In libreria "Umberto Vittorini. Dipinti e grafiche di un artista toscano" di Carol Morganti

Dopo oltre tre anni di lavoro, è finalmente arrivato nelle librerie — fisiche e online — il catalogo d’arte Umberto Vittorini. Dipinti e grafiche di un artista toscano. Gli inizi, la Grande Guerra, il dopoguerra, a cura di Carol Morganti, con prefazione di Nicola Micieli, pubblicato da Rhinoceros edizioni.

Ritratto della sorella Maria (1910)
La prima parte del volume, dedicata al periodo prebellico (1906–1915), ricostruisce il contesto in cui prese forma la poetica di Umberto Vittorini: il legame con la tradizione toscana e l’interesse per i maestri dell’arte moderna — da Cézanne a Van Gogh, da Matisse a Gauguin. Pagine preziose dei suoi taccuini giovanili, finora inediti, accompagnano il lettore nell’intimo laboratorio della sua formazione artistica.

Soldato ferito (I taccuino di guerra, 1917)
Il cuore della pubblicazione è dedicato agli anni della Grande Guerra. A partire dal 1916, Vittorini combatté sull’Altopiano di Asiago, affidando alle immagini le sue impressioni di quel periodo drammatico. I numerosi disegni — molti dei quali inediti — diventano un potente strumento per comprendere l’impatto del conflitto sulla sua visione del mondo. Due “taccuini di guerra” raccolgono gran parte di questi lavori, molto diversi tra loro: nel primo, dominano i paesaggi, letti come esercizio pittorico e atto di resistenza estetica in mezzo alla distruzione; nel secondo, prevale invece la cronaca della vita militare, in un diario visivo che documenta l’ultimo anno di combattimenti.

Prigionieri in cammino (1918)

Questa sezione del catalogo presenta anche una selezione di disegni su fogli sciolti, dedicati in particolare all’aspetto umano della guerra: donne sole nei villaggi, civili travolti dai bombardamenti, soldati di entrambi gli schieramenti, caduti, prigionieri. Vittorini li osserva senza retorica, cogliendone l’umanità ferita, al di là delle bandiere.

Il Duomo di Pisa (1923)

La terza e ultima sezione è dedicata al dopoguerra (1918–1929), un periodo di grande maturità creativa. È in questi anni che Vittorini intreccia un intenso rapporto con Pisa, città cui dedica vedute di straordinaria bellezza, capaci di coniugare la lezione dell’ultimo Fattori con le tensioni formali della modernità. In queste opere — equilibrate, luminose, essenziali — emerge una pittura di sintesi, rigorosa e coerente, sempre più orientata all’unità della visione. Anche nella grafica, Vittorini si distingue: le sue acqueforti, moderne e incisive, gli valgono il riconoscimento di critici come Bellonzi, Carlesi e Micieli, che lo collocano — a pieno titolo — accanto a Morandi e Bartolini.

Un catalogo ricco, curato, coinvolgente, che si impone come testo di riferimento per la produzione giovanile dell’artista, il cosiddetto "periodo pisano". Ma soprattutto, un libro che racconta come Umberto Vittorini riuscì a trasformare la tragedia della guerra in una riflessione profonda e luminosa sull’uomo, l’arte e la persistenza della bellezza.


Dario Malini

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