Jean Lefort

Jean Lefort è uno di quei rari artisti che, avendo partecipato direttamente alla Grande Guerra, l'hanno raffigurata con continuità e veridicità. Al punto che la sua produzione, vista nel suo insieme, rappresenta un sorprendente racconto per immagini - ampio, privo di retorica e di grande sensibilità - in merito a ciò che rappresentò il primo conflitto mondiale per chi dovette parteciparvi.

Allievo de l’école des Beaux-Arts di Bordeaux e poi di Parigi, dove giunge con una borsa di studio, ricopre importanti cariche ufficiali: membro della Société des aquarellistes français, presidente della Societé des peintres di Paris moderne, presidente del Salon des Tuileries.

Mobilitato nel 1914, all’inizio del conflitto viene inviato a La Rochelle con l’incarico di trasbordare nei treni i rifugiati belgi in fuga dopo l’invasione tedesca. Successivamente, insieme a un contingente di 550 uomini, parte per l’Artois, dove combatte nelle trincee davanti a Ablain-Saint-Nazaire per poi passare al posto di soccorso La Forestière e all’infermeria Verdrel.

Dal dicembre 1914 inizia a documentare la sua esperienza di guerra realizzando un corpus imponente di acquarelli (se ne contano 700, di cui oltre 300 si trovano al museo della Guerra, 200 in una collezione privata e altri sono dispersi). In essi vengono ripresi i soldati feriti, i morti e i semplici momenti di vita quotidiana del fante: la corveé dell’acqua, la distribuzione del cibo, il bucato e gli intrattenimenti.
Sono raffigurati alcuni degli eventi che coinvolgono i reggimenti di fanteria di cui l’artista fa parte (il 237° e il 360°): la battaglia di Arras, le battaglie con il gas, gli scontri a Verdun, in Lorena e presso la Somme. Dal giugno del 1917 viene distaccato e inviato in Fiandra. Qui gli annali di guerra dell’artista si arricchiscono di alcune delle pagine più intense: i paesi devastati fanno da sfondo a rappresentazioni delle truppe di ritorno dalle battaglie. Dopo l’offensiva tedesca del marzo 1918 lui e i compagni si ritirano a Beauvais, dove i suoi acquarelli registrano i nuovi accadimenti ma soprattutto la situazione drammatica dei rifugiati della Somme e dell’Oise che confluiscono nella città e i disagi degli abitanti. Infine, ultimo capitolo: il racconto della de-mobilitazione e il ritorno a Parigi.

Nel corso della guerra, le opere dell’artista vengono esposte in quattro mostre, curate dalla moglie, riscontrando un notevole interesse di pubblico e di critica.

Dopo la guerra continua a dipingere, a riprendere momenti di vita nei diversi i luoghi della Francia che percorre: Strasburgo, l’Alsazia i Vosgi.

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