Laboratorio Allegri (1): Ferrara, comincia l'addestramento (14 - 18 ottobre 1916)

Oggi, 14 ottobre 1916, comincia il mio viaggio verso la guerra (nota 1). Con in tasca i fogli di via che mi destinano al 14° Reggimento Artiglieria da Campagna, salgo su un treno pieno di militari vocianti, dove me ne sto perlopiù quieto al mio posto, osservando con apparente distacco la varia umanità che mi circonda. Faccio amicizia con alcuni compagni che sembrano anelare all’ebrezza della linea del fuoco. Il convoglio si ferma a Bologna, dove scendiamo e veniamo alloggiati presso l’albergo «Degli impiegati», stipati in stanze anonime ma pulite. La sera ce ne andiamo a teatro con una ragazza venuta a Bologna a trovare il marito gravemente ferito, la quale, conosciuta a pranzo, non fa che puntare i suoi nerissimi occhi da gatta nei miei. 

Il mattino successivo si riparte. Mentre attraversiamo pigramente la placida campagna emiliana segnata dalle forme geometriche perfette dei campi coltivati, mi viene da pensare, non senza una certa sorpresa, quanto comincino già a sembrarmi inconcepibili dei treni che si dirigono verso luoghi in cui si voglia andare. A un punto, sfogliando un quotidiano pieno di luttuose note dal fronte, sono oltremodo colpito dalla notizia del suicidio di un’elegante signora nerovestita, lanciatasi in mezzo ai binari del tram a vapore n° 218, a Ceretolo, quando il macchinista più nulla poteva fare per frenare in tempo il convoglio. 

Il 15 ottobre ci scaricano a Ferrara, città affascinante ma dominata da una curiosa atmosfera che sulle prime non riesco a definire. Solo pochi giorni dopo mi pare di notare come, qui, tutti sembrino fare il possibile per dimenticare che è in corso un conflitto, negato a gran voce da mille vetrine illuminate, da bar e ristoranti accoglienti, da cinema e teatri funzionanti, da crocchi di persone che chiacchierano di futilità. Ed è come se, svoltato l’angolo, non ci fossero vie sudice, bambini e donne che piangono, case abbandonate, fantasmi innumerevoli. Eroico sforzo di un’intera comunità, che rischia di diventare inutile all’apparire delle nostre indelicate uniformi, marea grigioverde di sproporzionata entità che ogni sera, al suono della libera uscita, invade il centro. Un soldato non può che aggirarsi a disagio da queste parti, sentendosi inevitabilmente un corpo estraneo se non, talora, un semplice pollo da spennare. Ieri, ad esempio, mi hanno venduto un’anguilla marinata per sessanta centesimi e un salame alla tutt'altro che irrisoria cifra di lire due e quaranta, rivelatisi entrambi una vera porcheria. E mi hanno consegnato undici castagne arrosto al costo di due soldi, per guadagnare i quali avevo dovuto sgobbare diverse ore. Rido di tutto ciò, quasi fosse parte inevitabile del nostro ammaestramento alla guerra. 

Il Castello Estense di Ferrara
(cartolina inviata da Attilio alla sorella Olga)

In genere, quando comincia a fare buio, dopo aver fatto un lungo giro in questa splendida città, occhieggiando le ragazze assieme ai compagni, stufo delle loro ciance, prima o dopo mi rintano nella mia cameretta per studiare, in vista dell’esame di diploma (nota 2). Mia madre infatti, giunta a Ferrara poco dopo il mio arrivo, resasi conto dell’impossibilità di concentrarsi in caserma (in particolare nella caserma Palestro dove mi trovo con soldati di Como e Siena, alcuni dei quali, caporali richiamati, benché trentaquattrenni, sono di carattere tanto buono quanto allegro e chiassoso) ha preso in affitto per me una stanza presso la famiglia Calabresi, dove posso sostare a mio piacimento, rientrando in caserma solo per la notte. Ma anche qui non posso starmene del tutto tranquillo perché, prima o dopo, la signora Calabresi bussa melliflua alla mia porta per servirmi, con infiniti sproloqui e affettate moine, una tazza di caffelatte fumante accompagnata da uno striminzito chifellino (nota 3); cibarie che ritroverò elencate senza fallo nell’inesorabile conto di fine mese, accanto a nuove specialità della casa che la cara signora, ogni volta, vaticina nell’andarsene, mormorando distrattamente che il latte, la legna, le uova e chissà cos’altro costano sempre di più e che è una vera tragedia. 

E il corso prosegue. Per una settimana ancora ci insegneranno il maneggio e la nomenclatura del cannone, poi monteremo sul cavallo. Abbiamo poco da fare ma il tempo che ci rimane essendo tutto spezzettato non si può impiegare per fare nulla di utile tranne che per lasciarsi attraversare da pensieri cupi e presagi funesti.


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Note
1. Il diario di guerra che prende l'avvio con questo intervento è ripreso con assoluto rigore dalle lettere e dalle note diaristiche di Attilio Allegri, nato a Como il 29 marzo 1897.
2Al momento della chiamata alle armi, il nostro stava frequentando l’ultimo anno di liceo.
3I chifellini sono dei dolci mandorlati al forno.

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