Laboratorio Sobrero (39): Il trasferimento a Rastatt, le prime tristi giornate nel lager (31 ottobre - 25 novembre 1917)

Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 2 e 3)
La notte del 30 ottobre 1917, 
a Gemona, nel corso della battaglia di Caporetto, il tenente Anna Felice Sobrero venne fatto prigioniero dagli austriaci, come si è visto nel Laboratorio 38. Il suo diario di prigionia (inedito, che presentiamo qui in prima assoluta) ci permette di seguirlo passo passo durante l'estenuante viaggio di trasferimento verso il lager
Come abbiamo visto, alle 14 del 30 ottobre, i prigionieri furono condotti, a piedi, a Tarcento. Quindi, il giorno successivo, dovettero raggiungere Cividale, dove arrivarono il primo novembre, rinchiusi sino al 4 del mese in un campo di concentramento precedentemente utilizzato dagli italiani per i prigionieri austriaci, ricevendo l'unico vitto di qualche tazza di latte:
31 ottobre. Ore 11 [Tarcento] distribuzione del formaggio e vino. Partenza per Cividale a piedi.

1 novembre. Ore 4 arrivo a Cividale. Al campo di concentramento già fatto per prigionieri austriaci.

2 novembre. Latte per mangiare. Società con Favero e Marchisio.

3 novembre. !!!!...

4 novembre. !!!!... Partenza disperata da Cividale.
La narrazione avviene per brevi incisi, utilizzando quasi una stenografia del dolore, che non è sempre agevole decriptare. Alla "partenza disperata da Cividale" seguì una marcia forzata nella quale i prigionieri, sfiniti, affranti, infreddoliti, denutriti, i piedi piagati, avanzavano in un terreno brulicante di segni del recente durissimo scontro, trincee devastate, cadaveri di soldati insepolti, carogne di muli, cavalli e vacche gettati a terra. Si proseguiva senza riflettere sull'entità dell'immane disastro, mangiando quello che si trovava in giro, l'erba dei prati, le foglie dei gelsi, la corteccia degli alberi; e molti non ce la facevano, lasciandosi cadere lungo la strada e spirando in silenzio, nel gelo di quelle terribili giornate. 
Poco prima di Grahovo le truppe vennero divise dagli ufficiali. Quindi i graduati, dopo aver ricevuto un poco di cibo, "Una pagnotta in quattro e una scatoletta in dieci", poterono finalmente procedere sui carri, ma in condizioni comunque disagiate, al freddo, senza panche per sedersi, accalcati l'uno sull'altro:
5 novembre. Giunti a Caporetto alle 4 del mattino. Tolmino. S. Lucia. Marcia forzata. Marchisio non ne può più! Distribuzione gallettine. Riuniti in baracche.
 
6 novembre. Marcia ufficiali. Una pagnotta in quattro e una scatoletta in dieci. A Grahovo partenza sui carri bestiame. Giunti ad Assling. Nelle case popolari.
Dal 7 novembre, il viaggio proseguì in treno. Gli ufficiali, in genere, venivano trattati meglio delle truppe, caricati su carrozze di terza classe, luride, scomode ma migliori di quelle assegnate ai soldati; portati talvolta addirittura a pranzo nei ristoranti delle stazioni. Ecco come descrive Gadda la situazione all'interno dei treni: "La notte, nel vagone di 3ᵃ classe, quasi impossibile dormire per il freddo e il disagio. Luna, fredde e tetre pinete, monti. Neve" (nota 1). Ma torniamo al nostro diario:
7 novembre. Partenza da Assling. Ore 21 Lubiana. Cena al ristorante della stazione con crauti, polenta, salamino. Si parte.

8 novembre. Alle 20 cena a Salzburg [Salisburgo] con crauti e carne. Si passa frontiera austro-germanica ore 24. Caffè e pane.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 4 e 5)
La città di Rosenheim 
diede il benvenuto in Germania agli italiani con una doccia, la prima dopo la cattura, assieme alla sgradevole procedura di disinfezione, cui Sobrero si sottopose con filosofica pazienza, se poté appuntare argutamente l'evento sul suo diario con la dicitura "fantasia dei nudi". 
Quindi il viaggio procedette sino alla destinazione finale, raggiungendo l'11 novembre, a 12 giorni dalla partenza, il campo di concentramento di Rastatt, il Russenlager, al cui interno dovette fin da subito fare i conti con la fame:
9 novembre. Ore 19 arrivo a Rosenheim. Stazione di disinfezione. "Fantasia dei nudi". Cena orzo e thè.

10 novembre. Ore 4 partenza. Ore 13 a Monaco [di Baviera]. Ore 14 caffè, pane, ma che acqua!!... Si entra nel Württemberg, si passa per Stoccarda... nel Baden.

11 novembre. Ore 8 arrivo a Karlsruhe, ore 9 a Rastatt al campo di concentramento con francesi e russi. Blocco n° 1. Baracca n° 8. Squadra 5. Due appelli giornalieri ore 9 e 16. I turni per mangiare. La tabella dei pasti e la fame. A sera: patate lesse (3).

