Quarta e ultima parte della nostra ricognizione sulla raccolta Finis Austriae di Anselmo Bucci, testimone delle vicende che riguardarono la piazzaforte di Pola nei giorni successivi all’armistizio di Villa Giusti.
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Fig. 10 I viveri |
La raffigurazione I viveri (fig. 10) abbraccia, in una visione panoramica, merci e flussi di persone: sono i militari italiani che, in folla, sciamano verso la città per portare agli istriani i viveri che da diverso tempo vi andavano scarseggiando. L'immagine assume il punto di vista di chi è appena giunto a Pola, sbarcato da una nave. L'osservatore trova un punto di attrazione nell’imponente anfiteatro romano che si erge maestoso dietro la baia. Sono significative al riguardo le note riportate nella prefazione alla serie, riferite all’arrivo di Bucci nella cittadina:Pola era contro luce: e laggiù nell’ombra, minuscolo, ma più vasto d’ogni cosa smisurata, chiaro più di ogni barbaglio, l’anfiteatro romano.
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Fig. 11 Esodo |
In Esodo (fig. 11) viene registrato con grande efficacia il moto di una folla di militari austroungarici, dalle divise blu cobalto, nei pressi della barriera che segna l'accesso alle tradotte. Al moto finalizzato di chi deve entrare, si contrappone quello di chi è in attesa della partenza: moto disordinato, quest'ultimo, di soldati che, annoiati e depressi, sovente appesantiti da bagagli e sacchi, bighellonano qua e là senz'altro scopo che di far passare i minuti e le ore. Il punto di vista leggermente rialzato della ripresa accentua il dinamismo che pervade la scena. Riportiamo le vivide notazioni di Bucci nella prefazione alla raccolta , in cui evoca l’affollarsi dei soldati nei pressi dei treni: Per Lubiana, per Zagabria partono i treni prolissi. Fuori dallo steccato, tra il pigia pigia dei soldati carichi e inermi un sergente urla: "Jeder der Revolver, Dalche, Messer oder andere Waffen auf sich tragt muss solche vor seiner Abreise hier abgeben!" (Chiunque porti revolver, pugnali, coltelli o altre armi deve consegnarli qui prima di partire!). La bandiera croata, il tricolore serbo e la macchia rossa dell’Internazionale illustrano qualche manico di scopa: due dame della Croce Rossa austriaca sono là arditamente: e vedono oltre i tetti dei vagoni e le antenne delle navi incidere sul tramonto croci nere e sottili.
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Fig. 12 Finis Austriae |
L’ultima litografia, Finis Austriae (fig. 12), che ha dato il titolo alla raccolta, riflette ancora una volta, come nelle tavv. 2, 3, 8 e 11, sul momento colmo di pathos della partenza da Pola dei soldati austriaci. In primo piano si evidenziano alcuni soldati, in attesa di imbarcarsi, che sostano riuniti in gruppo. Il giovane sulla destra si è alzato in piedi per dare un ultimo sguardo alla città, mentre i due compagni, sfiniti, siedono sui bagagli. Tutti gli altri si trovano affollati sullo sfondo, nei pressi di una corazzata fumigante, pronta a riceverli. I toni cupi accentuati dall'impiego del grigio, rendono con intensa empatia lo stato d'animo afflitto degli sconfitti. Quella del “finis Austriae” è una tematica che ha attraversato la mitteleuropa nei due-tre decenni precedenti il conflitto mondiale: il senso della decadenza di una civiltà nella letteratura e nell’arte era diventato l’inconfondibile marchio di un’epoca ed espressione della crisi dell’Occidente. Il pittore-soldato Anselmo Bucci racconta la fine della secolare potenza imperiale in modo peculiare, con una vena di mestizia che esclude catastrofismi o eventi eclatanti. Da rimarcare, a tale proposito, l’assenza di qualsiasi riferimento alle azioni eroiche appena compiute in quelle giornate dagli italiani nella piazzaforte di Pola, ad esempio l’impresa memorabile condotta da Luigi Rizzo per l’affondamento della corazzata austriaca “Viribus Unitis”. Bucci registra solo dei fatti minimi, l'essenza segreta della quotidianità della guerra, in immagini che hanno come unici attori e protagonisti i militari austriaci rimasti in città. La partenza da Pola degli ultimi soldati sconfitti diventa l’occasione per osservare il flusso del tempo, fermando alcuni istanti densi di emozioni e di stati d’animo. L’impetuoso desiderio di Bucci di catturare l'invisibile, che lo ha accompagnato costantemente in tutto il corso della guerra, traspare in questa impresa grafica nella volontà di rendere lo stato fisico e interiore degli uomini raffigurati: la calma inerte di chi siede, la nervosa attesa di chi cammina avanti e indietro, la vivacità scapigliata dei gruppi in moto. La novità che contrassegna le opere di questa raccolta, rispetto ai precedenti lavori dell'autore, è riscontrabile nell’evoluzione stilistica, precocemente riconosciuta da Raffaello Giolli, di cui trascriviamo alcune note pubblicate in «Pagine d’arte»:
… e, ancora, davanti ai primi album di disegni di Bucci, di Viani, di Carpi, di Marzola, di Salietti, di D’Andrea, e di tant’altri giovani, trovo da dire che, infine, questo non era che dell’impressionismo pittorico frammentario e impulsivo, sterile e destinato a svanire nella storia, ecco che qui ha, ora, dell’altro. Era bene abbastanza che, in quell’inquietudine o in quell’angoscia della guerra, essi annotassero le loro emozioni. È dopo che lo spirto ci può ritornare su, con approfondita coscienza, ed ulteriormente elaborate. Qui Bucci ha elaborato la guerra. Quel distacco di mentalità e di tono che c’è tra la Serbia Eroica e Sull’Adriatico, c’è tra Marina a terra e Finis Austriae. Dall’affollarsi di tutte le emozioni, dalla curiosità di tutte le analisi, sale ora un dominio, una sintesi, una forza.
R. Giolli, Finis Austriae, in «Pagine d’arte», n. 6, A. VII, giugno 1919, p. 50.
Carol Morganti
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