Film europei sulla Grande Guerra degli anni Ottanta


La nostra rassegna sui film europei dedicati alla Grande Guerra degli anni Ottanta prende il via con The Return of the Soldier (Prigioniero del passato) di Alan Bridges, film inglese del 1982, che utilizza lo stile del melodramma per raccontare le conseguenze del conflitto. Vi si narra la vicenda del ritorno a casa di un giovane ufficiale inglese, gravemente ferito in battaglia. Colpito da una grave forma di amnesia, l'uomo trova ad attenderlo tre donne: la moglie, la cugina e il suo primo amore. Tornare alla normalità non sarà facile. Adattamento cinematografico del romanzo di Rebecca West The Return of the Soldier  (1918), il film è caratterizzato da un lindore e una finezza fin troppo “patinata”, e pervaso da toni soffusi che non sempre riescono a rendere con la giusta misura la tragedia di orrori che si vorrebbero - ma non si possono - dimenticare (nota 1).


Biggles (Avventura nel tempo), dell’inglese John Hough, uscito nel 1986, ha un'ambientazione fantascientifica. Il giovane pubblicitario americano Jim Ferguson viene sbalzato indietro nel tempo durante un temporale: dall'America degli anni Ottanta alla Francia del 1917. Qui salva la vita, estraendolo da un biplano schiantatosi al suolo, al pilota inglese James "Biggles" Bigglesworth, intraprendendo quindi con lui una serie di avventure e viaggi temporali, che gli permetteranno di scoprire il sorprendente legame che lo lega al pilota (suo "gemello nel tempo") e di distruggere un’arma segreta dei tedeschi, in grado di determinare un temibile futuro per l’Europa occidentale e l’America. Sulla nobile ma sfruttata traccia de La macchina del tempo di H. G. Wells, Hough costruisce una gradevole “controstoria” (una storia possibile), infarcita di elementi spionistici e teorie parascientifiche, confezionando un film non privo di un suo mediocre garbo (nota 2).


Un altro film inglese, uscito nel 1989, è When the Whales Came (Quando vennero le balene) di Clive Rees. La Grande Guerra rimane sullo sfondo di una favola ecologica che ha per protagonisti due bambini, Daniel e Grace. Nel 1914 a Bryher (isola dell’estremo sud della Gran Bretagna), i due giovani fanno amicizia con un vecchio eremita chiamato “l’uomo degli uccelli”, malvisto da tutti, in fama di mago e, dopo lo scoppio della guerra, sospettato pure d'essere una spia al soldo dei tedeschi. Insieme all'eccentrico nuovo amico, Gracie e Daniel cercano di fermare gli isolani che accorrono in massa alla mattanza delle balene narvalo, arenate sulla spiaggia. L'eremita riesce a mutare l'animo di tutti gli accorsi, raccontando che, anni prima, la stessa azione ebbe esiti nefasti, determinando la morte di tutti gli abitanti di Samson, il vicino isolotto che la gente crede “maledetto”. I ravveduti abitanti dell'isola collaborano quindi al trasporto dei cetacei verso il largo, permettendo loro di ritrovare la via verso il mare aperto.Una delicata narrazione per ragazzi, che, rispetto all'evento Grande Guerra, può essere considerata una sorta di metafora “in absentia” (nota 3).


