Partiti per liberare Trieste non ci si arrivava mai
Il general Cadorna
ha scritto alla Regina:
se vuol veder Trieste
la guardi in cartolina.
Bom, bom, bom, al rombo del cannon!
Ed ancora quando nelle trincee iniziò a mancare il caffè e ad essere distribuita una brodaglia di castagne secche i soldati, per consolarsi, cantavano:
Il general Cadorna
si mangia le bistecche,
noialtri poveretti
mangiam castagne secche.
Bom, bom, bom, al rombo del cannon!
si mangia le bistecche,
noialtri poveretti
mangiam castagne secche.
Bom, bom, bom, al rombo del cannon!
Inoltre, nel medesimo periodo, spesso i soldati, forse per esorcizzare la paura, iniziarono a raccontare la guerra non solo descrivendone gli orrori quotidiani, ma anche attraverso l'arma dell'ironia.
“Mondo birbone par che piova. Almeno oggi non diranno che nella pasta manca l'umido” scrive il 19 aprile 1916 una recluta, raffigurando, sotto il titolo il rancio alle trincee, il momento dell'arrivo dei viveri per i fanti al fronte.
Nella stessa lettera, con il titolo La malattia della signorina Europa, il soldato propone una gustosa parodia sulla situazione del vecchio continente in quegli anni di guerra.
“Per via d'un male intero che la rode la signorina Europa è sconfortata! Il dottor Civiltà , suo buon custode, dal professor Progresso l'ha portata. Dicendogli: Non ci capisco nulla.......Me la visiti lei questa fanciulla.....Il professore, tastandola a destra e a manca, volea la giovanetta trapanare; Ma poi si contentò di premer l'anca, Ossia la Balcania da sistemare, E dir piano al medico curante: Dica la verità! Che sia ..... gestante? Escluso il dubbio e gliene do le prove..... Se così fosse, ormai sarebbe nato..... Di mesi ne sono iti altro che nove ! E il tempo d'aspettar è già passato. Piuttosto io credo a qualche orribil morbo, Perché il....mediterraneo è troppo torbo.E l'altro ascolta (e sente) che il cor le batte piano e a mala pena, che in testa cé un gran caos puzzolente, Che le budelle sue son senza cena; Insomma nel frugare di sopra e sotto a nuovi dubbi lo scienziato è indotto. Questa è una infermità che sulla terra Non era mai apparsa così rabbiosa.....La carne d'Europa è pien di guerra.....Ossia d'un eruzione cancrenosa.”
Il giovane conclude con una poesia dal titolo Alla Divisa militare:
Uh che seccagine!
Oh maledette
le stellette e le righette
e i maffiosi ufficialetti
Mi par mill'anni
con questi panni
che in me gridavano
animo animo.
Solo sei mesi prima, il 20 novembre 1915, scriveva: “Faccio festa perché per il 25 devo presentarmi alla visita ed essere arruolato nell'esercito”. Dal raffronto di questi scritti si percepisce come in poco tempo la vita militare abbia segnato la sensibilità dell'uomo e cancellato dal suo animo ogni entusiasmo lasciando così spazio all'amarezza e ad una punta di cinismo.
Giancarlo Romiti
Mio zio Stefano, 1895\1975 da Milazzo mi cantava queste canzoni avendo partecipato alla 1* guerra mondiale. Grazie al vostro sito per la memoria recuperata.
RispondiEliminaSalvatore Vento
Ringraziamo noi lei per la sua testimonianza. A presto!
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