L'opera d'arte del mese: "Dopo la battaglia" di Georges Léon Bruyer

Maggio 2017
L'opera d'arte di questo mese è uno splendido lavoro inedito di Georges Léon Bruyer (Parigi 1883-1962). Mobilitato a partire dall'inizio della Prima guerra mondiale, Bruyer venne ferito in battaglia nel 1915. Durante il conflitto ha prodotto un corpus significativo di opere grafiche tra cui la serie di 24 silografie a colori, databile intorno al 1917, intitolata Les Documents de l'histoire, realizzata quando venne reclutato come artista ufficiale a seguito dell'armata francese. Qui trovate alcune sue note biografiche.

Fig. 1a "Dopo la battaglia", Georges Léon Bruyer, tecnica mista(1915)
La tecnica mista in esame, fig. 1a, è stata realizzata nel corso della convalescenza dell'artista-soldato, a seguito del ferimento del 1915, come attesta la scritta in basso a destra “fait en convalescence”. L'opera documenta una tipica situazione del “dopo battaglia”, con i morti ordinatamente giustapposti uno accanto all'altro, i lettighieri che trasportano lentamente i feriti su una barella, i soldati che registrano diligentemente l’identità dei caduti. Attività che, in questa raffigurazione, sembra svolgersi con l'ordine privo d'emozione che solo la consuetudine può attribuire a eventi tanto drammatici. L’impaginazione dell’immagine mostra una prevalenza di elementi verticali (le figure in piedi) e orizzontali (i cadaveri), evidenziando, anche da un punto di vista meramente formale, la fredda razionalità con cui le operazioni del "dopo battaglia" vengono pianificate e puntualmente si svolgono, giorno dopo giorno.
Fig. 1b "Dopo la battaglia", Georges Léon Bruyer (particolare)
In tutto ciò, Bruyer inserisce, tanto ben mimetizzato da non attirare lo sguardo disattento, un elemento disturbante, il grano di polvere che inceppa l'immane meccanismo. In primo piano, indistinguibile dagli altri cadaveri, uno dei "caduti" inaspettatamente solleva le braccia (fig. 1b). Questo militare, la cui morte era forse già stata registrata dai colleghi, è invece ancora vivo e sta probabilmente lamentandosi per il dolore delle ferite. Gli addetti ai registri, troppo intenti nelle loro mansioni, non sembra avvedersene, e nessun altro gli presta attenzione. Ecco la falla che svela l'inumanità di un ordinato sistema militare nel quale l’uomo è nulla e l’apparato, la regola, il dovere, la gerarchia soverchiano ogni altra istanza e valore.
Dal punto di vista formale, questa particolarissima grafica presenta una resa basata sulla prevalenza di elementi bidimensionali. Spessi contorni definiscono figure e oggetti (elementi del paesaggio, corredo dei militari morti ammucchiato a destra), evocando la tecnica del cloissonisme (derivata dall'arte dei vetrai del Medioevo di racchiudere le singole figure in compartimenti), trasferita nel linguaggio della pittura dai maestri simbolisti (come Émil Bernard e Paul Gauguin), per comunicare una concezione, un’idea, in opposizione al naturalismo. Tale particolarità unitamente agli elementi che la caratterizzano sotto il profilo formale, inducono a considerare la raffigurazione di Bruyer alla stregua di una visione improvvisa, il lampo notturno che illumina una realtà segreta e altrimenti invisibile. 
Dal punto di vista del medium tecnico, l’opera si configura come una tecnica mista, in cui una base incisa all'acquaforte e puntasecca, è associata all'uso della china.

Fig. 2 "Français tranportant un corp",
Georges Léon Bruyer, grafica (1915)
Risale allo stesso anno una grafica con le medesime caratteristiche tecniche e formali, "Français tranportant un corp" (fig. 2), in cui due soldati trasportano un compagno ferito. In questa raffigurazione le figure dei militari sono riprese tramite spessi segni scuri, in forte contrapposizione con lo sfondo luminoso (nota 1). Eseguita anch'essa “en convalescence”, comunica un’idea della guerra che non si discosta troppo da quella descritta in “Dopo la battaglia”.
Fig. 3 "Tour du propriétaire", Georges Léon Bruyer, silografia (1917)
Due anni più tardi, quell'idea conoscerà una decisa mutazione, quando Georges Bruyer, reclutato nel 1917 come pittore ufficiale al seguito dell’armata francese, realizzerà una serie di 24 silografie a colori, intitolata Les Documents de l'histoire (figg. 3 e 4), la sua opera più nota.
Fig. 4 "Reconnaissance", Georges Léon Bruyer, silografia (1917)
Vi si avverte una volontà molto diversa di rappresentare la vita dei poilu. L’artista continua ad avvalersi delle stesse modalità grafiche (i contorni spessi, la resa bidimensionale), ma associandovi suggestive campiture di colore (aree colorate delimitate da contorni) e fondali che rimandano alle silografie giapponesi, costruendo le sue immagini tramite studiatissimi equilibri compositivi. I soldati vi appaiono in una dimensione suggestiva, lieve e un poco malinconica, ma esente da ogni eccessivo dramma. La guerra che Bruyer rappresenta nel 1917 non è più dunque quella tragica che ha vissuto e sofferto in prima persona nel 1915, riletta invece e assai idealizzata alla luce della grande tradizione artistica del passato, in raffigurazioni di forte impatto visivo e di notevole piacevolezza che non dovevano essere sgradite alle alte gerarchie militari e ai responsabili della propaganda. Considerazioni che delineano come ancora più preziose le tavole del 1915, nelle quali il soldato Bruyer, in convalescenza, evidenzia senza titubanze una dura presa di posizione contro la logica di un conflitto terribile, alienante e disumano. 



Carol Morganti
Dario Malini

-----------
Note
1 Opera pubblicata in Croquis et dessins de Poilus. Une collection du Ministère de la Défense, Parigi 2002, pag. 100.

Nessun commento:

Posta un commento