Jours de guerre di Abel Faivre

La raccolta di litografie umoristiche del caricaturista francese Abel Faivre (Lione 1867-Nizza 1945), andata a confluire nel volume Jours de guerre, pubblicato in due tomi tra il 1915 e il 1919, si compone di circa 200 opere che mostrano gli scorci tragici del primo conflitto mondiale utilizzando le più svariate sfumature espressive: dall'umorismo all'ironia, dalla chiave surreale al paradosso. Col procedere del conflitto, l'opinione pubblica di tutti i paesi coinvolti, che aveva dapprima affrontato tale evento con ottimismo, mutò rapidamente opinione sino a considerare la guerra, senza mezzi termini, come un avvenimento rovinoso. In tale contesto, le vignette satiriche di guerra possedevano un potente effetto catartico, adempivano un ruolo sociale irrinunciabile, fornendo una valvola di sfogo all’incombere dal più cupo pessimismo.
Tra le vignette di Faivre abbiamo selezionato quelle che colgono il punto di vista del combattente, per comprendere come ne viene messa a nudo la psicologia e quale spirito e sensibilità le animano.
Le grafiche recano, il più delle volte, un titolo scritto in stampatello in alto, nel margine in basso invece riportano la battuta umoristica. Nell’edizione a stampa viene aggiunta la data che, assente nelle litografie, risulta utile a contestualizzare il soggetto.
- Sacco pesante, vi sembra?
- C'è dentro la foto di mia figlia! (fig.1)
Prendiamo dunque in esame una vignetta datata 18 maggio 1915 (fig 1), in cui, nonostante siano già trascorsi tanti mesi dall’inizio dei combattimenti, sembra ancora possibile immaginare un soldato che sappia fare dell'ironia su un argomento futile come la pesantezza dello zaino. L’ilarità del combattente deriva dalla sua capacità di guardare alle difficoltà del presente con un sorriso. Il pensiero positivo diventa la chiave della sua sopravvivenza.
- A chi scrivi?
- Al mio figlioccio... è un civile che ho adottato. (fig. 2)
La vignetta del 15 giugno 1915 intitolata “Pensiamo ai Pessimisti!” (fig. 2) illustra un dialogo tra due poilu. Per comprendere la battuta è necessario sapere che in tempo di guerra il termine “figlioccio” indicava il soldato cui venivano inviate lettere e pacchi da una donna. Qui la situazione appare invece capovolta ed è paradossalmente il militare ad avere adottato un civile. Viene dunque sottolineata comicamente l’importanza sociale e “civile” del combattente, quale soggetto capace di azioni generose e premurose e in grado di vincere ogni difficoltà e di superare ogni pessimismo.
- Alla tua salute... (fig. 3)
In altre scene l’atmosfera di scoraggiamento si fa cupa, configurandosi come espressione di concreto realismo. È il caso del tema della vignetta intitolata “L’alcool”, datata 10 agosto 1915, nella quale, con tagliente sarcasmo, la Morte versa una bevanda alcolica a un soldato augurandogli, come da prassi nei brindisi, lunga vita (fig 3). Il gioco è tutto nella diversa valenza che assume l'alcol nella vita civile e in guerra. Vediamo qui affiorare in forte evidenza il punto di vista del soldato, consapevole della sorte funesta che l’attende quando gli vengono fornite laute quantità di alcool: un segnale sicuro di un prossimo attacco, sopravvivere al quale sarà per lui davvero molto difficile.
- Vecchio mio, guarda come si può essere ridicoli con delle gambe! (fig. 4)
L’umorismo e la capacità del combattente di ridere delle proprie disgrazie, risulta tuttavia la nota prevalente di moltissime vignette, come di quella del 7 settembre del 1915 (fig. 4) in cui l'irrisione delle gambe paffute della boriosa signora in primo piano si scontra dialetticamente, con un effetto di agra malinconia, con la menomazione dello stesso arto patita da un soldato.
- Ce ne sarebbe di che farne delle baguette! (fig. 5)
Nell’immagine in fig. 5, datata 8 ottobre 1915, un soldato accovacciato in una disagevole trincea osserva con interesse un gigantesco obice che gli passa sopra la testa, notandone la somiglianza con una baguette. L’immagine consolatoria della più tipica pagnotta francese trasfigura completamente la situazione: la fantasia creatrice e positiva del poilu diviene ancora una volta àncora di salvezza.
Soldati di Francia (fig. 6)
Nessuna risata è invece possibile di fronte al mistero dell'estremo sacrificio, così la vignetta di fig. 6, intitolata "Il giorno dei morti" e datata 2 novembre 1915 (nella quale l'anima appena visibile di un soldato morto esibisce il saluto militare verso il generale Joseph Joffre), costituisce un omaggio semplice e austero ai caduti di Francia.
Il mietitore (fig. 7)
Ma la guerra, Abel Faivre ne è ben consapevole, è soprattutto orrore. Così a chiusura di questa disamina vi proponiamo una delle vignette più truci  dell'intera raccolta (fig 7). In essa l’ironia, lo humor o la critica cedono il passo alla visione diretta e senza veli della vera essenza della guerra. In una pianura sconfinata, disseminata di cadaveri, si erge in primo piano la possente figura metaforica del  “mietitore”. Colui che miete le giovani vite dei soldati appare nelle sembianze di un truce contadino che sorregge il forcone con cui ammassa sul carro visibile nello sfondo  i corpi che costituiscono il suo lugubre raccolto. La data d'esecuzione della litografia, 28 marzo 1916, fa pensare che Favre abbia disegnato questa immagine sulla scorta degli avvenimenti relativi alla battaglia di Verdun, una prolungata offensiva tedesca che costò alla Francia una vera ecatombe. E in una guerra combattuta in gran parte, e su entrambi i fronti, da soldati-contadini, l'aver dato tali sembianze al Gran Mietitore non è privo di conseguenze sul piano poetico ed emotivo. Quasi un urlo di incredulità contro la follia della guerra. 

Carol Morganti

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