Laboratorio Sobrero (20): La partita a scacchi con la Morte (16 - 22 novembre 1915)

Kodak Vest Pocket
Nell'ultimo intervento (laboratorio 19), abbiamo lasciato il sottotenente Anna Felice Sobrero in trepida attesa di notizie dell'amico d'infanzia (e compagno d'armi) Ottavio Croveri (entrambi provenivano da Gassino, in provincia di Torino), del quale non sapeva più nulla da quasi un mese, esattamente da quando, il 22 ottobre 1915, aveva preso parte a un'azione sul Col di Lana con il 50° reggimento fanteria
Lettera del 16 novembre 1915 (pagina 1)
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Nei messaggi che andremo a scorrere in questo articolo (al solito, del tutto inediti), Sobrero sembrerebbe anzitutto pervaso dalla volontà (ragionamento dopo ragionamento, mossa dopo mossa, come in una partita a scacchi con la Morte) di ristrutturare la realtà dei fatti, al fine di poter continuare a credere nella sopravvivenza del compagno, nonostante il prolungato e inspiegabile silenzio.
Il 16 novembre, ad esempio, in un tentativo di trovare argomentazioni che potessero indurre un poco di speranza, scriveva:
Carissimi, [...] di Ottavio vi dirò che da un mese e dieci giorni più nessuno sento di noi ex del 50°. [...] Poi so che il Comando del Reggimento è ad Andraz, paese completamente ora conquistato, e loro non hanno mezzi di comunicazione. Spero bene di sapere qualche nuova fra pochi giorni. Non si hanno notizie [per l'impossibilità di inviarle da parte loro, cosa comprovata da fatto] che noi stessi ufficiali della brigata non abbiamo ancora ricevuto notizie sugli altri reggimenti.
Lettera del 16 novembre 1915 (pagina 2)
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Non soddisfatto, introduceva una seconda ipotesi favorevole alla sua tesi, questa volta basata sul carattere dell'amico:
Piuttosto abbiate pazienza e non disperate, tanto più che conosco Ottavio e so che... è suo piccolo difetto [che] quando gli è quasi impossibile scrivere, non disturba altri per farlo. Poi è facilissimo che sia [davvero] nell'impossibilità, fino alla dislocazione invernale che avverrà tra quattro o cinque giorni per tutta l'armata.
Lettera del 16 novembre 1915 (pagina 3)
L'appassionata arringa terminava con una terza argomentazione:
Ci tengo poi a dirvi un'altra cosa! E questo per QUEL CRETINO che disse d'aver visto cadere Tavio [nota: diminutivo di Ottavio]:
1° L'azione si svolse PRIMA DI TUTTO DI NOTTE
2° Il plotone allievi ufficiali (45 uomini) aveva un compito a sé (assalto del trincerone)
3° Nel plotone allievi ufficiali NESSUNO è di Gassino o dintorni salvo quel ex capostazione di Poirino, ma non credo [sia stato lui a vederlo].
Cartolina del 17 novembre 1915
Il giorno successivo, 17 novembre, Sobrero tornava a rincuorare i familiari (e se stesso) avvalorando una delle argomentazioni adoperate nella lettera precedente, sebbene l'ansia e l'apprensione che lo dominavano fossero sempre più evidenti:
Qui nulla di nuovo, fa molto freddo, ma ho la mia bella cameretta con letto soffice abbastanza. So positivamente dal cappellano che quelli del 50° non sono in condizioni di poter scrivere, e questo [conferma] quello che vi scrissi ieri nella mia, riguardo a Tavio: avete notizie? Scrivetemelo subito subito. Io sto bene ora, ho ancora un po' di tosse, ma va bene lo stesso.
Lettera del 18 novembre 1915 (pagina 4 e 1)
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La lettera del 18 novembre rappresenta un'inaspettata pausa in tanto affanno. Già dall'avvio, si osserva una presa di distanza dai pensieri troppo dolorosi, sostituiti da argomenti assai più lieti, come quello dell'acquisto di una Vest Pocket Autographic Kodak (apparecchio fotografico tascabile uscito proprio quell'anno), una delle prime macchinette tanto piccole e comode da poter essere portate persino in trincea:
Vi dirò da principio che sto bene ora, ma il freddo è orribile! Ho ricevuto la carta da lettere e vi ringrazio: ora attendo la carta da fotografia e le stellette. Perché vi dirò che ho mandato, come i miei colleghi, a comprare la macchinetta foto Vest Pocket Kodak (40 lire) ed ho tutto. Fa splendide foto-pellicole e vi farò avere tante foto! Ho torchietto, acidi, macchina, ma mi manca [la] CARTA che attendo da voi! [...] Fra poco comincerò a mandarvi fotografie, [a cominciare da questa] mia, presso i nostri reticolati, nel MIO settore di guardia. Vi piace [Nota: evidentemente Sobrero fa riferimento a una foto che intendeva allegare]? Mi riconoscete almeno? È ancora da fissare e mi raccomando di non tenerla alla luce troppo prima di fissarla. [...] Attendo i pacchi sempre con ansia e mi raccomando la carta fotografica. La macchina non mandatemela più, viceversa qualche rotolo film 4X6,5 per la Vest Pocket Kodak.
Lettera del 18 novembre 1915 (pagina 2 e 3)
