Laboratorio Allegri (5): La più stupida vita che si possa immaginare (1 - 17 gennaio 1917)

Libera uscita 1917
(illustrazione di Kataku, 2022)

Comincia il 1917, mentre la guerra prosegue terribile e imperturbata. Noi tutti lo abbiamo ben presente, ma non parliamo mai delle nostre emozioni. Come orbi che passeggiano sul ciglio del burrone, ci occupiamo delle cose quotidiane e avanziamo spediti, negando il dirupo. Senza perdere di vista eventuali occasioni per metterci un poco al sicuro, sia ben chiaro. Alcuni soldati, ad esempio, credendo di potersi imboscare (per dire così) a Pavia, hanno accettato di essere arruolati nel Genio Pompieri, ma hanno avuto una grave delusione perché, giunti nella città lombarda, li hanno iscritti nei Lanciafiamme.
Qualche giorno fa ci siamo recati sino a Pontelagoscuro a cavallo. Avevo un cavallo vivo, il tempo era bello e io mi sentivo bene, sebbene la prospettiva d'essere presto spedito “lassù”, come dicono per indicare il fronte, proiettasse un'ombra tetra su tutto quanto. Quindi, mentre i compagni si recavano all’abbeveratoio dei cavalli, ho “tagliato la corda”, termine militare che significa esimersi dai servizi più gravosi, per poter scribacchiare qualcosa, ma il caporale se ne è accorto e mi ha consegnato. Ed è difficile immaginare quanto rincresca vedere i propri amici uscire dalla caserma in libera uscita, diventare, sia pure per breve ora, padroni in parte di loro stessi, essendo costretti a rimanere in quartiere, attendendo il suono della ritirata. 

Lettera del 7 gennaio 1917

La signora C. [Calabresi] non l'ho più rivista, so però che ha fatto un po' d'influenza. Abbiamo sostenuto gli esami di caporale, non so se sarò riuscito, i primi metteranno i galloni subito, gli altri quando si partirà, perché in caserma ci sono molti graduati di già. Fa un freddo siberiano, il termometro ha segnato sedici e anche più gradi sotto zero, ed è caduta altra neve. 

Lettera del 7 gennaio 1917

Fra una settimana saranno quattro mesi che sono a soldato, fortunatamente trascorsi abbastanza in fretta, forse troppo in fretta, però sono alcuni giorni che non si fanno più supposizioni su dove si andrà a finire. Cosa dovremmo fare? Cerchiamo di non pensare troppo al futuro e, per quanto possibile, di superare indenni ogni singola giornata. Una sera, con Colombo e un caporal maggiore, eravamo di ronda dalle 6 a mezzanotte: armati sino ai denti e con il sottogola abbassato. Siccome era brutto tempo, invece di continuare a girare in su ed in giù, siamo entrati in tre cinematografi e al teatro senza spendere un soldo perché la ronda ha entrata libera in tutti i ritrovi pubblici.

«Uscendo da casa sua alle venti suonate...»
(illustrazione di Kataku, 2022)

Ieri, 9 gennaio, mi sono recato da Gino, uscendo da casa sua alle venti suonate (nota 1). La nostra consueta partita a scacchi pareva avviata verso un'onorevole patta, finché le sue due torri non hanno incastrato il mio povero re, costringendolo a salire, mossa dopo mossa, sino al margine superiore della scacchiera per poi cadere senza alcuna gloria sotto i plebei colpi avversari. Prima che uscissi, Gino m’ha fatto vedere una vignetta intitolata L'attacco, che mostrava quattro rudi operai intenti a far partire una perforatrice. La soddisfazione che ho provato ascoltando il suo commento! Che fu il seguente:
- «Ecco gli attacchi che piacciono a me, altro che quelli dei poveri fratelli nostri sul Carso!».
Fra alcuni giorni partiranno molti anziani per andare nel Quinto Reggimento Fortezza a Venezia. Quasi tutti ne sono contenti, ma io credo che passare il Po sia pericoloso, specialmente per recarsi così a est.

Lettera del 17 gennaio 1917

Sono contento che Dino (nota 2) sia in buona salute e studi così potrà ritornare a casa in luglio o almeno impiegarsi in Svizzera, il che sarebbe la migliore condizione perché almeno lui potrà schivarsi di odiare il colore grigioverde.

Lettera del 17 gennaio 1917

La vita che viviamo ora è la più stupida che si possa immaginare... 
- «Oggi, domani, fra tre giorni si parte, è arrivato un nuovo capitano che prenderà con sé una batteria. Quale? La 1ª, no, la 2ª, macché, me l’ha detto uno della maggiorità: la 3ª. Andiamo sull’Isonzo, ma vi pare? Hanno bisogno d’artiglieria in Macedonia. Il tenente X lo promuoveranno capitano. Oggi ne sono entrati tre in prigione perché hanno risposto al sergente Z. La mia cavallina s’è fiaccata; la pace la farà il 900; stasera sono di picchetto armato».
... ecco un campionario dei nostri discorsi. E su questi temi così insulsi si discute dalla sveglia al silenzio e oltre.

«Tratteniamo i cavalli...»
(illustrazione di Kataku, 2022)

Godo un mondo quando ci rechiamo a cavallo a fare delle passeggiate, cerco sempre di stare in coda della colonna di cavalli, così mentre il tenente che è alla testa va al trotto noi (io e il caporale che chiude la squadra) tratteniamo i cavalli finché non ci siamo ben distanziati, e allora si allentano le redini si fanno sentire un po’ gli speroni ai cavalli e, “galoppa Frosa , galoppa”, si gareggia col vento.

Lettera del 17 gennaio 1917

La pagella dell’Olga (nota 3) è migliore delle mie: spero la lasceranno giocare perché per fare la saccente avrà tempo e meno saprà meglio sarà. Io, per esempio, sono diventato più bambino di lei, tutto il giorno non faccio che cambiare l’istruzione in gioco. Facciamo regolamenti? ebbene ogni tanto faccio sentire il raglio dell’asino, arte in cui sono diventato maestro (del resto ci vuole tanto poco per imitare quella cara bestia perché le assomiglio). Siamo in maneggio? Continuo a far scappare il cavallo. Quando posso, gioco alla cavallina, all’oca. Facciamo di quelle cantate che ci sentono di certo sino nella piazzetta del Castello. Alla sera studio un po’ e leggo qualche cosa. 
Sono in arrivo sette coscritti del '98 che hanno subito la visita. Poveri giovani!




Dario Malini


N.B. Le illustrazioni presentate in esclusiva in questo intervento sono opere di una giovane e valente artista pisana, che, innamorata della grafica orientale, si firma con lo pseudonimo Kataku.  

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Note

1. Si tratta dell'amico, più volte citato (si vedano gli interventi precedenti), Gino Lampronti di Ferrara, aspirante medico sottotenente.   
2. Claudio (detto Dino), nato il primo maggio 1899, è il fratello Attilio. 
3. Olga, nata l'11 settembre 1902, è la sorella minore di Attilio. 

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