Laboratorio Sobrero (21): Mentre l'inverno rallenta la lotta (28 novembre - 6 dicembre 1915)

«Corriere della Sera» del 6 dicembre 1915
Eccoci giunti alla fine del mese di novembre 1915, mentre l'inverno andava determinando un rallentamento nei combattimenti. In assenza di azioni, le lettere del sottotenente Sobrero di queste giornate descrivono efficacemente la routine della vita militare d'alta montagna sul fronte dolomitico:
24/11 Domani riparto per P. V. [nota: Passo Valles], colla compagnia, per altri 25 o 30 giorni, a quanto pare. [...] Il tempo è assai bello, eccettuato il freddo intenso. Qui arrivano gli sci [nota: Sobrero utilizza, qui e altrove, la forma "ski"] e imparerò anch'io, se avrò tempo.
25/11 Non credo stupirvi dicendo che stasera abbiamo 18 gradi sotto zero. La tormenta soffia piena di neve... E qui oggi mi sono provato a fare corse colla slitta con un altro ufficiale. E abbiamo riso un po', scaldandoci e dimenticando la guerra per un po'...
26/11 Sono di nuovo qui a Passo Valles. Da stasera passo a far servizio alla 1.a Compagnia, sotto il Capitano Mova. Ma solamente per poco tempo, sino all'arrivo di altri ufficiali poi tornerò alla 3.a. [...] Mi mandarono già oggi lo "champagne" in trincea, figuratevi... colla neve che c'era non abbiamo avuto bisogno di ghiaccio... ma sarebbe stato meglio un caffè caldo!
Cartolina del 28 novembre 1915
Nonostante non si sviluppassero dunque importanti scontri a fuoco tra gli schieramenti contrapposti, erano comunque in agguato molti disagi e pericoli per i soldati:
28/11 Sono sempre a servizio della 1.a Compagnia sino a nuovo ordine. Qui [nota: Passo Valles] la cosa più terribile è il freddo... 20 sotto zero! È orribile. E forse, a seguito di alcuni tagli che mi [fece] il dottore, il mio dito pollice assiderato guarisce, ma lentamente. Si è gelato nell'ultima avanzata e vi è da fare molta attenzione. Vi sono vedette che dopo mezz'ora sono stecchite! Che [cosa] terribile! [...] Altri, a cui gelano le estremità, restano assopiti. E dopo... l'amputazione! Io mi do il grasso-sego alle mani, piedi, faccia! Tutto!
30/11 Del freddo non ve ne parlo più se no vi faccio venire il raffreddore! Brividi... 20 o 22 gradi sotto zero! Dopo essere stato due giorni alla 1.a Compagnia, a fare servizio, sono di nuovo alla 3.a e dopodomani vado in distaccamento al mio famoso [Monte] Castellazzo [...]. Mandatemi [...] il secondo volume dei Misteri di Parigi [nota: Les Mystères de Paris è un romanzo d'appendice di Eugène Sue. Pubblicato nel 1943 ebbe un imprevedibile successo, prima in Francia e poi in tutta Europa. Si tratta di una sorta di thriller ante litteram], ché a Castellazzo non farò che leggere e veder nevicare, poiché difendersi dal nemico non ci sarà bisogno! Credetemi, non hanno alcun desiderio di venirci a trovare fin lassù.
5/12 Non ho potuto scrivervi prima, nei due giorni precedenti, causa trasloco e cambio di compagnia. Ora sono nuovamente distaccato al C. [nota: Monte Castellazzo]. La salute è buonissima.
Lettera del 6 dicembre 1915 (pagina 1)
Possiamo concludere dunque che, nell'ormai incombente inverno del 1915, il peggiore nemico dei militari dislocati in quota fosse anzitutto il clima rigido, anche per l'abbigliamento quasi sempre inadeguato che veniva fornito agli ufficiali e ai soldati. Ma continuiamo a seguire lo scorrere delle giornate nel distaccamento di Monte Castellazzo, descritto da Sobrero con notevole vividezza nella lettera del 6 dicembre:
6/12 Sono sempre in distaccamento a formare il sotto settore del Castellazzo. Del freddo non ve ne parlo! Pure qui ho adesso una cameretta di assicelle e pietre di tre metri quadrati, con una bella stufetta (presa agli austriaci), un paglione e un tavolinetto. La truppa ha un ricovero annesso al mio, tutto coperto di ghiaccio e neve. Vi dirò che qui sono come un RE, non avendo superiori. Di giorno faccio scavare gallerie nella neve. [...] Poi salgo all'osservatorio: il mio incarico è di osservare le mosse nemiche, comunicandole al Comando della Compagnia. Ho un binocolo Zeiss a 7 ingrandimenti prismatici che è una meraviglia. Vedo tutti i loro trinceramenti, conto persino gli uomini. Tutto funziona quasi esattamente come da noi, tanto che mi pare talvolta di guardare dentro uno specchio. Per me è quasi un divertimento, ma fa una certa impressione.
Mi arrivano i viveri ogni due giorni ma... gela il latte, il vino, la carne, tutto! Persino il cognac perché è un po' annacquato!!! La neve mi arriva ora sopra le spalle.
Ho persino avuto l'incarico (triste incombenza) di far seppellire un austriaco che, ucciso dai nostri soldati, cadde nella neve. Ma poi vi fu la tormenta e... non lo si trova più! Avevo fatto piantare un bastone nei pressi del caduto, ma pure quello è sparito sotto la neve.
Il mio amico Cappellini sta a quota 2288 in distaccamento come me. Siccome io sono molto più in alto, lo scorgo appena, puntando il binocolo giù in basso. Vorrei impiantare una stazione a segnali con le bandiere e spero di riuscirvi benché il dislivello sia di 300 o 400 metri.
La posta arriva ogni due o tre giorni. Il Capitano ieri vi unì un quarto di panettone, che divisi coi soldati. Figuratevi! Il panettone! 
Il papà mi parla di uno scaldamani: se è piccolo, mandatemelo pure, che lo adopererò di sicuro!!!
Il Capitano, forse PER CONSOLARMI, mi scrisse... «licenze imminenti». Speriamo! E come sarò dovrete pigliarmi, se verrò a casa in licenza: strappato, unto e bisunto, e un poco puzzolente, ma, credetemi sulla parola, sempre più pulito di tanti altri ufficiali!
Di qui in poi è il miraggio delle «licenze imminenti» a dominare l'orizzonte emotivo del sottotenente Anna Felice Sobrero. Riuscirà a passare il Natale a casa? Per saperlo dovremo attendere sino al prossimo intervento.





Dario Malini




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