Laboratorio Allegri (16): Come in una gabbia di ghiaccio (20 dicembre 1917 - 28 gennaio 1918)

Lettera del 20 dicembre 1917

20 dicembre. Tra cinque giorni è Natale ed è il primo che passo fuori di casa (nota 1).

Lettera del 24 dicembre 1917

24 dicembre. Già da due giorni ho fissato con quattro puntine alla parete della mia camera la prima lettera dei miei genitori, giuntami piuttosto in fretta, tenendo conto del lungo percorso compiuto, certificato dai molti bolli di censura che riporta, uno dei quali è di Vienna. Lo scritto, oltre a farmi tirare un respiro di sollievo sulla sorte di Dino, che è ancora al sicuro a Morbegno (nota 2), mi dà la buona notizia che il papà si occuperà di inviarmi ogni settimana un pacco di pane e, ogni quindici giorni, un pacco contenente altri viveri. 

Pastiglie Querio

Rispondo ai miei, cercando di non dare l'impressione di morire di fame, ma tanto oppresso dalla carenza di cibo da essere indotto a riproporre le seguenti richieste: «Nel pacco mettere, come vi scrissi, un sacchetto di castagne bianche, fichi, un po' di cacao, qualche salamino, lardo o pancetta, pane di miglio, pastiglie Querio, tabacco per pipa. Fate l'abbonamento alla Croce Rossa per avere le sigarette». So bene che le pastiglie Querio non rientrano tra gli alimenti essenziali alla sopravvivenza, ma che posso farci? è un capriccio che mi si è ficcato in testa. Domando inoltre «fazzoletti, calze, cravatte, una maglia, due candele, una camicia, un paio di mutande», e poi «occhiali, sapone, salviette» e anche «i libri di chimica, mineralogia e le dispense dell'università».

«Come in una gabbia di ghiaccio»
(illustrazione di Kataku, 2022)

1 gennaio 1918. Questa mane, al risveglio, un sole livido ci ha fatto il primo augurio per il nuovo anno che dovrò trascorrere, temo, per la gran parte lontano dall'Italia. Oggi, come a Natale, vi fu un piccolo intrattenimento musicale, il cinematografo e una cena assai misera e triste. Per diversi giorni ha nevicato e la neve sorpassa ormai l'altezza di un metro, arrivando quasi al davanzale delle finestre. Così le stalattiti di ghiaccio, che pendevano già prima dalle grondaie, ora hanno raggiunto la neve, andando a rinchiuderci come in una gabbia di ghiaccio. 

Cartolina del primo gennaio 1918

A turno, scortati da guardie armate, andiamo a passeggio lungo le strade di Amstetten, paese nascosto in una valle tutta coperta di pini, per non risentire troppo dei forti venti. Il borgo è costituito da graziose casette di legno, grandi come le nostre baite, coi tetti molto spioventi per offrire maggior resistenza alla neve. S'incontrano donne con gonnelle corte e stivaloni, forse quelli del marito, alti sino al ginocchio, guidare le slitte. E noi poveri reclusi, osserviamo come in sogno queste belle giovani che, senza degnarci di un'occhiata, volano leggere sulla neve bianchissima.

Cartolina del primo gennaio 1918 (retro)

8 gennaio. M'è arrivata la seconda lettera dei miei, datata 11 dicembre, nella quale mi si conferma la spedizione del vaglia di 100 corone, a tutt'oggi non ancora arrivato a destinazione. In ogni modo neppure i miei compagni hanno finora ricevuto vaglia o pacchi. Per l'Epifania vi fu una lotteria e io vinsi una scatoletta di dolci che ingurgitai di nascosto ai compagni quasi subito, con l'ingordigia di quel cane famoso che, agognando costantemente qualcosa da mangiare, smette di ringhiare solo quando può divorare qualche buon boccone (nota 3). I re Magi non m'hanno portato null'altro, così ho dovuto rimediare regalandomi una pipa che progetto di fumare in futuro solo durante le feste fino a che potrò contare le novelle ai miei nipotini. Nella lettera inviata al papà chiedo, mendico sarebbe meglio dire, cacao, latte condensato, lardo, farina di castagne e tabacco, oltre ai libri di botanica, zoologia, mineralogia e tedesco.

