Laboratorio Allegri (8): Corso per allievi ufficiali (prima parte): Modena (5 maggio - 12 giugno 1917)

Partenza
(illustrazione di Kataku, 2022)

5 maggio 1917. Partiti da Ferrara nella mattinata di ieri, abbiamo viaggiato su un treno assai flemmatico, forse un po' troppo stante le numerose fermate che andava inventandosi, sistemati in vagoni di seconda classe abbastanza sudici. Giunti stremati a Torino alle 20, ci hanno subito condotto nella caserma d’artiglieria a dormire, con quale comodità si potrà ben immaginare. Stasera è stata precisata la destinazione di ciascuno di noi, io sono alla 4ᵃ batteria, caserma Torquato Tasso. Per distinguerci dagli altri soldati di truppa, noi allievi ufficiali potremo mettere in mostra un filetto d’oro falso sull’orlo del colletto della giubba. Siamo davvero parecchi qui, ognuno con stampata in faccia una storia diversa. Non tutti usciranno ufficiali, molti passeranno sergenti o caporal maggiori o semplici caporali; io, che sono di già caporale, dovrei uscire sottotenente. Il corso, come sento dire, durerà due mesi, uno dei quali verrà tenuto a Torino e l'altro sul campo. Torino m’ha fatto un’impressione di signorilità e di bellezza migliore di Milano; qualità che non sembra però riversarsi sul nostro trattamento, poiché quest’oggi ci hanno lasciato senza rancio. Così, a mezzogiorno, siamo andati in un ristorante davanti al teatro Carignano e, ora che scrivo, siamo a cena in un ristorante di via Po, serviti entrambe le volte da esercenti parimenti ossequiosi e spennacchiatori (nota1).

Caserma Ciro Menotti (Modena)

14 maggio. La villeggiatura a Torino è durata ben poco, poiché ci hanno comunicato all'improvviso che la prima parte del corso sarebbe proseguita a Modena. Ed ecco che, rassegnati e senza neppure un moto di diniego, alle sei di mattina di ieri abbiamo lasciato la caserma Tasso per andarci nuovamente a sistemare sulle lignee panche di un treno, giungendo a Modena, non proprio freschi e riposati, dopo dodici ore di viaggio. Solo da Torino siamo arrivati qui in millecento, gettati come pesci d'acquario nell'immane fiumana di giovani allievi ufficiali di fanteria che colmano di carne sudata, d'olezzo e di rumore ogni anfratto di questo luogo, tutti compresi nella difficile arte d'imparare a considerare se stessi dei semplici pedoni, se mai qualcuno si fosse creduto un alfiere, un fante, una torre oppure un re (nota 2). La mia destinazione è  la 17ᵃ Compagnia, Caserma Ciro Menotti. Per una ventina di giorni staremo a Modena, spostandoci poi al campo per un mese, e in questo breve lasso di tempo dovremo trasformarci, come il rospo in principe dopo il bacio della principessa, in aspiranti ufficiali.

Lettera del 19 maggio 1917

19 maggio. Non si sa quando si andrà al campo, voci incontrollate sussurrano che si partirà a giorni. Non me ne faccio un cruccio perché Modena mi pare una città brutta e triste, forse anche perché ho potuto visitarla pochissimo, siccome la libera uscita, salvo che al sabato sera e alla domenica, è limitata al tempo di una passeggiata, dalle 20 alle 21 e mezza. Attendo denari da casa, che mi dovranno essere inviati come vaglia comune, altrimenti la scuola non li paga. [In fatto è che] mi continuano a far spendere soldi, e per le sottoscrizioni e per i guanti (che sono obbligatori), cinque franchi ogni venti giorni per guasti e rotture del materiale, otto franchi per il pagliericcio che useremo al campo: e invece non mi danno la cinquina.
Io desidererei andare nei bersaglieri o negli alpini.
La disciplina è abbastanza ma non c'è tanto da fare: è tutto fumo.
Mi hanno dato lo zaino e la mantellina. 

Lettera del 19 maggio 1917

Rileggo quello che ho appena scritto: se non fossi fatalista, crederei ancor meglio tornare nella mia vecchia arma, poiché l'artiglieria campale resta sempre arretrata rispetto alle linee delle trincee. Ma non mi sottraggo a ciò che le Moire vanno tessendo per me, limitandomi a cercare auspici nel fumo della mia pipa, che sale e sale senza rivelarmi altro segreto che il puzzo del cattivo tabacco che vi ho stipato.
Domenica mi recherò a vedere la Secchia che è conservata nella torre Griselda, cantata dal Tassoni, che ha dato motivi di guerra tra Modena e Bologna (nota 3).

