L’opera di Leopold Poiré, fotografo e incisore, grande e
sensibile interprete del paesaggio, è una scoperta abbastanza recente: solo un
decennio fa essa è riemersa, integra quasi per un miracolo, dalla cantina della
famiglia dell’editore Berger che ne aveva curato la stampa dell’opera grafica e
ne aveva custodito l’intera produzione dopo la morte, avvenuta per malattia nel
1917 (1).
Nativo di Metz, dagli inizi del XX secolo, Poiré lavorò come
fotografo al servizio della ditta Bellieni di Nancy, e si dedicò con passione
all’incisione, realizzando una serie di acqueforti raffiguranti vedute della
città di Nancy, edite nel 1912 da Berger in una raccolta intitolata “Nancy
artistique et pittoresque”.
All’irrompere del primo conflitto mondiale, tentò di arruolarsi
come volontario, ma venne rifiutato, in quanto la legge impediva il
reclutamento per chi, come lui, era considerato disertore dell’esercito
avversario. Poiré era infatti fuggito proprio da Nancy, al fine di non essere
arruolato nell’esercito prussiano, come era obbligatorio per i nativi dei
territori entrati a far parte del II Reich dopo 1870. Non potendo combattere, si
impegnò nella complessa impresa di documentare le feroci devastazioni
prodotte dai bombardamenti bellici. Su commissione dall’azienda presso cui era
assunto, la ditta Bellieni, realizzò così un’imponente mole di riprese
fotografiche. Poiché la censura impediva la circolazione di immagini
realistiche dei massacri, ferimenti e di qualsiasi documentazione che avrebbe
potuto fomentare dei sentimenti disfattisti, Poiré si limitò quasi
esclusivamente a fermare il suo obiettivo sui paesaggi, le città e i monumenti
della sua amata terra, la Lorena. Ne riprese le campagne desertiche, con gli
alberi decapitati, ridotti a scheletri, le città devastate con le case crollate,
i cumuli di macerie, i brandelli dei muri superstiti, le chiese distrutte, cogliendoli
in una maniera tanto viva e intensa da farli percepire come omologhi a degli
esseri viventi. Questi stessi temi trattò nella sue incisioni che, come già
prima della guerra, andava elaborando nel tempo libero. Le opere grafiche di
questo periodo comprendono un corpus
di ventisette acqueforti di qualità straordinariamente alta e di grande valore
artistico, la maggior parte delle quali risalenti agli anni 1914-1916.
Dedichiamo questo intervento al paesaggi naturali devastati e
alle città distrutte che egli incise all’acquaforte (opere acquisite dalla
collezione di ArteGrandeGuerra).
Paesaggi
naturali devastati
Cominciamo
la disamina osservando due opere nelle quali il paesaggio lorenese appare
contrassegnato dal dolore e al contempo dalla speranza, ritratto quasi fosse
una cosa vivente.
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Leopold Poiré, Champ de Bataille de Lorraine (fig 1) |
La prima, intitolata Champ
de Bataille de Lorraine (fig 1),
e datata 1916, è una immagine in cui la guerra viene evocata, più che rappresentata. Nient’altro
vi è qui raffigurato che due obici abbandonati nel mezzo di una piana desolata.
Tali oggetti di distruzione, veri simboli della brutalità della guerra moderna e degli
orrori perpetrati dagli uomini, sono ripresi all'interno di un ampio paesaggio,
la cui vastità è accentuata dal formato allungato della composizione. Il cielo tenebroso che ricopre la scena, sorta di lugubre manto, si apre all’orizzonte, facendo filtrare finalmente la luce del sole: come il segno
della fiducia incoercibile dell’artista nell’uomo e nel futuro.
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Leopold Poiré, Arbe fauché par un obus (fig 2) |
Un’altra incisione priva della figura umana è Arbe fauché par un obus (fig
2) del 1915: il protagonista dell’opera è un semplice e singolo
albero, che vi è colto alla stregua di un soggetto vivo e sofferente. Riprendendo
la triste metamorfosi di questo vegetale, che un obice ha ridotto a un triste moncone
caratterizzato da innaturali brandelli lignei sventolanti a raggiera, Poiré denuncia
lo scempio della natura prodotto dall’insensibilità degli uomini. Al
contempo l'opera pare alludere, per analogia, alla metamorfosi dell’essere umano ferito e
mutilato dalla guerra. L’immagine,
con grande potenza e forza evocativa, trasforma così lo sventramento di questo albero-essere
vivente in un emblema della follia della guerra. Un esemplare di questa acquaforte, conservato nel Conservatoire
Régional de l'Image (C.R.I.) di Nancy, reca un significativo commento dell’artista, apposto in margine a matita, che traduciamo qui di seguito: “È la devastazione più completa; tutti gli
alberi falciati a qualche metro dal suolo in un terreno di pietraia, torto e
ritorto da un obice” (annotazione datata 30-5-1915) .
