Film francesi sulla Grande Guerra degli anni Sessanta


Cominciamo la nostra rassegna dei film francesi prodotti negli anni Sessanta e inerenti in qualche modo la Grande Guerra, ricordando il notissimo Jules et Jim (Jules e Jim) di François Truffaut. In questo dramma, uscito nel 1962, la Prima guerra mondiale fa da sfondo al triangolo sentimentale-anarchico-rivoluzionario tra due artisti, un francese e un tedesco, e una donna in qualche modo "estrema" come loro, libera dai vincoli perbenistici della società borghese in cui vive (nota 1)



Assai pregevole è l'opera di montaggio di materiali d’epoca originali del regista Jean Aurel, intitolata 14-18 (14-18 Europa in fiamme), nelle sale nel 1963 (nota 2).



Mata Hari, agent H21 (Mata Hari, agente segreto H21) di Jean-Louis Richard, del 1964, appartiene al frequentato filone che intende raccontare la storia dal punto di vista femminile. La pellicola ripercorre la vicenda della celebre e affascinante spia tedesca Mata Hari dagli inizi gloriosi sino alla tragica fine, in una sceneggiatura scritta a due mani da Richard e François Truffaut. Un film di notevole suggestione visiva, che si giova di una minuziosa ricostruzione storica, interpretato da una giovane e già bravissima Jeanne Moreau che ricompone la figura mitica (e un po' kitsch) della spia in quella di una donna vera (nota 3).



Le roi de coeur (Tutti pazzi meno io) di Philippe De Broca, uscita nel 1966, è una commedia antimilitarista di registro surreale, ambientata nell'ottobre 1918, al termine della Grande Guerra. Una parabola corrosiva che fa riflettere, servendosi in modo originale e poetico del parallelismo guerra - follia (nota 4).


Chiudiamo questo intervento sul cinema francese degli anni Sessanta (dopo aver già trattato quello italiano e inglese in precedenti capitoli) con una breve digressione sul resto del cinema europeo, ricordando almeno il notevole film cecoslovacco Zbehovia a putnici (Il disertore e i nomadi) di Juraj Jakubisco, del 1968. Il primo dei tre episodi che costituiscono la pellicola, ambientato durante la Grande Guerra, racconta la vicenda del soldato slovacco Kalman che, stanco dei massacri e del sangue, diserta per unirsi a una tribù di zingari. Recatosi con costoro a un banchetto di nozze, viene ucciso da un ufficiale ussaro, simbolo dell’autorità costituita cieca e crudele. Pellicola pessimistica, visionaria e potente, delinea la natura umana come eminentemente distruttiva, e la guerra quale approdo inevitabile della storia. Un film assolutamente da non perdere (nota 5). 



Stefano Cò


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Note
1. Sull’importanza di Jules e Jim e la sua ricchezza narrativa e tematica, anche dal nostro punto di vista per cui l’amore diviene tensione, invenzione, apertura, non accettazione delle regole, e quindi anche come conflitto ma sempre contro la guerra e la violenza, vedi, tra gli altri, la scheda di Giorgio Tinazzi nel Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol. III, cit., p. 508, Alberto Barbera, François Truffaut, il castoro cinema/La Nuova Italia, Firenze, 1976, pp. 53-58.
2. Su Jean Aurel, autore e collaboratore di altri autori della Nouvelle Vague come F. Truffaut, vedi la scheda dedicatagli da Katiuscia Salerno nel Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol. I, cit., pp. 90-91. 
3. A Mata Hari agente segreto H 21 è stato riconosciuto una meticolosa messa in scena, con una splendida fotografia e soprattutto, tra gli altri interpreti, tutti giovani attori e attrici francesi e inglesi divenuti poi grandi e famosi “divi”, una straordinaria Jeanne Moreau che riesce a sostenere il confronto con Greta Garbo che l’ha preceduta nell'interpretazione del personaggio.
4. Tutti pazzi meno io scritto da Philippe De Broca con Daniel Boulanger, musicato da Georges Delerue e filmato in Cinemascope, è un’opera che segna un’ambiziosa svolta nella carriera del regista, specialista di commedia leggera e di cinema comico-avventuroso. Stroncato in Francia dalla critica e disertato dal pubblico, inosservato in Italia, divenne un film di culto nel circuito universitario USA (notizie riprese da siti cinematografici sul web). La citazione del film, e il riferimento alle ascendenze del regista che parte dagli stilemi della Nouvelle Vague, utilizzandoli con grazia e immettendovi lo humour dello sceneggiatore Boulanger con cui collabora per molto tempo, è nella scheda sul regista di Lorenzo Codelli nel Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol. I, cit., p. 453.
5. Gli altri due episodi de Il disertore e i nomadi, coproduzione italo-slovacca, sono ambientati durante la Seconda guerra mondiale. Nel primo, uno scontro tra partigiani e tedeschi finisce in carneficina. Nel secondo episodio, di carattere visionario, ambientato dopo una catastrofe nucleare, la Morte, senza più lavoro, è uccisa da aerei telecomandati. Sulla tipologia narrativa e sulla sintassi cinematografica cumulativa indipendente dai vincoli narrativi e sul recupero del popolare, nel ricorso all'arte naif e a narrazioni cumulative di tipo fiabesco, vedi la scheda di Francesco Potassio nel Dizionario dei registi del cinema mondiale, vol. II, cit., p. 219 e il saggio sempre di Potassio “Cinema ceco e slovacco”, in L’Europa. Le cinematografie nazionali, vol. III, tomo 2, cit., pp. 1280-1281.

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