Breve profilo di Fausto Maria Martini (1886 - 1931)

Ritratto di F. M. Martini posto in copertina al volume
Nicola D'Aloisio, Fausto Maria Martini, Modernissima, 1919
Quella di Fausto Maria Martini, classe 1886, è una figura di intellettuale e scrittore estremamente variegata e interessante, sebbene oggi quasi dimenticata. Nel 1915, già poeta piuttosto noto - vicino a Sergio Corazzini e al crepuscolarismo -, inoltre commediografo e giornalista, partì come volontario per la guerra. Fu ferito due volte, la prima in modo lieve, la seconda - in Carnia - così gravemente da essere dato per morto (con tanto di redazione di accorato necrologio che egli considerò poi una sorta di "mascotte" portafortuna). Si salvò, invece, restando però in ospedale per ben tre anni, una parte dei quali continuamente in bilico tra la vita e la morte.
Per tratteggiare la curiosa figura di soldato che dovette essere (interessato più all'elegia che all'epos della guerra, secondo la definizione di Nicola D'Aloisio), trascriviamo qualche verso della sua (empatica) poesia - scritta durante la convalescenza in ospedale militare - Perché non t'uccisi

Non per viltà - tu non l'avrai creduto,
tu che la sera stessa, sotto un folle
riso di stelle, fosti tra le zolle,
zolla di grumi, fatto inerte e muto

non per viltà mancai la giusta impresa
di trapassarti il cuore : fu perchè
sullo sfondo inumano, vidi te
così biondo, te, dalla faccia accesa

d'un rossor di fanciullo, avido, anelo,
con l'empito del correre nel petto,
umana assurdità sul parapetto
della trincea, con due goccie di cielo

per occhi (non più scorderò quegli occhi
che predaron la mia trafitta fronte!) [...]

Non t'uccisi perchè nella stess'ora
noi ci eravamo sporti sopra il fondo
gorgo del nulla, o sconosciuto e biondo
nemico, insieme, e, quello che scolora

nel ricordo, tuo viso, somigliava
già questo mio, più macilento e vecchio,
(o l'aria di nessuno era uno specchio,
non anche frantumato dalla lava

delle granate?) insieme sulla morte
noi, vivi, ci sporgemmo, e tu fanciullo
m'apparisti qual io m'ero : un trastullo
inconscio nelle mani della sorte

eguale, trascinato dal fluire
d'un'istessa onda fino nell'estrema
avventura... Non fu dunque per tema,
s'io non t'uccisi : fu per non morire! [...]

E non t'uccisi, o tu che mi ghermisti
la fronte, non t'uccisi sol perché
nemico ignoto dai grandi occhi tristi,
ebbi paura di morire in te!

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Cliccare qui per leggere la recensione di quella che è certamente l'opera di guerra più significativa di Fausto Maria Martini, il romanzo Verginità, pubblicato nel 1920. 


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