Prefazione al catalogo della mostra "1914-1918: L'arte dispersa"

Da anni, noi dell’associazione ArteGrandeGuerra, cerchiamo di raccontare il primo conflitto mondiale da un punto di vista trasversale. Sin dall’inizio, siamo stati guidati da una considerazione di tipo giornalistico: per descrivere al meglio un fenomeno complesso, è indispensabile disporre di validi “inviati sul campo”. Abbiamo dunque deciso di avvalerci solo della viva voce dei soldati, unico modo sicuro per appressarsi a ciò che la Grande Guerra rappresentò davvero nella coscienza di coloro che dovettero prendervi parte. Di avvalerci in particolare, tra la gran massa di materiale d’ogni sorta, delle testimonianze che utilizzano una chiave di lettura peculiare e rivelatrice: quella dell’arte. Progetto non facile poiché, a quasi un secolo di distanza, un gran numero di immagini e di scritti prodotti dai soldati coinvolti nei combattimenti, molti dei quali di fondamentale interesse e qualità, risultano dispersi. Abbiamo quindi vagheggiato un salvataggio, per quanto inevitabilmente parziale, di tale messe di prodotti artistici in via di rapido deterioramento (fisico, ma anche culturale e morale). Cominciava la nostra faticosa e appassionante ricerca.



Ricerca che, sia detto per inciso, ha prodotto un recente risultato concreto con l’uscita del mio testo Il sorriso dell’obice, edito da Ugo Mursia. Frutto del caso ma anche di un’infinità di circostanze “causali”, la pubblicazione di questo diario di guerra è stata resa possibile dal ritrovamento, avvenuto in un mercatino rionale, della corrispondenza dal fronte di Walter Giorelli, un giovane pittore italiano, arruolatosi nel giugno 1915. Un rigoroso lavoro di ricostruzione testuale ha quindi generato Il sorriso dell’obice, permettendo di strappare dall’oblio la figura, l’esempio e il rilevante valore letterario di questo artista, deceduto in battaglia la notte del 23 novembre 1916, a soli ventidue anni. Ed ora è la sua viva voce, una voce capace di svelare una guerra inedita e toccante, a commentare ciascuna delle sezioni di questa mostra.

Riguardo alle immagini, una tenace attività di recupero ci ha permesso di riunirne un nucleo di oltre 300 (schizzi, disegni, incisioni, litografie, oli e acquarelli), eseguite da artisti-soldato dei principali fronti, sopravvissute alla distruzione e alla dispersione spesso per i casi più fortuiti. Una parte significativa di tale raccolta, oltre 70 opere, viene esposta, in prima mondiale, in occasione di questa mostra.

Lasciamo ora la parola all’arte dei soldati, arte miracolosamente germogliata, come certi fiori nel fango delle paludi, all’interno di quella che fu, ad un tempo, la prima guerra industriale ed evento di massa tanto feroce, nuovo e dirompente da aprire di schianto le porte agli splendori e agli orrori della modernità.
Dario Malini
Scrittore e Presidente dell’associazione ArteGrandeGuerra

Nessun commento:

Posta un commento