Ritratto di F. M. Martini posto in copertina al volume Nicola D'Aloisio, Fausto Maria Martini, Modernissima, 1919 |
Per tratteggiare la curiosa figura di soldato che dovette essere (interessato più all'elegia che all'epos della guerra, secondo la definizione di Nicola D'Aloisio), trascriviamo qualche verso della sua (empatica) poesia - scritta durante la convalescenza in ospedale militare - Perché non t'uccisi:
Non per viltà - tu non l'avrai creduto,
tu che la sera stessa, sotto un folle
riso di stelle, fosti tra le zolle,
zolla di grumi, fatto inerte e muto
non per viltà mancai la giusta impresa
di trapassarti il cuore : fu perchè
sullo sfondo inumano, vidi te
così biondo, te, dalla faccia accesa
d'un rossor di fanciullo, avido, anelo,
con l'empito del correre nel petto,
umana assurdità sul parapetto
della trincea, con due goccie di cielo
per occhi (non più scorderò quegli occhi
che predaron la mia trafitta fronte!) [...]
Non t'uccisi perchè nella stess'ora
noi ci eravamo sporti sopra il fondo
gorgo del nulla, o sconosciuto e biondo
nemico, insieme, e, quello che scolora
nel ricordo, tuo viso, somigliava
già questo mio, più macilento e vecchio,
(o l'aria di nessuno era uno specchio,
non anche frantumato dalla lava
delle granate?) insieme sulla morte
noi, vivi, ci sporgemmo, e tu fanciullo
m'apparisti qual io m'ero : un trastullo
inconscio nelle mani della sorte
eguale, trascinato dal fluire
d'un'istessa onda fino nell'estrema
avventura... Non fu dunque per tema,
s'io non t'uccisi : fu per non morire! [...]
E non t'uccisi, o tu che mi ghermisti
la fronte, non t'uccisi sol perché
nemico ignoto dai grandi occhi tristi,
ebbi paura di morire in te!
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Cliccare qui per leggere la recensione di quella che è certamente l'opera di guerra più significativa di Fausto Maria Martini, il romanzo Verginità, pubblicato nel 1920.
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