L’evento
della Grande Guerra fu accompagnato da un’imponente fioritura di immagini
ufficiali tese a promuovere la causa del conflitto. In contrapposizione ad
esse, un posto del tutto peculiare occupano altre - ben più rare - opere di
artisti-soldati e artisti-testimoni, prodotte in modo del tutto spontaneo e al
di fuori di qualsiasi commissione istituzionale, il cui fine riguardava invece
la volontà di documentare con verità gli orrori che avvenivano al fronte. La mostra ZONA DI GUERRA presenta settantacinque di questi lavori - molti dei quali
inediti - tra schizzi, disegni, dipinti, litografie e incisioni, organizzati in
cinque sezioni tematiche.
Fig. 1 Henri Marret, “Forêt d’Apremont (Meuse)”,disegno |
Fig. 2 Jean Lefort, Il fronte delle Fiandre, acquarello, 28 10 1917 |
Nella
seconda sezione, intitolata Soldati all'attacco, sono riunite opere di
carattere più eterogeneo, che riprendono i momenti densi di pathos e
tensione facenti riferimento alla fase più cruenta della guerra, selezionate
per l’elevato valore artistico e umano. Dai soldati "crocifissi" del
maestro espressionista Willi Geiger che, nelle sue grafiche, si avvale di
modalità proprie dell’avanguardia; ai lavori di un De Groux, creatore di alcune
tra le più potenti icone della guerra moderna (si veda ad esempio Lanciatore
di granate). Oppure di immagini che, utilizzando modalità espressive più
tradizionali, permettono all'osservatore di avvicinarsi con naturalezza al
sentire dei soldati durante le azioni di guerra o di immergersi nella realtà di
eventi e di luoghi dimenticati dalla storia, come il villaggio di Boezinghe in
Belgio (fig. 2), teatro di scontri sanguinosi, ripreso dall’artista-soldato Jean Lefort
in due straordinari dipinti in mostra.
Fig. 3 Leopold Poiré, Gerbévillier, acquaforte, maggio 1915 |
La terza
sezione, Paesaggi di guerra: le rovine, raccoglie numerose incisioni e disegni riprendenti dei
“paesaggi feriti”. Sono rappresentazioni che rivelano uguale attenzione per i
monumenti di rilevante importanza storica (la cui devastazione destò, al tempo,
forti reazioni di condanna nell’opinione pubblica) quanto per i luoghi della
“normalità”, deturpati dalle azioni belliche: i sobborghi, le chiese di
campagna, gli scorci delle città. Ampio rilievo viene dato alla figura di
Léopold Poiré, grande interprete e poeta del paesaggio, le cui incisioni raffigurano
diversi luoghi sfregiati della Lorena: campagne in cui sono disseminati i resti
delle battaglie, e città fantasma abbandonate dagli abitanti, nelle quali il
dramma che si è compiuto è evocato tramite luci livide e ombre inquietanti (fig. 3).
Vanno a illustrare delle differenti modalità di raffigurazione del tema in
oggetto, i paesaggi urbani, sconvolti dal disfacimento, di René Georges
Hermann-Paul, delineati con un segno vigoroso e al contempo rapido e compendiario;
e quelli non privi di attrattiva di Victor Schmitt, artista che sembra mostrare
la volontà precipua d’investigare il mistero della bellezza che perdura
nonostante l’orrore. A rappresentare, infine, il genere delle rovine di
monumenti celebri sono presenti in mostra due incisioni di Marcel Augis.
Fig. 4 Valentine Rau, Corbineau, disegno, 5 6 1915 |
La
sezione Soldati feriti presenta
un’importante selezione di opere di un’artista dimenticata, recentemente
riscoperta dall'associazione Arte Grande
Guerra: si tratta di un nucleo cospicuo di disegni della pittrice Valentine
Rau, riprendenti i soldati feriti in cura presso l’ospedale militare di
Châlon-sur-Marne (oggi Châlon-en-Champagne), struttura presso la quale la
giovane prestava servizio in qualità di infermiera volontaria (fig. 4). Di semplici
matite colorate si avvale Valentine per raccontare con forza empatica e
sensibilità la sofferenza dei soldati e far sì che di ognuno di loro vengano
tramandati un volto e un nome. Si tratta di opere di rilevante qualità
artistica, che scaturiscono dall’estrema determinazione di restituire una
dimensione umana al combattente, soverchiato dalle modalità annientatrici della
guerra moderna. Intento in fondo non troppo dissimile da quello perseguito dalle
rappresentazioni che chiudono questa quarta sezione: i due toccanti disegni
raffiguranti militari feriti di Georges Barrières e le grafiche di De Groux.
Fig. 5 Pietro Morando, L’attesa, litografia |
La quinta
e ultima sezione della mostra, La
protesta, la morte e il lutto, propone un variegato insieme di lavori che
intendono dare voce ai vinti. Immagini nelle quali militari e civili oppressi
manifestano rabbia, disagio o prostrazione per le terribili conseguenze di una
guerra di immane distruttività e durata. La rivolta, in queste opere, assume
forme differenti: quella delle madri, raffigurata da De Groux; quella della
follia, evidenziata da André Devambez; quella che scaturisce dalla
rappresentazione della disperazione (la madre alla ricerca del figlio di Pietro
Morando, fig. 5, e la vecchia di De Groux, entrambe riprese all'interno di campi di
battaglia). In altri lavori qui proposti, l’opposizione
alla guerra si avvale invece della forza persuasiva del linguaggio satirico (le
vignette di Abel Faivre) e allegorico (Paolo Paschetto). Chiudono
il percorso espositivo alcune importanti litografie di Henry De Groux e Käthe
Kollwitz, che rivolgono coraggiosamente lo sguardo sulle conseguenze profonde
della prima guerra globale: in primis
verso la dimensione industriale della morte e l’entità del lutto che ha segnato
l’esistenza dei superstiti. Rappresentazioni che fanno emergere con evidenza la
difficoltà, appartenente a un’intera generazione, di accedere a una qualsiasi
costruzione consolatoria che fornisca un significato e un valore all’evento
Grande Guerra.
Carol Morganti
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