L'azione fu una catastrofe come testimonia il volontario di guerra Paolo Caccia Dominoni nel libro “1915 1919 diario di Guerra”:
“ 28 giugno. C'è stata, in questi giorni, una sanguinosa battaglia, senza successo, per conquistare l'Ortigara. Venti battaglioni alpini macellati, e per niente.”L'analisi di Cadorna in merito a questa ennesima mattanza fu, ancora una volta, estremamente grossolana. Per il generalissimo i fanti non avevano attaccato come dovevano: “non c'è stata fede, non c'è stata decisione”. L'Ortigara, ancora oggi metafora di inutile carneficina, è ricordata dai canti improvvisati nelle trincee: “Quando poi che discendi al piano, / battaglione non hai più soldà!”, oltre che dai versi della cantautrice contemporanea Chiara Riondino:
Mio nonno partì per l'Ortigara,
diciannovenne vestito da alpino.
E si spararono dalle trincee,
contadino su contadino.
E li mandarono all'assalto un giorno
sotto il fuoco dell'artiglieria
che doveva spazzare via
i maledetti reticolati.
Ma avevano sbagliato misura
ed i trecento alpini arrivati,
di trecento tornarono in trenta
dopo una notte nella neve.
E nemmeno gli dissero grazie,
nemmeno una licenza breve...
Giancarlo Romiti
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