Laboratorio Sobrero (23): Il malinconico inverno 1916 (gennaio - febbraio 1916)

Schizzo di una granata
L'anno 1916 del sottotenente Anna Felice Sobrero si aprì con le due sospirate settimane di licenza di cui si è parlato nel Laboratorio 22, trascorse dal nostro con soddisfazione in famiglia, a Gassino.
Lettera del 25 gennaio 1916 (pag. 1)
I messaggi che vi proponiamo in questo intervento, ce lo mostrano, talvolta un poco malinconico, nelle settimane immediatamente successive al suo rientro in prima linea, a Passo Valles, cui giunse lunedì 24 gennaio:
24/1 Qui [Passo Valles] giunsi lunedì invece di domenica. Tutto bene. La sorpresa è che se fossi arrivato solo due giorni prima sarei andato a Cesana [Torinese] a fare il corso sciatori per due mesi, mentre ora me ne resto davanti al nemico. Pazienza.
25/1 Carissimi, ieri sera credevo scrivervi ma non ho potuto. Sono subito partito per il nostro distaccamento [di Castellazzo] ai posti avanzati dove ora prendo il comando della Compagnia, essendo [io] il più anziano e il capitano Ceriani va in licenza! Perciò fungo già da capitano. Qui giunto, mi fecero molte accoglienze festose. [...] Tutto è come prima! La neve è scemata ma il freddo aumenta e oggi sono stato sugli ski [sci] tutto il dopopranzo. Difficile e doloroso il  tornare a tanto immacolato e insidioso silenzio! Domattina con un soldato del mestiere attenderemo il passaggio dei camosci alla bocca del ghiacciaio della Vezzana qui vicino.
27/1 Ora sono tornato da C... [Castellazzo] ed eccomi di nuovo a Passo [Valles]. Di tanto in tanto il pensiero di tutti voi mi si presenta vivido, tanto che quasi mi pare di potervi abbracciare. Qui fa freddo di notte, ma di giorno si sta benone. 
28/1 Stasera andrò a dormire con voglia perché passai tutta l'altra notte sveglio in trincea. [...] Si è pronunziato un attacco [degli austriaci] e pareva continuassero, ma poi [i nemici] si contentarono di parlarci da lontano con il megafono. Una voce profonda, da baritono, in uno stentato italiano ci invitò lungamente ad arrenderci. Che cretini! Ma intanto io, come comandante la Compagnia, perdetti la notte in trincea, temendo qualche scherzo. [...] Tra una decina di giorni andrò a riposo colla Compagnia a Falcade. 
30/1 Ho ricevuto oggi dalla Contessa Gabriella Brandolini da Solighetto dei graditissimi oggetti di lana, che distribuii fra i miei soldati. [...] Oggi i cannoni nostri e loro hanno fatto sentire a lungo la loro voce sepolcrale. Ma non è nulla di nuovo, devo solo rifare l'orecchio a tutto questo. [...] Sono ancora al comando della mia Compagnia e, quasi senza accorgermene, "poso" da Capitano! Ah, vanità! [...] Ho ricevuto una lettera da Cotti, colla sua fotografia che lo mostra con la sua bella espressione allegra, senza un filo di barba. Mi dice che non vede l'ora di partire. Cosa mai dovrei rispondergli? Quanto a me, me ne andrei, subito!, una volta ancora, in licenza, e se possibile anche due. [...] Null'altro di nuovo per ora.
Lettera del 7 febbraio 1916 (pagina 1)
Con il passare dei giorni e delle settimane, le cose non mutarono granché sul fronte dolomitico, poiché il clima rigido rendeva difficoltoso per entrambi gli schieramenti approntare azioni di un certo spessore. Così le lettere di questo periodo raccontano anzitutto il mistero della stasi nella guerra di montagna, la macerazione dei disagi, la trita ripetitività delle tormente di neve: una serie di minuzie, potrebbe sembrare, e di quei piccoli grandi avvenimenti che non trovano spazio nelle pagine ufficiali della Storia, pur permettendo di gettare degli sguardi alternativi (e talvolta illuminanti) sulla quotidianità dei militari.
Di seguito forniamo alcuni di questi messaggi, senza appesantirli con troppi commenti:
2/2 Noi siamo sempre al medesimo posto e pare non si vada più a riposo. Cosa dovrei mai dire? Qui ha nevicato molto, e a Gassino? Datemi notizie del pacco, e metteteci un po' di iposolfito [nota: iposolfito di sodio, usato per il fissaggio delle fotografie].
3/2 Stamane ricevemmo un palloncino di carta velina, che gettarono gli austriaci, con dentro una cartolina con saluti!!! Non sanno più cosa inventare! [...] Probabilmente verrà nuovamente il Capitano Buzio a dirigere il Battaglione. 
7/02 Cara mamma, ho potuto finalmente avere qualcosa da mandarvi e spero vi arrivi tutto.
1 shrapnel a percussione che si frantumò per metà ed è nuovo (1916)
3 schegge 
1 tappo d'ottone di bomba a mano
