Il fronte (ottobre 1915 – marzo 1916)

Comincia l'esperienza al fronte di Walter Giorelli: 
Procediamo lungo uno stretto sentiero mentre cupe deflagrazioni riecheggiano nella valle. Conducendo i muli per la cavezza, marciamo senza dire una parola e alzando solo di tanto in tanto lo sguardo dal terreno insidioso verso le maestose cime senza nome che ci circondano. Gli animali, carichi di munizioni, avanzano lenti, non meno malinconici di coloro che li guidano. Sono sorpreso di constatare come la sensazione che mi pervade somigli più alla tristezza che alla paura. Giù, in fondo alla valle, il bell’azzurro dell’Isonzo, col trascorrere delle ore, è andato mutando in uno spento verdecupo e poi nel nero più profondo. [..] Di tanto in tanto i cannoni tacciono tutti assieme: allora si produce un silenzio irreale, greve e impressionante. Dietro di me, l’equino respira rumorosamente, le umide e calde narici palpitanti. Nel buio, ne distinguo con chiarezza solo gli occhi sporgenti e rassegnati. 

Il soldato protagonista de Il sorriso dell'obice resta, nonostante tutto, artista e pittore, come è facile arguire dallo sguardo con cui osserva le cose della guerra.

Qui tutto è chiaro, trasparente, limpido. Rocce a denti s’innalzano candide su praterie immense. L’aria senza grassi, senza fumi, senza polvere, lascia vedere, nitidissime, stagliate sul cielo, anche le vette più lontane. Gli abitanti paiono nati da questa terra pura: sono snelli, forti; hanno capelli biondi, occhi chiari, sguardo senza lampi, sempre uguale. 

La sua prosa, certo, si fa talvolta più dura, anche brutale, nel raccontare le battaglie e gli orrori che divengono via via materia del suo procedere, ma non perde mai il respiro della grande narrazione che sa andare oltre il mero fatto di cronaca.
Giorelli partecipa prima alla Terza battaglia dell’Isonzo (combattuta tra il 18 ottobre e il 3 novembre 1915), quindi alla Quarta battaglia dell’Isonzo (a partire dal 10 novembre sino ai primi giorni di dicembre 1915 ), assegnato a una compagnia di salmerie che provvede ai rifornimenti delle truppe sotto il Sabotino.
Il 13 dicembre la sua compagnia scende, dalle prossimità del Monte Nero, sino a Medana, nei pressi di Cormons. Anche qui la lotta è accanita. Memorabili sono le pagine che riportano i fatti della notte di Natale 1915, che viene passata in azione. 
Il paesaggio triste e butterato intorno a Oslavia diviene il centro della narrazione dei mesi successivi, finché Giorelli non si sposta a San Giorgio della Richinvelda, dove viene convocato nell'ufficetto del comandante che gli comunica d'averlo proposto come allievo ufficiale del Genio per il corso che comincerà il primo di aprile a Cividale. 

Dovendo partire domani per Cividale, ho salutato i ragazzi. Greco e il furiere avevano le lacrime agli occhi, nonostante cercassero con ogni mezzo di reprimerle. Solo in quest’ora, poiché gli uomini restano creature schive e stravaganti anche in tempo di guerra, ho conosciuto la stima e la simpatia che tutti hanno per me.
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