Laboratorio Allegri (19): L'attesa del trasferimento in un nuovo campo di prigionia (16 maggio - 24 giugno 1918)

Lettera del 16 maggio 1918

16 maggio. Non è ancora una cosa certa, ma si dice che, per la fine di maggio, trasferiranno gli ufficiali del nostro campo a Mühling bei Wiesenburg (nota 1). Un lager, a quanto pare, alquanto bello perché, oltre a ospitare solo 250 ufficiali, è dotato di una piscina e posizionato non distante da un grazioso boschetto, attraversato da un affluente del Danubio. Gli aspiranti però, secondo le stesse voci incontrollate, resteranno qui o verranno raggruppati altrove. Io , quando partirà Bernasconi, farò domanda di partire con lui, accusando che siamo cugini (nota 2); perché, quando sono in sua compagnia, sento meno la tristezza di questa vita. 

«Seguono poi le bare nude,
portate a spalla da altri russi»
(illustrazione di Kataku, 2023)

Qui ogni recluso diventa inevitabilmente cinico, disincantato, indifferente anche agli spettacoli più dolorosi. Ogni mattina, ad esempio, nel generale disinteresse, si svolge l'accompagnamento funebre di qualche soldato russo. Davanti sfila un prigioniero colla croce ortodossa, cui si accompagna il coro, formato da una decina di soldati che intonano una nenia così lugubre da sembrare l'ululato di lupi feriti (una musica tanto selvaggia che mi spaventò la prima volta che l'udii, questo inverno), seguono poi le bare nude, portate a spalla da altri russi, e infine, distratte e annoiate, le sentinelle austriache colla baionetta inastata.
20 maggio. Ieri sono partiti un centinaio di ufficiali per il campo di Mühling, compresi i miei due compagni di stanza. Ho quindi cambiato camera, e ora sono con due milanesi e un quasi comasco. 
26 maggio. Da due settimane non ricevo più pacchi, riesco comunque a integrare il sempre più magro vitto messoci a disposizione dalla mensa (il cui costo mensile è di ben 93 corone, che vengono scalate dal mio stipendio di 150) attingendo alle scorte di viveri messe da parte. Ma i motivi di assillo qui sono numerosi. Nelle baracche di legno in cui stiamo, ad esempio, ora si soffre orrendamente il caldo e l'acqua che esce dai rubinetti non è buona...
4 giugno. Mi hanno annunciato l'arrivo di cinque pacchi, che potrò ritirare nei prossimi giorni. In tutto ne ho così ricevuti 28. Ho intanto ordinato una cassetta, al costo di 25 corone, che sarà assai utile per riporre viveri e biancheria in caso di trasferimento ad un nuovo campo. Mi sono anche abbonato alla rivista quindicinale di Trieste «Umana», che costa 1,50 al numero, è illustrata e contiene novelle, studi d'arte e novità. 
Nota di costume: tutti qui sembrano seguire con la più viva partecipazione l'accordo di scambio di prigionieri concordato tra la Germania e la Francia, coltivando la speranza che qualcosa del genere si faccia anche tra Austria e Italia (nota 3). Quanta fiducia io abbia nella cosa, si potrà arguire osservando il calendario di prigionia appeso sopra la mia branda, che termina solo nell'ottobre 1919: ogni mattina ne barro malinconicamente una casella, ma innumerevoli altre intonse sempre restano. 
Ho saputo che Dino è ancora a Morbegno e che è stato promosso caporale, spero possa restare al sicuro in quella sede.
8 giugno. Ho ritirato ieri sera i cinque pacchi. Due di pane, due di viveri (il primo: farina, carne, alici, castagne, cacao, lardo, garza, tintura di iodio, magnesia, piramidone, chinino, un paio di mutande, un tovagliolo, un pettine, del tabacco; il secondo: latte, alici, lardo, pasta, farina, fichi, mandorle, cacao, libri, sapone) e l'ultimo, contenente essenzialmente vestiti (divisa, giubba, panciotto, pantaloni, bretelle, tovagliolo, asciugamano, sapone, pasta, libri). Il tempo in questi giorni fa tali sbalzi di temperatura che si è costretti ad alternare la maglia alla camicia. E mentre l'ansia per il prossimo trasferimento alimenta le ciance di tutti, io me ne sto sovente in disparte, dedicandomi al mio orticello. Così le patate, i fagioli e le zucche crescono, tanto che presto ne potrò usufruire. Cerco anche di aggiungere minime migliorie alla mia nuova stanza, abbellendola con qualche vasetto di papaveri, colti lungo il fossato che circonda il campo. Vorrei anche procurarmi dei soprammobili, acquistando, ad esempio, quattro piccioni snodati che beccano, muovono la coda e sbattono le ali, intagliati con notevole perizia nel legno di pino dai russi. Intanto la vita del campo procede apparentemente inalterata. Ieri sono venuti qui a fare spese alcuni prigionieri mongoli, che hanno comprato un pallone e ci hanno promesso che parteciperanno a un torneo che verrà prossimamente organizzato. E proseguono pure le uscite pomeridiane, nel corso di una delle quali ho visto, ad Amstetten, la curiosissima "statua chiodata": un guerriero con elmo e corazza, nel quale, pagando una corona, si può piantare un chiodo.  

