Gli orrori della Grande Guerra nell'opera "Sole nero" di Walter Grammaté (1919)

fig. 1 Walter Grammaté, Sole nero, puntasecca (1919)
L’arte tedesca, negli anni che precedettero e seguirono immediatamente il primo conflitto mondiale, è percorsa da istanze che sembrano scaturire da un presentire, sentire e rileggere gli eventi terribili della guerra, con rilevanti sviluppi sul piano iconografico. In questo articolo ci interesseremo, in particolare, della produzione di immagini apocalittiche, dedicate all’iconografia solare. E, in tale ambito, cercheremo di dare adeguata lettura a una straordinaria opera di un artista-soldato, operante nell'ambito dell'Espressionismo, Walter Grammaté (nota 1). Si tratta della puntasecca Sole nero, datata 1919, che necessita, per accostarcisi adeguatamente preparati, di qualche premessa (fig. 1).
fig. 2 Otto Pankok, Sole (1919)
L'iconografia solare è antichissima, rimandante in genere  a valori eminentemente positivi quali l'immortalità e la resurrezione. Nella riflessione artistica seguita alla Grande Guerra è spesso utilizzata in tal senso, come nell'opera Sonne (Sole) di 
Otto Pankok, del 1919, facente parte di un ciclo di silografie incompiute. In essa, campi di battaglia, al termine della guerra, tornano a essere coltivati, vivificati dai raggi a piombo del sole.
fig. 3 Ludwig Meidner, Paesaggio apocalittico (1913) 
Tutt'altro approccio a questa tematica riguarda invece 
Ludwig Meidner, noto maestro dell’Espressionismo tedesco, che già dal 1912-13 ha cominciato a raffigurare drammatiche scene di vita urbana, riprodotta in forme mostruose e allucinati. Ad esempio, nell'opera Paesaggio apocalittico (1913) di fig. 3, nella quale l’astro solare, basso in un cielo scuro, irradia d'una luce fioca una terra spettrale, devastata da cataclismi (terremoti, devastazioni) e straziata da esplosioni. Una misteriosa figura solitaria, distesa al centro della composizione, sembra rivolgersi verso di esso, coprendosi gli occhi con una mano, quasi lo ritenesse responsabile delle sciagure in atto. Ludwig Meidner si era unito a pittori come Jacob Steinhardt e Richard Janthur, con i quali aveva fondato, nel 1912, il gruppo di artisti Die Pathetiker. Tra i temi centrali della poetica di questi artisti, lo sviluppo tecnologico, la vita urbana e le periferie, riprese ossessivamente come teatro di sconvolgimenti naturali che lasciano presagire l’imminente apocalisse. 
fig. 4 Otto Dix, Il sole tramontante (1918)
Negli anni 1918-1919 il motivo del sole affiora anche nelle opere di alcuni artisti-soldato, gravitanti pure loro nell’alveo dell’espressionismo tedesco. 
L’acquarello Il sole tramontante di Otto Dix (fig. 4) è un lavoro che venne realizzato dall’artista nel 1918, quando già aveva combattuto per tutto il quinquennio sia sul fronte occidentale sia su quello orientale. Il disco solare ricorda qui una bomba deflagrante nel cielo, con i raggi che attraversano lo spazio con una tale forza da evocare la brutalità e la violenza di un ordigno bellico, ricoprendo le facce dei soldati con macchie scarlatte. Ogni cosa sembra declinante e abbietta in questa rappresentazione che manifesta una chiara consapevolezza sulla natura distruttiva della guerra. 
fig. 5 Walter Grammaté, disegno senza titolo (1919)
Possiamo a questo punto tornare al nostro 
 Walter Grammaté la cui riflessione sull'iconografia del "sole nero" comincia nel 1917, approdando ad una serie di potenti grafiche che culminano con la puntasecca di fig. 1 (nota 2). A partire dal disegno a inchiostro di fig 5, immagine potente, di estrema essenzialità. Come in Dix, anche qui l’astro assume la ferocia di una macchina bellica che sembra scagliare i suoi raggi-ordigni contro alcuni piccoli soldati che, del tutto impotenti, vi si dirigono contro. La ripresa dall’alto, la riduzione della scena di battaglia attraverso pochi elementi grafici, la costruzione articolata lungo la diagonale alto a sinistra - basso a destra, accentuano la focalizzazione sul contrasto tra la potenza distruttiva del sole e le sue vittime. 
fig. 6 Walter Grammaté, disegno senza titolo (1919)