12 novembre. Lavatura dei fazzoletti. Sono raffreddato. Colonnello Turano d'artiglieria. Oggi: zuppa di verdura. A sera: farinata e 1 cucchiaio di marmellata.
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pag. 5), particolare
La pagina 5 del diario del tenente Sobrero, recluso n° 60255 del lager di Rastatt, farebbe pensare che i patimenti della cattura, del drammatico viaggio di trasferimento e della mancanza di un'alimentazione adeguata non gli avessero troppo infiacchito lo spirito, se già in quei primi giorni d'internamento ebbe voglia di dare ironicamente l'aspetto di un pomposo menu da gran hotel, vergato in impeccabili caratteri gotici, alla lista delle misere pietanze servite nel campo. 
Menu
Morgen [Mattina]: Cacao, pane
Mittag [Mezzogiorno]: Zuppa di verze, rape, farina
Abend [Cena]: Zuppa di ceci
Rechnung [conto]: off [gratis]
Un atteggiamento che denota la rara capacità di porre un qualche distacco dall'esperienza della prigionia, uno stato d'animo assai diverso da quello tetro e sconsolato presente nella maggior parte delle testimonianze coeve degli internati. Ad esempio, Gadda, il 13 novembre, scriveva: "Mie condizioni spirituali terribili, come nei peggiori momenti della mia vita, come al momento della morte del povero papà o peggio. Fine delle speranze, annientamento della vita interiore" (nota 2). E Agostino Borghero, giunto a Rastatt il 13 novembre, l'indomani dell'internamento annotava, rivolgendosi idealmente alla futura moglie Cecilia: "Dopo levato, esco e provo la più grande stretta al cuore. Null'altro che cielo plumbeo, e reticolati: attraverso le griglie del quale vedo il deserto lungo, eterno. Più che mai conosco il baratro nel quale mi trovo! Momenti terribili, Cecilia, che mai potrai supporre quanto gravi siano stati" (nota 3).
Diario di prigionia di A. F. Sobrero (pagg. 6 e 7)
Sobrero mostrava invece, nelle sue brevi note, la volontà di evitare il baratro della depressione, concentrandosi anzitutto sul problema drammatico e immediato della carenza di cibo:
15 novembre. Surrogato di cacao! Porcaio! Zuppa di barbabietole alle quali già tolsero lo zucchero, quelle da 10 centesimi al quintale, per i maiali. Ore 18 a letto! Si dorme circa 16 ore al giorno! Per forza! Piove.

16 novembre. Mandato [a casa] la prima cartolina ove naturalmente tutti chiedono notizie e pacchi postali. Pane!

20 novembre. Scoperta dei truffatori di patate!

22 novembre. Comprato un paio di scarpe di legno e carta tessuta! Zuppa migliore di patate e rape. 

24 novembre. La razione di patate è ridotta di 100 grammi su 250!!

25 novembre. Vento e pioggia. Zuppa di verdura acida. Scritto la cartolina n° 3 a casa. Domenica
Cartolina del 25 novembre 1917 (fronte e retro)
La cartolina del 25 novembre  ("Scritto la cartolina n° 3 a casa") è la prima che giunse effettivamente a destinazione, sebbene con grande ritardo, come si può dedurre dal timbro postale di Gassino Torinese, che riporta la data del 7 gennaio 1918. Si può immaginare quale gioia abbia prodotto nei familiari di Anna Felice, che verosimilmente ancora non avevano avuto notizie sulla sorte del ragazzo e non potevano escludere fosse caduto in combattimento. Ma ecco cosa scriveva:
25 novembre. Carissimi, non ho ancora ricevuto vostre notizia, ma spero di riceverle presto. Sono in pensiero per Dino, ma spero si sarà già presentato come mio fratello, anzi, parlatene al colonnello Ferri. E Cesarino, Emilio come stanno? Spero si ricorderanno di me.  E voi come state? Vi faccio già gli auguri pel buon Natale! Io sto bene, non state in pensiero per me. Nelle altre mie cartoline vi ho scritto per i pacchi, che spero di ricevere colle vostre notizie: il pane biscottato e alimenti vari, la biancheria, le fasce e le sigarette. In quanto alla scarpe, se non me le potete inviare, mandatemi un paio di pantofole felpate di cm 26 di suola. Più tardi vi iscriverò per un vestito di fustagno, perché ne ho bisogno, e vi darò le misure. [...] Bacioni e bacioni a tutti da Cici.
L'inflessibile censura dei tedeschi assieme al ridotto spazio disponibile nelle cartoline del campo e alla necessità di comunicare ai familiari i propri più impellenti bisogni, non permettevano voli pindarici in tali scritti, al punto che le lettere dei prigionieri consistevano sovente in un insieme di tranquillizzanti frasi di circostanza unite ad ansiose richieste di cibo e vestiari. Il sublime non poteva che lasciare spazio al necessario.
Per ora ci fermiamo qui, mentre il 1917 si avviava tristemente a terminare, e il freddo e la fame continuavano a regnare sovrani sul campo di concentramento di Rastatt. Ma di ciò si parlerà nel prossimo intervento. 




Dario Malini





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Nota 1 Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia, Milano (nota del 3 novembre 1917).
Nota 2 Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia, Milano (nota del 13 novembre 1917).
Nota 3 Agostino Borghero, Ch'io vivo : diario di guerra 1917-1918, Parma (nota del 14 novembre 1917).


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