Lettera del 16 giugno 1918

16 giugno. Nell'ultima lettera dei miei, mi hanno comunicato l'ottima notizia che Dino ha potuto godere di quindici giorni di licenza. Ho risposto profetizzando, temo con più realismo che pessimismo, che «quando potrò anch'io scendere dalla stazione di San Giovanni [di Como], avrò passato più di due anni in prigionia»

«Noi tre ci siamo salutati poche sere fa»
(illustrazione di Kataku, 2023)

24 giugno. Ora la notizia è certa. Dopo otto mesi di permanenza ad Hart, domani, martedì 25, verrò trasferito nel campo di Braunau in Boemia. L'assoluta mancanza di informazioni sulle condizioni in cui versano i detenuti in quel luogo rende queste ore angosciose, come per un salto nel buio. Di certo il viaggio sarà piuttosto lungo, visto gli oltre 500 km che dovremo percorrere verso nord. Porterò con me una grande cassa e uno zaino pieni di viveri, di biancheria e di libri, in modo da contrastare i tre grandi mali che congiurano contro la sopravvivenza fisica e morale dei prigionieri: fame, freddo e noia. 
Bernasconi è andato a Spratzern, Ostinelli a Sigmundsherberg: la compagnia comasca si è ormai sciolta. Noi tre ci siamo salutati poche sere fa, mentre tramontava il sole, ripromettendoci d'incontrarci a Brunate alla fine di tanto assurdo travaglio, ma chissà se sarà possibile poiché il nostro destino non è più in mano nostra.
In questo periodo fa un tempo infame, è da una settimana che o piove o tira un vento gelido e stordente. Domattina preparerò il caffè da portare con me in viaggio. Per colazione potrò disporre di un salamino e di qualche pezzo di pane, vivande che qui pochi si possono permettere. Sono steso nella mia branda, impossibilitato a prender sonno, mentre una pioggia obliqua e assillante lascia sul vetro della finestra tracce evanescenti.




Dario Malini


N.B. L'autrice delle illustrazioni è Kataku, giovane e valente artista pisana. 

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Note

1. Si tratta del campo di prigionia di Mühling, tra Wieselburg e Purgstall. Un lager di piccole dimensioni che poteva ospitare circa 300 ufficiali, alloggiati  in baracche in muratura di due o tre stanze. Il campo disponeva di adeguati spazi comuni come sala da pranzo, sale giochi e di rappresentanza, estendendosi su un'area di circa cinque ettari. Un vero campo modello in cui purtroppo il nostro non poté essere trasferito.
2. Allegri aveva conosciuto il concittadino Bernasconi nel campo di Hart, tra i due non esisteva alcun rapporto di parentela.  
3. Il 15 maggio 1918 era infatti entrato in vigore l'accordo relativo al trattamento dei prigionieri di guerra in Francia e Germania, firmato il 13 maggio a Berna. Prevedeva, tra l'altro, che i soldati fatti prigionieri da oltre un anno e mezzo sarebbero stati liberati e ricondotti in patria. L'accordo contemplava inoltre la possibilità di scambi diretti tra prigionieri francesi e tedeschi attraverso la Svizzera. 

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