Passeggiata nel cortile
del lager di Hart bei Amstetten

(illustrazione di Kataku, 2022)

12 gennaio. Ho ricevuto la terza lettera da casa. La posta è un grandissimo conforto per noi. Le lettere e le cartoline si leggono e rileggono innumerevoli volte, ricercandovi qualche momento di oblio dalla condizione di prigionia. In questi giorni ho cominciato a studiare un po' di tedesco, ma per poter approfondire al meglio questa lingua tanto dura e razionale attendo i libri che ho chiesto ai miei di inviarmi. Con maggior impazienza aspetto l'arrivo di qualche pacco alimentare perché è difficile studiare quando si è tormentati dall'assillo della fame. E il clima è inclemente, alcuni giorni fa il termometro ha segnato 21° sotto lo zero. Ma l'esistenza va avanti, cadenzata paradossalmente da attività che, a citarle, parrebbero appartenere a una vita pacifica e normale. Così questa mattina ho lungamente passeggiato in cortile, alle 14 farò il bagno e questa sera ci sarà il cinema.
16 gennaio. Già da due giorni il comando ci ha annunciato l'arrivo dei primi pacchi: spero di essere tra i fortunati che potranno fin da subito aggiungere un po' di pane all'insipido brodo messoci a disposizione dalla regia cucina austroungarica, aprire magari qualche scatoletta di carne e sentire nuovamente il sapore dimenticato del latte.

Lo studio del tedesco
(illustrazione di Kataku, 2023)

18 gennaio. Mi è stato recapitato il primo pacco, contenente due libri sulla lingua tedesca: il dizionario del Gatti e la grammatica del Bassi. Ho potuto così mettermi a sedere nella mia stanzetta gelida per studiare. Mi sono messo a lavorare anzitutto sulle frasi di cui qui si ha più bisogno, «Mehr Kartoffeln!» ad esempio (nota 4), ma non era facile concentrarsi, poiché la mia pancia, povera incolta, non sapeva accontentarsi delle parole, sia pure in lingua teutonica, per acquietarsi.

Cartolina del 24 gennaio 1918

24 gennaio. Oggi è stato annunciato l'arrivo di un secondo vagone di pacchi che verranno distribuiti domani. Speriamo bene! Ho ricevuto le cartoline del papà e quella della Giulia (nota 5). Quest'ultima corredata dalla fotografia di un panettone, che mi mette una strana bramosia in corpo, impossibilitata ad essere soddisfatta dalla pur bella immagine. Allora scrivo ai miei di ringraziarla pel ricordo, ingiungendole però di non mandarmi in futuro simili cartoline altrimenti, tornato in Italia, sarò costretto a farle gustare il nostro menu.

Cartolina del 28 gennaio 1918

28 gennaio. I giorni si susseguono ai giorni, tutti ugualmente monotoni e alienanti, ma siccome di già da due mesi ci troviamo in questo campo, a poco a poco si incomincia ad avere qualche servizio. Dal nulla è sorta la biblioteca, piccola ancora ma in crescita; c'è poi il cinematografo che regolarmente funziona il mercoledì e il venerdì, dopo cena; e ci sono spettacolini di varietà, recite, concerti, letture di versi e varie buffonate nel pomeriggio della domenica. Si organizzano infine passeggiate nei dintorni, in questo periodo poco frequenti pel freddo. La fame, la costrizione e la necessità di seguire alla lettera le futili norme del campo, per evitare dure punizioni, abbrutiscono la nostra esistenza, ma il desiderio di sopravvivere ci permette di superare queste prove quotidiane. E così passa il tempo, un giorno dopo l'altro, e l'orologio ticchetta, tic tac tic tac, l'avvicinarsi dell'ora della nostra libertà.




Dario Malini


N.B. L'autrice delle illustrazioni è Kataku, giovane e valente artista pisana. 

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Note

1. Il lettore forse ricorderà che il Natale dell'anno precedente, 1916, il nostro poté trascorrerlo a casa, in licenza. Si veda a tale proposito il capitolo Laboratorio Allegri (4): La proposta di pace che chiude il 1916 e altre vicende minime (21 novembre - 31 dicembre 1916).  
2. Il fratello di Attilio, Claudio Allegri, detto Dino, classe 1899, anche lui mobilitato, era giunto il 31 agosto 1917 presso il magazzino di Morbegno, nel 5° Reggimento Alpini.  
3. Il nostro Attilio, fresco di diploma, sembra riferirsi (con grande ironia visto la sua condizione) al cane a tre teste Cerbero, custode del terzo cerchio dell'Inferno di Dante, dove sono puniti i golosi: "Cerbero, fiera crudele e diversa, / con tre gole caninamente latra / sovra la gente che quivi è sommersa". Il demone, infatti, nel racconto dantesco, si tranquillizza solo dopo che Virgilio gli getta della terra: "Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, / e si racqueta poi che ’l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna".  
4. «Altre patate!». 
5. Giulia era un'amica di famiglia.

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