Laboratorio Sobrero (41): Tribolazioni, rimostranze e filastrocche nel lager di Rastatt (12 - 18 dicembre 1917)

Diario di prigionia di A. F. Sobrero  (pagg. 14 e 15)
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Il diario di prigionia (inedito) del tenente Anna Felice Sobrero ci permette di assistere, giorno dopo giorno, alla dolorosa esperienza di reclusione dei "vinti di Caporetto" all'interno del lager tedesco di Rastatt, il Russenlager. Come abbiamo visto, giunti al mese di dicembre 1917, i militari avevano ormai dovuto prendere atto della durezza della loro nuova condizione, segnata dalla mancanza di cibo, dal freddo e dalla malinconia. In tutto ciò, scrivere a casa era un vero antidoto alla disperazione, sebbene la presenza della rigorosa censura tedesca impedisse loro di qualsiasi cenno ai problemi più pressanti della reclusione. Le seguenti note del diario fanno riferimento a due specifiche missive inviate a casa dal nostro: 
12 dicembre. Scritto la 6ᵃ cartolina a casa.

13 dicembre. Al mattino, invece del surrogato di caffè danno la camomilla!! Poveri noi!!

15 dicembre. Scritto la seconda lettera a casa.
Cartolina del 12 dicembre 1917 (fronte e retro)
La cartolina del 12 dicembre (6ᵃ cartolina inviata a casa), che sarebbe giunta a destinazione solo l'11 gennaio (come si deduce dal timbro postale), ripercorreva più o meno gli argomenti trattati nei precedenti messaggi, poiché nel limbo del lager non v'erano troppi fatti rilevanti da comunicare a casa, mentre i maggiori motivi di sofferenza, come detto, non potevano essere menzionati:
12 dicembre. Carissimi, è un mese e mezzo che sono prigioniero, e notizie vostre non ne ricevo ancora [...]. Così pure dei pacchi postali del pane e viveri non ne ricevo ancora, ma spero [arriveranno] presto. Io sto bene ma quel che più mi pesa è vivere nell'ozio completo. Vorrei lavorare, studiare, sudare, ma non si può. Pazienza. Credo che tra non molto verrò traslocato, forse in luoghi migliori. E voi? [...] Qui ha cominciato a nevicare un pochino. Tanti e tanti bacioni a tutti. Cici
Lettera del 15 dicembre 1917 (pag. 1)
La lettera del 
15 dicembre (seconda lettera a casa) dopo un riferimento all'ormai prossima festività del Natale, dava alcuni ragguagli intorno a incontri con vecchi compagni all'interno del lager, soffermandosi quindi sul tema cardine dei pacchi, sede dei sogni alimentari più sfrenati d'ogni detenuto, ben espressi dalla ricchissima lista di cibarie compilata dal nostro in chiusura della missiva (pane, salame, formaggio, burro, marmellata, castagne secche, farina, frutta secca e pure pasta e roba da cuocere), certo non senza l'acquolina in bocca:
15 dicembre. Carissimi, [...] oggi è la metà di dicembre, fra dieci giorni è Natale, e non ho ancora ricevuto vostre notizie... [...] Ieri qui ho nuovamente trovato il tenente Luzzi, mio compagno di scuola del collegio San Giuseppe, e ci siamo rammentati dei bei tempi trascorsi assieme. Mi sono pure ritrovato con un capitano d'artiglieria col quale ho trascorso tanto tempo a Val San Pellegrino. [...] 
Intanto attendo che mamma mi scriva se sono già uscito sull'elenco dei decorati, per la seconda medaglia. E se potete, datemi qualche notizia dei miei colleghi del reggimento, ché non ne so nulla. E Dino? [...] Ed Emilio? Chissà dove potrà essersi cacciato ora, giacché ultimamente non sapevo dove fosse andato. [...]
Mi raccomando ancora sui pacchi postali dei viveri. Mandatemi pane, salame, formaggio, burro, marmellata, castagne secche, farina, frutta secca, e pure pasta e roba da cuocere, perché posso pensarci io. Sempre in quantità e spesso più che potete.
Disegno di Anna Felice Sobrero, 17 dicembre 1917
Assistere alla vita che trascorreva a Rastatt in queste giornate ci permette di rilevare come i prigionieri non fossero sempre passivi nell'obbedire ai loro carcerieri. Talvolta, quando la situazione diventava davvero intollerabile, potevano indire delle vere e proprie proteste organizzate, una delle quali viene menzionata da Carlo Emilio Gadda (giunto al campo di concentramento di Rastatt il 5 novembre) nel
Giornale di guerra e di prigionia:
Lunedì 17 [dicembre], al campo di concentramento (Russenlager) facemmo una protesta generale per la denutrizione. Tutti gli uff. prigionieri si diedero malati, chiedendo la visita medica. I tedeschi rimasero un po’impressionati e, non potendoci condurre tutti all’infermeria, fecero venire i medici al nostro reparto: (Blok N.° 7). Essi visitarono i più deperiti. I nostri medici presentarono un memoriale firmato da tutti gli uff. medici prigionieri: in esso erano sollevate proteste contro gli alloggi, la mancanza di biancheria, i giacigli antiigienici e soprattutto contro il vitto; veniva dimostrata che alla nostra alimentazione mancano 750 calorie del minimo indispensabile. 
Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia
Disegno di Anna Felice Sobrero, 17 dicembre 1917
Il Diario di prigionia di A. F. Sobrero riferisce la stessa circostanza, della quale fornisce anche le premesse, attraverso il racconto della giornata che precedette lo sciopero:
