L’addestramento a Bologna (giugno - settembre 1915)

La sera del 23 maggio 1915, abbandonata rocambolescamente la neutralità, l'Italia dichiara guerra all'Austria-Ungheria. Meno di 20 giorni dopo, l’11 giugno 1915, in una splendida giornata di sole, Walter Giorelli sale sul treno che lo condurrà alla caserma di Bologna, per l'addestramento militare.
Il racconto di questo viaggio ci fa capire sin dall'inizio la qualità della scrittura, ma anche la trasversalità, dello sguardo del narratore-soldato. Qui di seguito riportiamo un breve stralcio di queste pagine. Durante una sosta del treno, Walter ha modo di visitare la città di Firenze, festante per l'entrata in guerra:
Entrando nella stazione di Firenze, il convoglio decelera. Da due treni destinati alla fanteria e all’artiglieria, immobili, infiorati e inghirlandati come carri funebri, si dipartono schiamazzi gioiosi.
Ci fermiamo.
Confluisce verso di noi una folla esaltata i cui mille e mille corpi dinoccolati paiono mossi da fili invisibili. [...] Via via che ci avviciniamo al centro, la ressa aumenta. [...] A ogni angolo di strada, sovrastato dai tricolori incrociati, è appeso il manifesto di mobilitazione. Ovunque si sentono grida entusiaste: «Viva la guerra», «Urrà!», «Savoia!», «Morte a Guglielmone». La gente si abbraccia in mezzo alla strada anche senza conoscersi. [...] In tanta eccitazione, c’è qualcosa di grave, quasi di solenne. [...]
Infine, a tarda sera, facciamo ritorno al treno, che ci attende placido, imbandierato e coperto di iscrizioni tracciate con il gesso rubato dalle lavagne della stazione: “Roma-Vienna”, “W il Genio”, “Abbasso Giolitti”.

Il viaggio riprende tra strepiti, cori e fumo. A ogni stazione salgono nuovi volontari o chiamati. E tutti cantano, cantano, cantano. I fiaschi, inesauribili, passano di mano in mano. Vi attingono, uno dopo l’altro, l’avvocato, lo studente, il bottegaio, il contadino, il portuale, l’operaio, il bracciante, il minatore...
Sfiniti e senza aver potuto riposare un solo istante, giungiamo infine a destinazione: Bologna.
Walter, giunto a Bologna, inizia l'addestramento. E il suo racconto dell'insulsa vita di caserma, i ritratti rapidi con cui tratteggia le figure delle altre reclute e dei superiori, la narrazione delle esercitazioni "sotto il sole stordente oppure, poiché qui non paiono esserci vie di mezzo, sotto la pioggia torrenziale"  e dell'ambiente in cui lavora, tracciano un quadro ironico e talvolta grottesco, sempre e comunque vivissimo, di come si andava alla Grande Guerra nell'anno del Signore 1915.
A fine settembre, la notizia della partenza per il fronte:

Il capitano ci ha riunito in cortile per comunicarci in tono commosso che partiremo per la parte orientale del confine all’inizio di ottobre, aggregati alla ventesima compagnia. Saremo disarmati, con la sola pistola, e dovremo condurre muli in lunghe carovane per i rifornimenti. Credo che il compito non sarà tanto arduo: avrò da fare con un mulo… ma vedremo chi tra noi due avrà la testa più dura.

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