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Il nostro, in questa piacevole missiva, arrivava anche a scherzare bonariamente sul conto di una signorina, il cui nome era cavallerescamente occultato:
Quello che mi fa piangere è che ...oncina [nota: forse Leoncina?] mi tradisce (come dice Lili)! e mi vendico ricevendo ogni duo o tre giorni cartoline dalle signorine Musy, Rebella, Gonay, ecc. ecc.
Cartolina del 20 novembre 1915
Come spesso accade, i peggiori fulmini scoccano a ciel sereno, così nel breve e ancora quasi disteso messaggio del 20 novembre si evidenziava una strana elettricità che nulla di buono pareva presagire:
Forse tra due o tre giorni, finito il riposo, tornerò in trincea. Oggi vado dal cappellano che mi chiamò, avendo ricevuto notizie di Ottavio e spero sempre! Ve le comunicherò appena me le darà.
Ho tanto le mani gelate che raramente posso tenere tanto tempo la penna in mano, e sono obbligato ad abbreviare le cartoline e le lettere!
Attendo vostra posta stasera. Io sto benissimo e vi mando tanti e tanti bacini. Cici.
Lettera del 21 novembre 1915 (pagina 1)
Il messaggio inviato la sera del 21 novembre, scritto da Sobrero dopo aver parlato con il cappellano, confermava i funesti presagi di cui abbiamo detto:
Carissimi, oh se sapeste! Leggete la lettera che accludo a questa: è il cappellano del 50° che scrive, ed è [stato] così gentile che rispose subito! Che disgrazia per i Croveri!
Lettera del cappellano del 50° Fanteria
Andiamo dunque a leggere il citato messaggio del cappellano del 50° Fanteria, che riferisce le peggiori notizie in merito alla sorte di Ottavio:
Riguardo a Croveri Ottavio di Giuseppe, di cui Sobrero desidera sapere notizie, ti devo purtroppo dire che egli è fra i DISPERSI. Non si ha la notizia della morte ma essa può essere data per certa. Di' a Sobrero che comunichi egli stesso la notizia alla famiglia.
Lettera del 21 novembre 1915 (pagina 2)
Torniamo quindi alla lettera di Sobrero del 21 novembre , che ci aiuta a comprendere come egli accolse il tragico annuncio della scomparsa dell'amico d'infanzia:
Anche il mio successore caporale furiere Gavazza della 1.a Compagnia è morto! Pochissimi compagni allievi ufficiali sono ancora al 50°. I superstiti sono stati ora promossi aspiranti senza esami! E se Ottavio fosse stato con me al corso ed ora [fossimo] assieme al 49°! 
Pazienza!
Salutate per me i Croveri e l'unico augurio che posso fargli è che [Ottavio] sia prigioniero! 
La reazione del nostro («Pazienza!») apparirà forse un poco tiepida a chi abbia osservato con quanta trepidazione avesse atteso di sapere qualcosa sulla sorte di Ottavio, ma di ciò diremo qualcosa nella parte conclusiva di questo articolo. 
Lettera del 22 novembre 1915 (particolare)
Il 22 novembre il sottotenente Anna Felice tentava un'ultima disperata mossa nella sua sfibrante partita a scacchi con la Morte:
Vi ho scritto ieri sera, mettendovi nella lettera quella del Cappellano del 50° [...].E voi avete qualche notizia? La Gonay mi scrisse che forse è prigioniero, se fosse almeno vero!
Comunicazione ufficiale della morte di Ottavio Croveri
Ma tutto fu vano: la parola definitiva sulla questione (la mossa dello scacco matto) venne detta di lì a circa un mese, quando l'Ufficio per notizie alle famiglie dei militari fece pervenire al cappellano, su richiesta di Sobrero, il seguente messaggio:
Gentile signor Cappellano,
purtroppo il soldato Croveri Ottavio (di cui Ella richiedeva per il sottotenente Felice Sobrero) è caduto vittima del proprio dovere. Con vivo rincrescimento le comunico questa dolorosa notizia [...].
Albo d'oro militari caduti: Ottavio Croveri
Da questo momento in poi il nome di Ottavio sarebbe apparso assai di rado nelle lettere del nostro, che avrebbe evitato quanto più possibile persino di nominarlo. Constatazione che ci permette di riconoscere un tratto psichico tipico dei militari della Grande Guerra, i quali, a contatto con l'inedita e abbruttente dimensione industriale della morte, dovettero necessariamente indossare una sorta d'armatura d'indifferenza che li isolasse dalle continue ferali notizie. Un atteggiamento che, se riusciva in qualche modo a proteggerli dalla disperazione, aveva anche l'effetto d'estraniarli dalla compassione e dal naturale dolore per un lutto, in qualche modo dai loro tratti più specificamente umani, con la conseguenza d'indurre uno stato psichico alienato che avrebbe reso gravoso successivamente il ritorno alla normale vita civile.  Ritorno che per il sottotenente Anna Felice Sobrero era assai lontano. Molte altre sue vicissitudini, momenti illuminanti, osservazioni, scoperte, riflessioni, avventure, del tutto obliate dalle pagine della storia, attendono infatti ancora d'essere riportate alla luce nel nostro laboratorio. 




Dario Malini





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