16 dicembre. Stamane tutti i capi baracca fecero dimostrazione al Bureau dell'ufficiale tedesco, dicendo che declinano ogni responsabilità degli ufficiali prigionieri se non si aumenteranno i viveri giacché è troppo che si soffre la fame. E se il governo tedesco non ha di che sostentarli, lo si faccia subito noto al governo italiano, che penserà lui a dare da mangiare ai suoi ufficiali, senza farli morire di fame in Germania. 
Domani ci si permetterà di parlare col console svizzero a Rastatt. Intanto per fare "ostruzionismo", domani ci si darà tutti malati e non si andrà all'appello giornaliero. Che succederà? 
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 16 e 17)
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Ed ecco cosa accadde il giorno successivo, 17 dicembre, come viene narrato in pagine nella cui parte superiore è posto un ameno paesaggio con il Monte Fuji, la celebre montagna sacra giapponese, a rimarcare la capacità di Sobrero di coltivare anche in un simile contesto le proprie passioni, senza farsi schiacciare dalla situazione dolorosa e spersonalizzante:
17 dicembre. Nevica. Stamane ci si alza tutti per tempo ed alle 8 tutti gli ufficiali del blocco si trovano al "Bureau" per la visita medica. Sono circa 300!!! Il sott'ufficiale tedesco si trova nell'imbarazzo. Crede [si tratti di] una rivolta. La visita medica è sospesa. Rapporto dei capi baracca al bureau. Lo scopo è ottenuto: la razione dell'orzo sarà aumentata di 250 grammi alla settimana e la razione di ceci da 250 portata a 500 [nota 1]. Ma non è finito: in seguito ad un rapporto scritto dai medici prigionieri, il Comando del campo passerà una visita a tutti gli ufficiali più deperiti per vedere se è vero che si soffre la fame! Nella lista mi son fatto scrivere anch'io. Attenderemo la visita. Oggi distribuzione straordinaria di una mela ad ogni ufficiale.
Si deve supporre che la protesta, che aveva coinvolto più baracche all'interno del campo (ogni baracca ospitava infatti più o meno 100 uomini), non fosse stata particolarmente gradita dai tedeschi, se, al termine della stessa, vennero predisposti diversi trasferimenti di prigionieri, evidentemente al fine di disinnescare pericolose coalizioni. Gadda fu spostato nella Fortezza di Rastatt il 17 dicembre pomeriggio, mentre altri traslochi furono effettuati il 18, come veniamo a sapere dal diario di Sobrero:
18 dicembre. La baracca 68 è sciolta, tutti entrano a far parte di altre baracche: io vado alla 69 con Gatti, Ferrero, i due cappellani Cicconi e Rilli, e Revel l'alpino. Trasporto del paglione e coperte. Il capo baracca qui è un capitano aiutante di campo.
Distribuzione della 7ᵃ cartolina. Non si sa più cosa scrivere a casa...
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 18 e 19)
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In quello stesso 18 dicembre, dopo che, come abbiamo visto, le vicende della protesta avevano ben delineato quanto drammatica fosse la situazione alimentare nel lager di Rastatt, in generale per tutti i detenuti, ma anche specificamente per il nostro ("il Comando del campo passerà una visita a tutti gli ufficiali più deperiti per vedere se è vero che si soffre la fame! Nella lista mi son fatto scrivere anch'io"), 
Sobrero riportò, in pagine impreziosite ancora da disegni in stile giapponese, un proprio mordace componimento poetico, una sorta di filastrocca di versi senari, con frequenti rime baciate, dedicata proprio alla "sbobba":  
Ci danno una robba
che chiamano "sbobba".
S'impasta e cucina
con acqua e farina.
È cibo che sape
di acqua e di rape
ti gonfia la pancia,
ti riempie raddrizza,
ti leva la stizza!
V'è pepe, v'è cavoli
verze e patate
carote pestate.
È cibo diuretico
ti gonfia e mantiene
ti purga e fa bene
fa molto pisciar.
È torbida, liquida,
è calda, astringente,
ma salva la gente
da febbri e colèr.
È cibo superbo
vivanda d'ingegno,
persino del legno,
vi mettono su.
Due volte nel giorno
la sbobba è portata
la pancia è calmata
ma chiede di più.
Un testo che, concepito nel contesto impietoso del lager, appare sorprendente e anche piuttosto commovente. Una vera e propria rivalsa ideale sulla prigionia e sulla fame, all'insegna dell'ironia e della capacità di saper ridere d'ogni cosa, trascendendo in qualche modo anche la follia del lager. Un esempio importante della possibilità di opporsi sempre e comunque alla disumanizzazione, valido anche per gli uomini d'oggi.
Terminiamo qui, mentre il Natale, con il suo destabilizzante carico di simbologie legate alla vita familiare e alla pace, si avvicinava, come avremo modo di vedere nel prossimo capitolo.



Dario Malini






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Nota 1. Si può congetturare che le migliorie nel vitto siano state il frutto di accordi differenti per ogni baracca, in quanto Gadda riferisce che alla sua (blocco 7°, baracca 64) i tedeschi concessero "un aumento settimanale di 100 grammi di orzo e 200 di vecce".   

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