Il recupero dell’integrità della persona nelle rappresentazioni dei feriti

Georges Barrière, "Soldato fasciato", 1915 (particolare)
La Grande Guerraper i potenti mezzi tecnologici con cui è stata combattuta e per l'elevato numero delle persone coinvolte, generò un numero di feriti immensamente più cospicuo rispetto a qualsiasi conflitto precedente. È dunque lecito domandarsi quale fu l’atteggiamento degli artisti rispetto a un fenomeno tanto rilevante quanto scioccante. In generale, possiamo costatare come, rispetto alle opere sopravvissute che documentano la guerra nelle sue diverse sfaccettature (la vita quotidiana in trincea, gli assalti, i ritratti di soldati, i luoghi della guerra...), solo una percentuale minore affronti il tema dei feriti. Constatazione che può essere spiegata tramite ragioni facili da dedurre, se si considerano le inevitabili resistenze psicologiche ad occuparsi di un soggetto tanto disturbante. Ciò nonostante, alcuni artisti, per ragioni diverse, hanno saputo superare questo disagio, lasciando significative testimonianze in merito a questa materia scabrosa
Fig. A Manifesto per la Croce Rossa
di Marcello Dudovic
Quanto detto vale ovviamente solo per le opere prive di intenti propagandistici, essendo invece queste ultime assai abbondanti, realizzate, solitamente da artisti che non avevano esperienza diretta del fronte, per sollecitazioni esterne - istituzionali e non - al fine di sostenere la guerra. Si tratta di manifesti, litografie, anche cartoline: opere spesso commoventi e patetiche sotto il profilo del coinvolgimento emotivo, ma artisticamente poco interessanti, almeno per la nostra sensibilità odierna. Esulando dall'ambito del presente intervento, di questa tipologia di lavori forniremo il solo esempio di fig. A, un manifesto finalizzato alla raccolta di fondi, realizzato per la Croce Rossa italiana da Marcello Dudovic.
Le opere che nacquero nelle trincee sono alquanto differenti, anche dal punto di vista strettamente tipologico e materiale: per lo più schizzi, disegni di piccole dimensioni o incisioni. Ed è davvero sorprendente quanto toccanti siano sovente questi piccoli lavori anche per noi uomini del XXI secolo, che conosciamo le ferite delle guerre attraverso le immagini - numerose ed in tempo reale, ma ottundenti per la sensibilità - dei potenti mezzi di comunicazione che dominano la nostra esistenza. Iniziamo quindi un excursus nell'universo dei feriti della Grande Guerra, osservando alcuni di questi disegni.

Fig. 1 Georges Barrière, "Soldato fasciato", china, 1915
Di particolare qualità artistica sono due lavori appartenenti alla mano dell’artista soldato Georges Barrière (Chablis 1881 - Vietnam 1944) noto per aver documentato la vita nelle trincee dei soldati francesi negli anni 1915 e 1916. La prima opera proposta è una china del 1915 (fig. 1), raffigurante un giovane soldato transalpino seduto e fasciato. Pochi, sicuri tratti essenziali di contorno bastano a definirne lo stato d’animo, il senso di infinita prostrazione e di abbattimento emotivo.
Fig. 2 Georges Barrière, "Soldato su una lettiga", disegno, 1915
Altrettanto intensa è la ripresa ravvicinata di un militare dal viso fasciato, coricato su una lettiga, visibile in fig. 2. Nello sguardo perso e dolente del soldato, si percepisce un senso di solitudine e isolamento, una sorta di distanza siderale che lo separa dall'osservatore, elemento che acquista il valore di un'accorata sollecitazione a comprenderne la dura esistenza e la sofferenza.

Fig. 3 Valentine Rau, Sartelet, disegno, 2/6/1915
Profondamente minati nel corpo e nell'animo appaiono anche i soldati feriti, effigiati dall'artista infermiera Valentine Rau, attiva presso l’ospedale militare di Châlons sur Marne. Una serie di disegni di sua mano, riscoperti dall'associazione Arte Grande Guerra, risalenti a un periodo compreso tra gennaio e giugno del 1915, ci permettono di osservare un ospedale militare da un punto di vista tutto femminile. L'infermiera Valentine che, come molte altre giovani donne della sua epoca, aveva lasciato la vita civile per dedicarsi alla cura dei feriti di guerra, ha documentato con profonda partecipazione, giorno dopo giorno, la vita quotidiana dei soldati convalescenti. Talvolta scruta i particolari di un volto assopito fissandone, in scorcio, i tratti (fig. 3). 
Fig. 4 Valentine Rau, "Malato sdraiato", disegno
Talaltra si sofferma a riprendere, all'interno di una grande camerata, la figura inattiva, definita plasticamente dalla luce esterna, di un degente disteso nel letto ad occhi semichiusi (fig. 4).
Fig. 5 Valentine Rau, Basremin disegno, 20/5/1915
O ancora ne immortala, con viva emozione, il momento del pasto (fig. 5).


Fig. 6 G. Focardi, "Soldato sdraiato", disegno, 9/9/1917
Ai disegni di Valentine Rau accostiamo un’altra preziosa testimonianza, riscoperta anch'essa dalla nostra associazione: un carnet di disegni, realizzati tra l’agosto e il settembre del 1917, da un artista italiano che si firma G. Focardi, della cui biografia nulla abbiamo potuto ricostruire. Si tratta di opere interamente dedicate ai soldati feriti e convalescenti presso l’ospedale territoriale di Viareggio. I malati di Focardi sembrano caratterizzati da una pensosità greve, un senso di spossatezza e d'assenza di forza vitale. Il soldato che si riposa (fig. 6), ad esempio, appare lontano, estraneo alle semplici cose che lo circondano, perso in pensieri mesti e sconosciuti: quasi astratto nella semplice delineazione fisiognomica. 

George Barrière, Valentine Rau e G. Focardi raffigurano, nell'uomo ferito dalla guerra, anzitutto la sofferenza fisica e psicologica. Evitano tuttavia di riprendere l’orrore del corpo martoriato, dello smembramento, della mutilazione. È un’arte, dunque, che sembra perseguire lo scopo di preservare l'uomo nella sua integrità fisica e psicologica, in un estremo tentativo di porre un argine al processo di disgregazione della guerra.   


Carol Morganti

Riferimenti in ArteGrandeGuerra
Su G. Focardi: Militari all’Ospedale di Viareggio.
Su Valentine Rau: L'ospedale militare di Corbineau.



Nessun commento:

Posta un commento