L'opera d'arte del mese: "Le croci di legno" di Paul Moreau-Vauthier (dicembre 2016)

Dicembre 2016
L'intervento di dicembre 2016, per la rubrica L'opera d'arte del mese, è dedicato alla litografia Les croix de bois (Le croci di legno) dell'artista soldato Paul Moreau-Vauthier.
Per prima cosa, osserviamo quest'immagine in silenzio per qualche attimo:
Fig. 1 Les croix de bois, Paul Moreau-Vauthier, litografia
Ora, prima di immergerci nella raffigurazione, daremo qualche notizia biografica sull'autore.

Fig. 2 Paul Moreau-Vauthier nel 1913
Paul Moreau-Vauthier - allo stato civile Paul Moreau - è il nome assunto dal nostro che, per distinguersi dal padre e dallo zio, aggiunse al proprio, il cognome della moglie Suzanne VauthierNato a Parigi il 26 novembre 1871, fu allievo del padre Augustin-Jean e dello zio Thomas. A partire dal 1895, espose al Salon des Artistes français di Parigi, dove, nel 1898, ottenne una menzione d'onore, l'anno successivo una menzione “d’argento”, durante l'Exposition universale di Parigi, e, nel 1907, una menzione “di seconda classe”. In qualità di scultore, ricevette la dignità di cavaliere della Legione d’Onore nel 1910.
Fig. 3 Il primo "borne Vauthier",
posato a Château-Thierry,
inaugurato il 10 novembre 1921
Combatté a Verdun, dove fu tra i poilu più anziani. Durante e dopo la Grande Guerra realizzò diverse opere dedicate a quegli avvenimenti, tra le quali la più moderna e dirompente (una vera e propria immensa installazione ante litteram) consiste probabilmente nei cosiddetti “bornes Vauthier” (fig. 3), un insieme di sculture realizzate tra il 1921 e il 1927, finalizzate a segnare indelebilmente (nell'universo fisico come in quello della memoria) la linea del fronte occidentale, com'era nel luglio 1918, prima dell’ultima grande offensiva alleata. Ne furono progettati 240, che avrebbero dovuto essere eretti tra il Mare del Nord e la frontiera svizzera, su un percorso totale lungo circa 700 km. I fondi che vennero raccolti permisero però di realizzarne meno della metà. Oggi se ne conservano 97, di cui alcuni danneggiati. Una parte consistente dell’opera di Moreau-Vauthier è costituita da monumenti funerari e commemorativi di guerra.
Nel 1920, fu insignito della dignità di cavaliere della Legione d’Onore, in qualità di luogotenente del 125° reggimento territoriale di fanteria, e nel 1928 ricevette una medaglia d’oro. 
L’artista morì a Poitiers, in un incidente d’auto, il 2 febbraio 1936.

Fig. 4 Copertina del romanzo
Les croix de bois di Roland Dorgèles
Torniamo finalmente a occuparci della litografia Les croix de bois (fig. 1), tavola facente parte della raccolta grafica Éclats (che ne comprende dieci in totale), incentrata sul tema della guerra e della morte. Pubblicata intorno al 1918, questa raccolta uscì con la prefazione di Roland Dorgèles, autore dell'allora celeberrimo romanzo "di guerra" intitolato anch'esso Les croix de bois (fig. 4).
Fig. 5 Les croix de bois, Paul Moreau-Vauthier, litografia
L'opera in esame (che riproponiamo in fig. 5 per comodità del lettore) raffigura un cimitero militare, rappresentato come una sconfinata estensione di croci che proliferano, incuneandosi in lontananza, sino all'orizzonte, attraverso curve sinuose. Il terreno, reso tramite un ordinato susseguirsi di linee ondulate orizzontali e parallele, sembra palpitare, sciogliersi, divenire acqua, mare, lacrime. 
Fig. 6 Les croix de bois, Paul Moreau-Vauthier (particolare)
Gran parte delle croci sono di colore bianco, ma tra esse ne spiccano un certo numero di nere. Tra croci bianche e nere sembra di poter intuire arcani rapporti, evocatori di significati misteriosi. 
Fig. 7 Les croix de bois,
Paul Moreau-Vauthier
(particolare)
Significati che divengono ancor più eloquenti considerando che sulle croci in primo piano sono poggiati degli elmetti, il cui profilo identifica facilmente come appartenenti all'esercito francese (croci bianche centrali, fig. 6), tedesco (croci nere centrali, fig. 6) e inglese o americano (croci bianche laterali, all'estrema destra e sinistra, fig. 7). Per il resto, tutte le croci sono identiche per dimensioni e prive di elementi distintivi, tranne quella centrale, adornata da una corona vegetale al cui interno si delinea la sagoma di un teschio (fig. 6). L’immenso, lugubre cimitero, privo di presenze umane, sembra non avere fine, estendendosi ben oltre i limiti della rappresentazione e acquisendo la consistenza di una ferale montagna che svetta su un cielo completamente nero. 
Fig. 8 Le cemetière à Châlons-sur-Marne, Felix Vallotton
Può essere utile, a questo punto, confrontare la litografia in esame con il dipinto Le cemetière à Châlons-sur-Marne di Felix Vallotton (fig. 8), che ritrae un cimitero militare nei pressi del villaggio che dà titolo all'opera, raffigurato con precisione e minuzia sullo sfondo, mentre diverse sagome, probabilmente i parenti dei caduti, si aggirano tra le croci cercando il proprio caro.
Si noterà quanto differente sia l'universo figurativo di Paul Moreau-Vauthier, e di come, ne Les croix de bois, il medesimo tema si condensi, perda dettagli, vada a definirsi tramite semplici segni: linee orizzontali, verticali e ondulate, e croci bianche e nere; il tutto ambientato in una dimensione spaziale "misurabile" (e d'altronde lo spazio rappresenta un elemento costitutivo nell'opera di un artista che è eminentemente scultore), ma anch'essa semplificata, spogliata da ogni volontà di raffigurazione realistica e prospettica. E non è un caso che le tombe dei caduti francesi, inglesi, americani e tedeschi siano accostate, come mai accadeva nella realtà, poiché i cimiteri di guerra erano sempre suddivisi per nazionalità.
Qui, dunque, tutto si contrae, viene ridotto, per così dire, ai propri minimi termini, e la rappresentazione diviene quasi astratta. Ogni elemento, ripetuto più volte, acquisisce la pregnanza di un simbolo, facendo assurgere l'immagine a una raffigurazione universale della brutalità della guerra. Così l'immagine probabilmente non si distanzia troppo dall'audace operazione artistica dei "bornes Vauthier”, configurandosi come una sorta di "studio per una installazione" che mostri, ad perpetuam rei memoriam, i frutti più duraturi dei combattimenti, la cui furia distruttiva non fa distinzione tra amici e nemici, sconfitti e vincitori.


Carol Morganti
Dario Malini

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