Ogni cosa ha preso un aspetto misterioso, ineffabile, come se la realtà del cielo e della terra non fosse più quella dei giorni passati, ma una creazione di un genio drammatico. [...] Si pensa all'orrore di un campo coperto di cadaveri, alle masse di carne spenta a rifascio nella violenza dei combattimenti.
(Soffici, Kobilek)
Nella crudele economia della Grande Guerra, prima vera guerra industriale, il singolo combattente non era che l'insignificante ingranaggio di una macchina gigantesca. La stessa morte, lontanissima dall'apparire gloriosa, vista da vicino si mostrava come un evento quotidiano, quasi banale, privo di un qualsiasi significato. In tale contesto, farsi fare un ritratto da spedire a casa (opera di un fotografo o di un artista) divenne pratica frequentissima per i soldati d'ogni nazione, acquisendo presto una valenza quasi magica, un modo velato, e in parte inconsapevole, di opporsi all'annientamento.
Ci è capitato sovente, nel corso della nostra attività di recupero di opere d'arte di guerra, d'imbatterci in ritratti di notevole forza espressiva, portatori di una sorta di indefinibile intensità apotropaica. Si tratta spesso di lavori semplici, schizzati da artisti soldato su umili foglietti di taccuino, privi d'ogni ostentazione e lontanissimi da qualsivoglia vanità, che ci mettono faccia a faccia con i veri protagonisti delle vicende della guerra, riportandoci in presa diretta l'effige e gli stati d'animo di coloro che sono immancabilmente ignorati dalle pagine della Storia. Nel presente intervento, che vuol rappresentare una piccola galleria della memoria, guarderemo assieme alcune di queste opere, tutte inedite, facenti parte della collezione esclusiva ArteGrandeGuerra.
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fig. 1 Eugène Delecluse, Dans la tranché |
Nel carboncino di fig. 1, ad esempio, il soldato dall'espressione assorta, ripreso in primo piano, è lontanissimo dalla iconografia tradizionale dell'umile poilu: le ombre scure, presaghe di pericoli, che ne scandiscono i lineamenti, delineano un uomo volitivo e determinato dai tratti per nulla caricati.
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Fig. 2 Leon Pasquij, Ritratto di soldato di tre quarti |
In altri casi, come nello schizzo di fig. 2, l'artista fissa con pochi tratti un'espressione, un carattere vivissimo.
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Fig. 3 J. Kaplan, Ritratto di militare |
Ma più frequentemente, il rito dell'arte conserva il lampo di uno stato d'animo. Così il militare del ritratto lievemente oleografico di fig. 3, ci appare del tutto assorto, verosimilmente immerso nel ricordo della casa lontana e della vita passata.
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Fig. 4 Harruguet, Ritratto di soldato con i baffi |
Assai più baffuto, umile e pensieroso, anche il poilu francesissimo di fig. 4, ripreso con vena un poco caricaturale da Harruguet, sembra mentalmente distante dal triste luogo in cui si trova.
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Fig. 5 Anonimo, Ritratto di soldato austo-ungarico 8 maggio 1916 |
Efficacissima e immediata come un'istantanea, l'effige del soldato austro-ungarico di fig. 5 ci mostra il viso intelligente, franco e riflessivo di un giovane staccatosi probabilmente da poco dai banchi di scuola.
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Fig. 6 Henri Brochet, Ritratto di soldato 1917 |
Il disegno di Henri Brochet (fig. 6) denuncia un'attenta penetrazione psicologica e una notevole ricerca fisionomica, mostrando nello sguardo sfuggente del fante la trepidazione di chi è immerso da tempo (l'opera è del 1917) nella vita estraniante della trincea.
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Fig. 7 Loutz, 16 octobre 1914 |
Del tutto diverso l'atteggiamento del soldato ritratto in fig. 7, che sembra accettare fieramente il proprio destino: seduto a proprio agio, con una sigaretta tra le labbra, guarda spavaldamente davanti a sé, del tutto partecipe dell'avventura della guerra. E non è forse un caso che questa immagine risalga al 16 ottobre 1914, a pochi mesi dunque dall'inizio del conflitto, quando ancora molti entusiasmi interventisti non erano sopiti.
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Fig. 8 Ott Lucien, Ritratto di militare 1917 Chanzy |
Sulla stessa linea della precedente, ma con un'intonazione abbastanza differente, è l'opera eseguita da Ott Lucien nel 1917 (fig 8). Qui la posa rilassata e l'espressione del militare denotano profondo senso del dovere, ma anche impotenza, qualcosa come un atteggiamento di filosofica accettazione di eventi sovrastanti le possibilità del singolo.
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Fig. 9 Reinhardt Willy, Ritratto di militare 1917 |
L'effige del soldato tedesco di fig. 9, anch'essa del 1917, è tutta costruita su contrasti luministici. Il berretto calcato distrattamente sulla testa, a protezione dalla luce diretta del sole, proietta un'ombra sensibile e vibrante che va a definire precise volumetrie e, assieme, un'indole irremovibile e caparbia.
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Fig. 10 Anon, Ritratto di soldato austro ungarico Pasubio 30 ottobre 1918 |
Terminiamo con il ritratto di un soldato austro ungarico, datato 30 ottobre 1918, fig. 10. Siamo alla fine della guerra, alla fine dello stesso impero Austro-Ungarico. Il giovane dall'espressione disillusa e i tratti sfatti mostra i segni delle immane vicenda che ha attraversato. Un'opera questa che ci riporta irresistibilmente alla mente il seguente passo di Niente di nuovo sul fronte occidentale:
Se fossimo tornati a casa nel 1916, dal dolore e dalla forza
delle nostre esperienze si sarebbe sprigionata la tempesta. Ritornando ora,
siamo stanchi, depressi, consumati, privi di radici, privi di speranze. Non
potremo mai più riprendere il nostro equilibrio.E neppure ci potranno capire. Davanti a noi infatti sta una
generazione che ha, sì, passato con noi questi anni, ma che aveva già prima un
focolare ed una professione, ed ora ritorna ai suoi posti d'un tempo, e vi
dimenticherà la guerra; dietro a noi sale un'altra generazione, simile a ciò
che fummo noi un tempo; la quale ci sarà estranea e ci spingerà da parte. Noi
siamo inutili a noi stessi. Andremo avanti, qualcuno si adatterà, altri si
rassegneranno, e molti rimarranno disorientati per sempre; passeranno gli anni,
e finalmente scompariremo.
(Niente di nuovo sul fronte occidentale, Remarque )
Dario Malini
Molto interessante. Segni che scrivono attraverso l'arte altrettante testimonianze.
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