARANNO... M 1,72 per della marmellata che CI DARANNO il giorno di Natale.
Siamo dunque arrivati alla pagina dedicata a Natale:
Una lunga lettera inviata da Sobrero alla famiglia ancora il 25 dicembre, aggiunge qualcosa alla nostra ricostruzione, permettendoci di calarci nel nostalgico stato d'animo del prigioniero ed apprezzarne la rara capacità di non perdersi d'animo e di coltivare la speranza anche nelle terribili condizioni in cui era costretto a vivere:
La lettera prosegue con un puntuale resoconto dei (pochi) fatti salienti di quel giorno:
Quindi, dopo le immancabili richieste di pacchi e denaro, Sobrero riferisce di un incontro curioso e sorprendente, terminando con parole colme di fiducia:
18/12 Carissimi, [...] notizie vostre non ne ho ancora e attendo sempre di giorno in giorno pure i pacchi postali dei viveri, che non tarderanno certamente ad arrivare. E voi come state? Io sto bene, sempre al solito. Qui fa freddo ora e un po' di neve è già caduta.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 20 e 21) cliccare sull'immagine per ingrandirla |
Ma andiamo a leggere direttamente il diario di Sobrero:
19 dicembre. Distribuzione straordinaria di frutta cotta (due cucchiai a testa).
22 dicembre. Triste giornata! Mi hanno rubato tutto il pane e la frutta secca che da tanto tempo mettevo da parte per Natale! E pensare che il ladro è un ufficiale, un tenente!! Pazienza.
Disegno di Anna Felice Sobrero, 24 dicembre 1917 |
La nota dedicata alla Vigilia, cui Sobrero antepone un paesaggio marino mediorientale (commovente, tenendo conto del cupo luogo d'esecuzione), ci riporta uno spaccato della vita reale del campo di Rastatt, andando anche ad evidenziare una sostanziale correttezza (almeno formale) nel comportamento dei carcerieri verso i prigionieri, in occasione della festa religiosa:
24 dicembre. A sera, distribuzione della marmellata a pagamento, fatta dal cappellano Cicconi, e dei tortellini (un po' ammuffiti).
Gli auguri fra le varie baracche.
Discorso del Generale tedesco: "... auguro a tutti che presto possiate rientrare nella vostra patria..." (il più bell'augurio...).
Sono le 21: la sentinella tedesca viene per far spegnere la luce nella baracca, e anche lui ci fa gli auguri pel buon Natale! Tre grandi applausi echeggiano in baracca: "Per la nostra Italia! Hip hip hip urrà!!... e la luce si spegne.
24 dicembre. A sera, distribuzione della marmellata a pagamento, fatta dal cappellano Cicconi, e dei tortellini (un po' ammuffiti).
Gli auguri fra le varie baracche.
Discorso del Generale tedesco: "... auguro a tutti che presto possiate rientrare nella vostra patria..." (il più bell'augurio...).
Sono le 21: la sentinella tedesca viene per far spegnere la luce nella baracca, e anche lui ci fa gli auguri pel buon Natale! Tre grandi applausi echeggiano in baracca: "Per la nostra Italia! Hip hip hip urrà!!... e la luce si spegne.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 22 e 23) cliccare sull'immagine per ingrandirla |
25 dicembre. Ore 8: caffè e pane. Auguri tra le baracche.
Messa alla baracca del blocco 2. Nevica. Discorso del cappellano degli alpini.
Ore 11: zuppa di baccalà e rape.
ore 14: distribuzione pomeridiana dei pasticcini. Uno per ognuno!
ore 17: zuppa di farina e rape.
ore 19: frutta cotta a pagamento.
ore 20: prova della messa cantata alla baracca 70a. Nevica.
