La guerra dei bottoni

La Grande Guerra nell’immaginario dei bambini rappresentò sovente il più fantastico ed eccitante dei giochi (vedere a questo proposito l’articolo Infanzia e letteratura di guerra). “Giocare alla guerra” è d'altronde una pratica antica e diffusissima dei bimbi d’ogni nazione. Negli anni della Grande Guerra una copiosa produzione di opere grafiche ripresero tali passatempi infantili: realizzate tramite la tecnica della litografia a colori, erano espressamente concepite per avere ampia divulgazione e destinate ai bambini stessi. Un’ambiguità sottile si ravvisa in questo genere di rappresentazioni, oscillanti tra un intendimento ludico e una volontà propagandistica volta a istillare nelle menti dei più piccoli dei sentimenti di parte, a forgiare in loro una mentalità militaresca.  


Fig. 5
Ogni volta che c’è un assalto quello deve fare la pipì


Le due litografie di Gaston Marechaux, proposte nelle figure 5 e 6, del 1916, sono immagini vaporose nel registro cromatico come nei contenuti, venate di una delicata e divertita ironia scaturente dall’accostamento di due registri contrapposti: quello duro e inflessibile della guerra (in cui si sentono gli echi dei discorsi degli adulti) e quello lieve e puerile dell’età infantile. 


Fig. 6
- Sarai fucilato perché un osservatore non deve abbandonare il suo posto
- Non è colpa mia se la mamma mi chiama per andare dal lattaio

Carol Morganti

Nessun commento:

Posta un commento