Alla linearità di questa grafica si contrappone la complessità compositiva di un secondo disegno (fig. 6), incentrato sul medesimo tema. Qui il campo della raffigurazione è interamente occupato dall’infittirsi dei segni e dei motivi figurativi, che rimandano a luoghi e presenze umane. I raggi del sole nero raffigurato in alto a sinistra, si diffondono in tutte le direzioni, andando a intercettare le case e i villaggi, delineati sulla destra, e le figure umane in movimento nel centro della scena; per giungere infine a trafiggere, come dardi, i visi che giganteggiano soprattutto in primo piano. Oggetti e persone sembrano mutare natura per la forza devastante dei raggi, e la realtà stessa ne viene deformata trasformando le proporzioni e i rapporti tra ogni cosa.
fig. 1 Walter Grammaté, Sole nero, puntasecca (1919)
Possiamo finalmente tornare alla puntasecca con cui siamo partiti (che riproponiamo qui sopra per comodità del lettore). Una grafica che approfondisce la tematica, rielaborando alcuni dei motivi presenti nel disegni di fig. 6 (il sole nero, le case, le figure umane), rispetto al quale risulta in controparte. Il grande cerchio del sole nero, qui visibile in alto a destra, sembra espandersi dinamicamente, formando una sorta di immensa ragnatela che occupa interamente lo spazio della figurazione. Tale struttura è costituita da cerchi concentrici che si dipartano come onde dalla sfera solare, e dai raggi che li intersecano. Questa rete cosmica ingloba e annienta ogni cosa ed ogni presenza che si trova nelle sue traiettorie, dalle case del villaggio a sinistra, alle figure umane che si scorgono deformate, ai volti dai grandi occhi in primo piano. Non sembra esservi possibilità di scampo per nessuno. Nella puntasecca si possono evidenziare alcune differenze significative rispetto al disegno. La struttura compositiva appare nell’insieme meno convulsa, i segni, meno caotici. Si evidenzia inoltre un’importante variazione nell’aggiunta di un secondo astro solare in alto a sinistra, più piccolo. Si tratta di un astro luminoso, contrapposto al sole nero, il cui significato è ben delineato dalla seguente testimonianza dello stesso artista, contenuta in una lettera a Hetta Lindhorst del 23 novembre 1917: 
Ho ripreso due soli, uno chiaro, e uno scuro. Dallo sfondo al primo piano persone terrorizzate corrono verso di me, diritto davanti; e ci sono anche una specie di villaggio nello sfondo, delle case e, dietro, una collinetta; a sinistra c’è il sole nero, a destra l’altro. E il sole nero rivolge i suoi raggi sull’intera scena, uccide ogni cosa, anche il sole chiaro che cerca di risplendere […]. E allora v’è una battaglia tra notte e giorno.
Walter Grammaté (nota 3).
Gli orrori della Grande Guerra assurgerebbero dunque a forza distruttrice universale, cui nulla sembra potersi opporre, in una visione priva di qualsiasi speranza nel futuro, mitigata forse soltanto dalla forza ordinatrice dell'arte che, soprattutto nella puntasecca, ne dispone le linee di forza in ordinati accostamenti paralleli e perpendicolari
Terminiamo qui, rilevando la particolare potenza e attualità di questa riflessione dell'artista-soldato Walter Grammaté, la cui figura, oggi del tutto sconosciuta in Italia, andrebbe riscoperta e valorizzata.


Carol Morganti
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Note
1: Walter Grammaté, nacque a Berlino nel 1897. Nel 1914 si arruolò volontario e combatté sul fronte belga, riportandone gravi traumi che lo segnarono profondamente. Nell'estate del 1915 fu temporaneamente rilasciato dal servizio di assistente medico, troppo impegnativo per il suo precario stato di salute. Indebolito da una malattia ossea congenita, conseguente alla curvatura della colonna vertebrale, e da un infortunio di guerra, era stato colpito da un'infiammazione dei muscoli del braccio destro. Dopo un anno venne richiamato una prima volta e poi congedato; ricevette un secondo richiamo finché, nel gennaio 1918, ebbe il congedo definitiva dal servizio militare. 
2: Questi lavori sono stati esposti a Düsseldorf nel 1990 (cfr.: Die schwarze Sonne: frühe Arbeiten von Walter Gramatté. Catalogo della mostra presso C. G. Boerner, Düsseldorf, 13 marzo-12 aprile 1990, n. 40).
3: Claus Pese-Ruth Negendank, Walter Grammaté. Eine Dokumentation in Bilbdern und Texten, Stuttgard, Zürich 1990, p. 69.

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