"Testimoni inconsapevoli": un intervento della prof.ssa Franca Marchesi

Gli artisti soldato dai fronti della Grande guerra con le loro opere rendono ancora oggi una preziosa testimonianza.


Sguardi di alunni di terza media attenti, intenti a comprendere la intensa testimonianza diretta offerta da immagini inedite: durante la mia recente visita alla mostra 1914 - 1918 Metamorfosi di guerra, questa energia prodotta dall’attenzione dei ragazzi mi ha emozionato quanto le opere esposte.
Le 63 opere della mostra allestita presso la Cooperativa La Speranza fanno parte di una raccolta di oltre trecento - tra disegni, incisioni e dipinti realizzati da artisti-soldato su tutti i fronti, nel corso della Prima Guerra Mondiale – che sono sopravvissute al degrado e alla dispersione grazie alla ricerca appassionata promossa dall’associazione ArteGrandeGuerra.
I nostri ragazzi, apparentemente indifferenti, un po’ storditi dal magico mondo virtuale che li avvolge, hanno un disperato bisogno di testimonianze dirette, di verità testimoniata: di fronte a immagini potenti legate alla quotidianità della guerra, essi rispondevano volentieri alle sollecitazioni della guida e domandavano increduli come i soldati potessero portare con sé, in trincea, l’occorrente per disegnare e dipingere, come potessero creare cose così belle nell’orrore logorante della guerra. 
Le immagini, con stili diversi, raccontano il cameratismo e la condivisione che sboccia nei momenti più  tragici a dispetto della assurda brutalità di quella guerra, di tutte le guerre: raccontano senza retorica, con la forza dell’esperienza diretta, come un tempo facevano i nonni sopravvissuti, mentre la guida, Benedetta Rutigliano, presentava le opere stimolandone l’analisi e rispondeva alla curiosità dei ragazzi con precisione, catturandone l’interesse.
La mostra, allestita in occasione della celebrazione del 4 novembre grazie alla collaborazione tra La Cooperativa La Speranza e ArteGrandeGuerra, è stata visitata da più di 350 studenti anche delle superiori ( dell’Argentia, del Machiavelli, del Tenca di Milano).
I nostri ragazzi, anche per merito di questa esperienza, saranno domani cittadini più consapevoli, meno disposti ad essere manipolati da versioni della storia revisionistiche, ideologiche e mistificanti. 
Un contributo per l’educazione alla pace, per uscire da quello che Benedetta Tobagi chiama il “deficit di empatia” che fa sì che la crudeltà si riproduca, che si ripresenti la violenza omicida e che la guerra ritorni.


Franca Marchesi

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