«Corriamo, saltiamo fossi,
ci arrampichiamo sugli alberi»

(illustrazione di Kataku, 2022)

07 giugno. Torno a scrivere dopo lunga pausa. Il perché è presto detto: durante il giorno si deve sgobbare, si fa poco ma si è sempre impegnati. La sera poi si va in giro pei giardini, si prende un gelato, si continua a confabulare di assilli militari. E carta e penna passano in secondo piano. Tanto più ora che sono in corso i preparativi per trasferirci al campo, stabilito presso la cittadina di Porretta, propriamente ai Bagni della Porretta, sulla linea Bologna – Pistoia, a pochi chilometri da quest’ultima città. La mia compagnia si scioglie e viene aggregata ad altre. Io entro nella 15ᵃ Compagnia, Bagni della Porretta (Bologna). Il campo durerà sino al 15 luglio. Partiremo da Modena domani. Dopo lunga e tormentosa riflessione, ho fatto domanda per passare nei bersaglieri perché moltissimi compagni vogliono andare negli alpini. Poi cercherò di farmi raccomandare da un amico di famiglia romano per entrare nei mitraglieri.
Ogni specialità è un mondo a parte e richiede esercizi differenti. Noi bersaglieri, ad esempio, corriamo, saltiamo fossi, ci arrampichiamo sugli alberi, sotto lo sguardo vigile e sonnecchioso del tenente. E poi guadiamo fiumi e superiamo ostacoli d'ogni tipo. Gli alpini, i granatieri e i fanti per ora si limitano invece a passeggiare con aria da filosofi. I migliori allievi pare seguiranno un corso per imparare il maneggio delle pistole mitragliatrici, armi piccole ed assai potenti. Chi non terrà il passo verrà spedito nella fanteria in linea. Il destino degli altri sarà deciso al termine del campo sulla base delle simpatie che ognuno avrà saputo ispirare, delle raccomandazioni che giungeranno sui tavoli appropriati, delle note che verranno spedite al ministero, redatte alla fine del corso. 

«La mano gigantesca che ci sovrasta»
(illustrazione di Kataku, 2022)

12 giugno. Fervono i preparativi della partenza, poiché domani verremo trasferiti all'accampamento militare dei Bagni della Porretta. La mano gigantesca che ci sovrasta, mi viene puerilmente da pensare, s'appresta a spostare nuovamente in avanti di una casella gli anonimi pedoni che siamo. Ma nessuno sembra preoccuparsene, e io meno di tutti, poiché la guerra è ancora lontana e manca poco al suono della libera uscita.




Dario Malini


N.B. L'autrice delle illustrazioni di questo intervento, presentate qui in esclusiva, è Kataku, giovane e valente artista pisana. 

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Note

1. Si intenda "costosi", che spennano il cliente.  
2. Riferimento al pedone e ad altri altri pezzi degli scacchi. Negli interventi precedenti abbiamo potuto assistere a diverse sfide alla scacchiera tra Attilio Allegri e l'amico Gino Lampronti di Ferrara, aspirante medico sottotenente. A proposito della spersonalizzazione messa in luce da tale asserzione, ricordiamo quanto scriveva il soldato Walter Giorelli durante il corso allievi ufficiali tenuto a Cividale: «Bisogna considerare i gregari che compongono queste unità come pedine, piccoli dadi o pezzi degli scacchi: unirli, ordinarli e assegnar loro il numero opportuno d’armi, che è precisa quantità matematica; valutando semplice cifra anche l’elemento vitale. E bisogna abituarsi a vederla così» (Dario Malini, Il sorriso dell'obice, Milano 2011, pp. 97-98).  
3. Si tratta della trecentesca “secchia rapita”, conservata nella torre Ghirlandina, monumento simbolo della città di Modena. Il poema eroicomico La secchia rapita, del modenese Alessandro Tassoni, narra (non senza numerose licenze) la guerra tra le città di Bologna e Modena, conflitto realmente avvenuto nel novembre 1325. Il testo venne pubblicato a Parigi nel 1622. 

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