Le città distrutte
Le cittadine e i villaggi lorenesi bombardati e distrutti costituiscono
uno dei temi più intensi e di grande afflato poetico nella produzione incisoria
di Poiré. Ne possiamo trovare esempi degni di nota nelle opere che riprendono i
paesi di Gerbéviller, Amance, Vitrimont, Réméreville, Pont-à-Mousson e
ovviamente di Nancy, o in vedute d’insieme o ancora in riprese ravvicinate focalizzate
su singoli elementi architettonici.
Se nei paesaggi naturali si scorge la presenza umana in absentia, in queste rappresentazioni
urbane sembra di avvertire la presenza di un osservatore esterno che non può
far altro che registrare, impotente e stupefatto, la rovina delle proprie
creazioni.
Leopold Poiré, Gerbévillier (fig 3) |
Osserviamo ad esempio un’opera realizzata nel maggio del
1915, che ritrae uno scorcio di Gerbéviller (fig 3) dopo che il borgo, fatto oggetto di un assalto
tedesco, venne in parte incendiato. Vi è raffigurato un imponente torrione cui lo
sventramento subito non impedisce di esibire ancora una qualche antica
maestosità. Una sapiente struttura compositiva e luministica conferisce enfasi
e gravità alla poderosa struttura così pesantemente lesionata. La pietraia derivante
dal crollo e dallo sbriciolamento dei muri si estende nel primo piano con la
funzione di far risaltare e al contempo di spingere verso il fondo
l’oggetto-protagonista, il torrione. La luce proveniente dall’alto sulla destra
ne fa biancheggiare le pareti sopravvissute nella parte superiore lasciando in
ombra le parti interne più in basso. Da questo raffinato combinarsi di elementi
risulta un effetto di contrapposizioni di piani luministici quasi astratto, che produce nello spettatore un vivo senso di straniamento.
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Leopold Poiré, Le coq dans les ruines (fig 4) |
Una struttura luministica altrettanto mirabile governa il
soggetto di un’altra acquaforte intitolata Le
coq dans les ruines (fig. 4) (l’esemplare
conservato nel Conservatoire Régional de l'Image di Nancy reca il seguente
titolo: La France victorieuse). Opera eseguita
nel giugno del 1915, come la precedente raffigura uno scorcio di Gerbéviller,
dopo che il villaggio rovinato e distrutto venne ripreso dai francesi. Un’ombra
densa grava nel primo piano della scena dove tra l’ammucchiarsi di macerie
sembra nascondersi un obice anch’esso danneggiato, emblema della potenza
autodistruttiva della guerra. In forte contrasto con questa parte, nello sfondo
irrompe la luce evidenziando i danni alle case e mettendo in grande rilievo la
sagoma nera di un gallo, simbolo della vittoria francese. Quest’ultimo elemento, di chiara matrice patriottica, non attenua il realismo di una scena di forte impatto emotivo.
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Leopold Poiré, Les honneurs (fig 5) |
Per concludere, vi proponiamo l'acquforte Les honneurs (fig. 5) che raffigura delle persone
in adunata per una cerimonia funebre (fig. 7). Si tratta delle esequie,
avvenute il 10 settembre 1915 nel cimitero di Preville, di tre dipendenti della
ditta Bellieni (presso cui lavorava Poiré): un fotografo, un tipografo e un
apprendista, colpiti da una bomba lanciata da un aereo tedesco. La scena riprende i militari in divisa e con fucile in spalla, schierati in onore dei defunti. Colte da una certa distanza, di queste figure non si percepisce che la sagoma scura che
risalta sul grigio tetro del cielo incombente e su quello della terra. Ancora una volta il protagonista è il paesaggio, la vasta
campagna lorenese la cui anima cupa sembra accompagnare il funereo corteo.
Carol Morganti
Note:
(1) Le
opere di Léopold Poiré provenienti dalla famiglia Berger, riunite nel cosidetto
“Fond Poiré” sono oggi conservate nel Conservatoire Régional de l'Image
(C.R.I.) di Nancy. Due pubblicazioni valorizzano l’importante ritrovamento,
dando spazio soprattutto ai reportage
fotografici che Poiré realizzò per documentare la Grande Guerra : Michel
Caffier, La deuxième vie de Léopold Poiré,
Sarreguemines 2001 e Régis Latouche, Léopold
Poiré. Itineraire d’un artiste dans la Grande Guerre, Haroué 2001.
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