La pellicola francese La vie et rien d'autre (La vita e niente altro) di Bertrand Tavernier, dello stesso 1989, è un grande affresco sulle cicatrici lasciate dalla Grande Guerra, sul dolore che permane anche quando le armi finalmente cessano di sparare. Nel 1920, a due anni dal termine del conflitto, il comandante Dellaplane (Philippe Noiret) ha il compito d'identificare i resti dei soldati caduti nella piana di Verdun. Porterà avanti il suo difficile compito, spintovi anche dai parenti delle vittime, utilizzando ogni oggetto, anche umile, per l'identificazione dei soldati. La pellicola rappresenta un vero e proprio “monumento”, molto umano e civile, finalizzato a rimuovere il silenzio ufficiale sui trecentocinquantamila dispersi francesi, oggetto di una colpevole rimozione collettiva. E alla perseveranza con cui il comandante Dellaplane tenta di ridare un nome e una storia a ogni disperso, viene contrapposta l'ossessiva volontà delle autorità di trovare un corpo senza nome da seppellire nella tomba del Milite Ignoto, sotto l'Arco di Trionfo a Parigi. La costernazione del vecchio protagonista e dei suoi interlocutori è resa esplicita nelle scene delle rischiose entrate in una galleria ferroviaria, nella quale sono rimasti sepolte le vittime (ufficialmente denominate «residui» da identificare) dell’esplosione di un convoglio, fatto saltare dai tedeschi durante la ritirata. Un film commovente e profondamente pacifista che propugna la necessità per ogni paese civile di coltivare la memoria del proprio passato, poiché, come il comandante Dellaplane è orgoglioso di dire a un generale alla cerimonia d’investitura della bara del Soldat Inconnu, «la memoria non può avere fine» (nota 4).





Stefano Cò



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Note
  1. Prigioniero del passato, tratto dal romanzo di Rebecca West e ben interpretato da attori bravi come Alan Bates, Blenda Jackson, Ian Holm, Ann Margret e Julie Christie, si situa nella tradizione del cinema inglese, unendo storie di guerra e d’amore. Diretto da un regista che appartiene, anche se marginalmente, alla “British Reanaissance” degli anni Ottanta, vedi Emanuela Martini, Storia del cinema inglese, Marsilio, Venezia, 1991, p. 223. 
  2. Sul film Avventure nel tempo vedi Claudia e Giovanni Mongini, Storia del cinema di fantascienza, vol. 6, Fanucci ed., Roma, 1999, p. 381. Sui film dei viaggi nel tempo, tratti o meno dalle opere di H. G. Wells, vedi il saggio di Giovanni Mongini, “Viaggio nel centro nel tempo”, nel sito www.usac.it, Vivian Sobchak, Spazio e tempo nei film di fantascienza: filosofia di un genere hollywoodiano, Bonomia university Press, Bologna, 2002, pp. 214-ss, in particolare pp.253-272, i saggi all'interno del collane Spazio, a cura di Massimiliano Spanu, Lindau, Torino, 2002 e i riferimenti nei libri di Lawrence M. Krauss, La fisica di Star Trek, Longanesi, Milano, 1996 e Oltre Star Trek, Longamesi, Milano, 2002.
  3. Quando vennero le balene è tratto da L’isola delle balene di Michael Morpurgo, libro per ragazzi che ha vinto il premio “Un libro per l’Ambiente 2010” per la sezione di narrativa, nell'ambito della XII edizione del concorso di “editoria verde” per ragazzi promosso da Legambiente e “La Nuova Ecologia”, il mensile dell’associazione, libro votato da una giuria popolare di 1500 piccoli lettori; il libro è un romanzo per ragazzi ricco di mistero e di avventura ben trasposti nell'opera cinematografica che è stata definita da alcuni critici «delicata», come ne il Morandini, cit.; 
  4. Su La vita e nient’altro, tratto dalle indagini di Jean Cosmos, sullo stile scelto da Tavernier, che procede tingendo di grottesco il pietismo – più o meno falso – per la ricerca dei soldati dispersi e dissacrando in tal modo un episodio tabù che vuole rivelare ma coi toni dell’assurdo e della farsa, sull'attenzione al paesaggio, coi campi lungi che disegnano le ampie frastagliature di una tragedia storica immane, e lo fanno «respirare», perché nel suo «diafano nitore», in un’aria «diaccia, rarefatta dal lucore tardo autunnale», devono inscriversi i personaggi, alla deriva come tanti fantasmi, simili in ciò ai corpi maciullati, decomposti, irriconoscibili dei dispersi, e altre interessanti riflessioni vedi Sergio Arecco, Bertrand Tavernier, Il Castoro Cinema, Milano, 1993, pp. 91-96.

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