A.G.G. n° 4 - Novembre - dicembre 2011

La guerra dei bottoni
L'infanzia e la Grande Guerra
Da sempre, i bimbi giocano alla guerra, così, il rapporto tra Grande Guerra e infanzia non poteva che essere variegato, ambiguo, pieno di contrastate sfaccettature. Di certo, il deflagrare del primo conflitto mondiale rappresentò per i giovanissimi, almeno all'inizio, il più eccitante e fantastico dei giochi. 

A questo proposito, dedichiamo il consueto intervento letterario allo sguardo speciale con cui i ragazzi osservarono la guerra dei grandi. Tra i molti testi, nell'articolo che vi proponiamo viene citato un vero capolavoro oggi pochissimo frequentato, il racconto La mia guerra di Elio Vittorini nel quale lo scrittore siciliano ripercorre un periodo poco conosciuto della sua infanzia: un anno trascorso a Gorizia, mentre già infuriava la guerra, in attesa degli italiani. Cliccare qui per leggere: L'infanzia nella letteratura della Grande Guerra.


La denuncia della sistematica violazione degli accordi internazionali dell’Aia e di Ginevra da parte dell’esercito tedesco si concretò sovente in toccanti iconografie, facenti riferimento a storie, reali o immaginarie, di barbarie verso le donne e i bambini. Al tempo stesso la figura dell’orfano di guerra campeggiò in numerose immagini che intendevano incitare all’odio verso il nemico teutonico. Accanto a tale copiosissima produzione d'immagini il cui valore artistico è spesso minimo, esistono opere che affrontano il rapporto controverso tra l'infanzia e la guerra con tutt’altro piglio ed esiti. A tali opere è dedicato l’intervento L'infanzia nelle raffigurazioni artistiche nel quale vengono mostrati e commentati alcuni lavori artistici inediti o rarissimi, tutti  assai pregnanti, appartenenti alla collezione ArteGrandeGuerra.


A partire dai mesi che precedettero lo scoppio della Grande Guerra il mondo dell’infanzia subì un vero e proprio processo di arruolamento che ne stravolse profondamente l’immaginario. La propaganda di guerra utilizzò ogni possibile strumento per incrementare lo spirito patriottico dei fanciulli: cartoline illustrate, giornaletti, libri, manifesti, persino le copertine dei quaderni scolastici cominciarono a inneggiare alla Nazione e alla vittoria. I piccoli e gli adolescenti dovevano condividere gli amori e le avversioni degli adulti, sopportare in silenzio i sacrifici imposti dalla guerra, talvolta lavorare  nelle fabbriche di armi. Anche il mondo fantastico e libero delle favole risentì di tale situazione, modificando profondamente le sue ambientazioni, i suoi personaggi, le sue morali. Un esempio significativo di un tal genere di narrativa è il racconto ormai introvabile di Francesco Sapori che vi proponiamo nelle pagine originali della prima edizione (F. Sapori, Storia degli Austriaci senza rancio e di ventidue asinelli progionieri, La Scolastica, Ostiglia). Il testo è  illustrato splendidamente da Eugenio Colmo (che si firmava Golia). Cliccare qui per leggere Chi s'alza perde il posto




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