Disegno di Anna Felice Sobrero, 25 dicembre 1917 |
Quel giorno, parrebbe dunque che non si fosse patita troppo la fame, nel campo di Rastatt, a giudicare dalla lista dei cibi consumati riportata nel diario, in pagine abbellite dal disegno di un blocco di "cuccette sovrapposte" (come le chiama Gadda nel Giornale di guerra e di prigionia, in data 7 novembre 1917): una raffigurazione tanto gradevole e ordinata - con federe, lenzuola e coperte a disegni scozzesi - da apparire idealizzata, ad evidenziare un'insopprimibile voglia di normalità. Ma la situazione dei prigionieri a Rastatt appare in tutt'altra luce se vista attraverso occhi più oggettivi, come quelli di Gadda che, nella stessa giornata, mentre si trovava rinchiuso nella Fortezza di Rastatt, scriveva:
Oggi ci hanno regalato due mele e un po' di pesce conservato nel sale ammoniaco, a mezzodì. Questo fu l'aumento di vitto per il Natale, tutto ciò che la generosità tedesca poté offrirci in un momento di sublime fratellanza umana. [...] La fame terribile, implacabile mi spinse a consumare 12 marchi, dei 60 che mi rimanevano, in biscotti [...] trangugiando quelle porcherie con avidità serpentesca e di nascosto da Cola [...]. La fame terribile mi sovrasta: egli [Cola] ha trovato un buon posticino e mi lascia, mentre io andrò a finire nell'Hannover, solo tra la folla con la mia miseria, [...] e non gli mancherà la sbobba abbondante; cioè la vita, cioè il sangue: poiché quelle carote, quella farina cotta, quelle patate e rape sciolte in acqua sono tutto per noi (25 dicembre 1917).Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia
Lettera di Anna Felice Sobrero del 25 dicembre 1917 (pag. 1) |
25/12 Carissimi, è Natale! Quanto è triste per me il Natale quest'anno, così lontano da voi tutti e in queste condizioni! Tutto avrei immaginato fuorché un Natale da passare come prigioniero di guerra!!
Stamane qui ha nevicato, e noi qui dalla baracca si guardava la neve che cadeva lentamente nel bosco, e si pensava a tutti i bei Natali passati in famiglia... pensavo a quel Natale in cui si fece l'albero nella sala da bigliardo ove l'avevo preparato io lavorando tutta la viglia! Quelli erano bei tempi!
Lettera di Anna Felice Sobrero del 25 dicembre 1917 (pagg. 2 e 3 ) |
Alle 9 andammo tutti al blocco 2 ove i cappellani prigionieri dissero messa e vi fu un po' di predica, corta ma bella. Domani molti di noi andremo persino a fare la Comunione, tutto in seguito ad organizzazione fatta dai nostri cappellani prigionieri [...].
Ieri sera ci fecero andare al centro del campo di concentramento ove parlò il generale tedesco, ed anche lui in occasione delle feste ci fece un discorsetto. Finì augurando a tutti che al più presto possiamo raggiungere la nostra patria.
Oggi poi ci diedero anche un po' di marmellata, oltre la zuppa del mattino, così festeggiammo anche noi questa bella ricorrenza. Stasera poi, che [non] ho niente da fare, con due cappellani studiamo la messa che canteremo in baracca domani! E quelle sono tutte le occupazioni mie e nostre... Ma quello che mi lascia in pensiero è che non ho ancora ricevuto notizie vostre: speravo già di averne [a questo punto].
Lettera di Anna Felice Sobrero del 25 dicembre 1917 (pagg. 4 e 5) |
Ieri poi mi capitò un bel caso: stavo da lungo tempo parlando con un tenente degli alpini, un certo Herein, quando questi mi disse: "Quando facevo scuola a Biella avevo due allievi, certi Sobrero, li conosci mica?". Figuratevi quale fu la mia e la sua sorpresa sapendo che erano Dino e Giannetto [nota: due fratelli di Sobrero], e che lui era il loro professore di francese. Dite loro che è con me, mio compagno di prigionia. [...]
Anche il Natale sta per passare e si avvicina l'anno nuovo. Spero che sia apportatore di pace e di belle novità.
I giorni passavano e l'anno s'avviava a terminare, mentre ampie nevicate si riversavano sul campo e il freddo era sempre più intenso:
26/12 messa cantata alla baracca 65. Gli strani effetti del lauto pranzo!! Scritto la 3ᵃ lettera a casa [nota: si tratta di quella appena trascritta, datata 25/12].
27/12 Nevica.
28/12 Nevica.
29/12 Scritto 8ᵃ cartolina a casa. Freddo intenso: ci fanno stare tutto il giorno senza carbone.
30/12 Messa al blocco 2.
31/12 Sono passato all'ottava squadra con Cicconi.
Zuppa di farina di fave da campo.
La razione di viveri è diminuita di 20 pfenning al giorno!!! Buona fine e principio!!!
Con questa caustica nota terminava l'annus horribilis 1917.
Cosa avrebbe riservato il futuro ai prigionieri?
Dario Malini
--------------
Nessun commento:
Posta un commento