1 paio d'occhiali da tormenta (grigio verde).
[...] Presto vi manderò qualche foto dei cannoni che tiriamo su in questi giorni.
9/2 Stanotte ha nevicato, depositando un altro metro sulla neve che già c'era! La tormenta credevo ci portasse via. Sono sempre qui a Cima Valles. Oggi farò una fotografia al mio "palazzo", che tappezzai all'interno di caricature: dopo averla sviluppata ve la manderò.
12/2 Se vedeste che belle foto ho fatto oggi: persino la fotografia di una granata che scoppiò a cinquanta metri da me mentre facevo costruire una linea di reticolati. Ora mi farò fotografare con l'elmo di ferro, come un antico romano.
15/2 Carissimi, attendo un pacco da voi, specialmente per i rotoli di film e i due volumi del Conte di Montecristo [Nota: Notissimo romanzo d'appendice, uscito nel 1844, di Alexandre Dumas] Qui ho trovato qualche libro ed ho già letto Miranda e Fedele di Fogazzaro. Altri ve ne sono dello stesso autore e pure L'innocente del D'Annunzio.
Oggi è arrivata una circolare, diretta agli ufficiali, che mi consentirebbe di fare domanda per il corso allievi piloti aviatori e osservatori dell'aeroplano. Che ne dite? Ci sto facendo un pensierino... Un modo per lasciare il fango! 
16/2 Nulla di cambiato. Neve e neve, e ancora neve sotto cui siamo sepolti, con il lume sempre acceso giorno e notte, e il morale un poco a terra.
17/02 Carissimi, devo chiedervi un favore: andate, ma SUBITO, da Morutto a Torino, e fatemi spedire una chitarra (che non superi il prezzo di 20 o 25 lire, compreso l'imballo e qualche corda di ricambio). Ma subito ve? Così quando sarò in distaccamento potrò suonare tutto il giorno. Verificate che la chitarra sia la più piccola possibile. Io con sicura fe' l'aspetto!
21/2 Carissimi, una circolare giunta ora a codesto Comando richiede un vostro consiglio. Ascoltate: "Gli ufficiali di Complemento che non passano l'età di 25 anni e che hanno compiuto il servizio di ufficiale di 1.a nomina (3 mesi) possono fare domanda di trasferimento per le colonie italiane (Eritrea, Somalia, Libia), assumendo la permanenza di mesi 24". Ecco tutto. Io certamente sarei tentato, specialmente per l'Eritrea o la Somalia italiana, rinunciando al corso per aviatori. Prima di fare qualsiasi mossa, in ogni caso, desidero un vostro consiglio.
Lettera del 29 febbraio 1916 (pagina 1)
Nelle missive fin qui analizzate, sembra di poter distinguere la presenza di due forze uguali e contrapposte, quali la la volontà di adattarsi alla realtà - dura, coercitiva, rischiosa - della trincea, e, a tempo stesso, il desiderio di trovare una qualche scappatoia che permettesse di sfuggirvi. Una condizione mentale piuttosto comune, crediamo. Ma, a proposito di scappatoie, la lettera del 29 febbraio ci fa sapere cosa decise infine Sobrero in merito all'eventualità di  seguire il corso per aviatori o  di farsi trasferire in una colonia italiana:
29/2 Carissimi, ho ricevuto due vostre lettere assieme stamane. Nella prima mi date vostro consiglio sull'aviazione: vuol dire che rinunzio. E rinunzio pure alla domanda per le colonie italiane [...]. La seconda riguarda la chitarra [...] che è troppo ingombrante. La riceverò? Come? Qui è il settimo giorno che nevica! Non potete avere idea della quantità di neve caduta. Dappertutto non si vede che bianco, senza che nulla più distingua la nostra linea da quella nemica. Cadono valanghe, ogni cosa è sepolta, e non si cammina che con ski [sci] e racchette.
La Compagnia si trasferisce a M.V. [Malga Vezzena] e perciò tra un po' vi andrò anch'io. Anche se sembra improbabile il poter partire con questa neve! 
Con me vi è il dottor Boffa (tenente). Facciamo a palle di neve ogni tanto, per scaldarci, e, la notte, andiamo a fare ispezioni alle vedette, attraversando percorsi studiati per ore e ore, che non vi potete immaginare.
Qui hanno ricevuto un violino e un mandolino! Così, quando ho un po' di tempo, suono e suono, ma le dita non rispondono più a dovere, sono come indurite, avvezze anche loro ormai ad arte ben più disarmonica.
Con questa frase rivelatrice, a negare anche la "scappatoia" dell'arte, termina il mese di febbraio del sottotenente  Sobrero, contraddistinto dalla stasi e dalla neve che tutto pare annullare ("non si vede che bianco, senza che nulla più distingua la nostra linea da quella nemica"), tutto tranne la possibilità di poter essere altro da un soldato.



Dario Malini







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