L'opera d'arte del mese: "Grotte di Montécouvé" di Maurice Le Poitevin

Aprile 2017
Questo numero della rubrica L'opera d'arte del mese è dedicato a un'opera inedita dell'artista soldato francese Maurice Le Poitevin (Le Havre 1886-Paris 1952) che partecipò alle operazioni della Grande Guerra in qualità di lettighiere, inquadrato del 329° reggimento di Fanteria (nota 1).

Osserviamo anzitutto questo lavoro (fig. 1), intitolato Grotte di Montécouvé:
Fig. 1 Grotte di Montécouvé, Maurice Le Poitevin, disegno (18 aprile 1917)
Il disegno documenta l'utilizzo delle cave sotterranee di pietra calcarea da parte dell'esercito francese, situazione particolarmente frequente in Piccardia. Si trattava di luoghi che venivano adibiti all'accantonamento di interi reggimenti, via via dotati di un gran numero di infrastrutture: camere, appartamenti per ufficiali, infermerie, cucine, ecc. Per indicare tali grotte venne addirittura forgiato un nuovo sostantivo: “creutes”.
L’Historique du 329ème R.I. 1914-1919 ci informa che il battaglione in cui militava Le Poitevin, 
dopo essere stato impiegato in una vasta offensiva lanciata nell'area di Laffaux (nota 2), a partire dalla metà di aprile 1917 stazionò nella “creute de la ferme de Monté-Couvé”. Dislocazione geografica (Montécouvé, nell'Aisne, in Piccardia) e temporale congruente con le scritte apposte dall'artista sul disegno:  “grottes-Montécouvet” e "18 aprile 1917".
Fig. 1a Grotte di Montécouvé, Maurice Le Poitevin (particolare)
L’opera offre un interessante spaccato dell’interno di una caverna, mostrandone in modo assai circostanziato l'imponente struttura sotterranea, suddivisa in diversi livelli. Dall'ampio ingresso in primo piano, occupato da tre militari ripresi con tratti nervosi, lo sguardo dell'osservatore accede a una vasta aula a forma d'emiciclo, posta ad un livello sensibilmente inferiore (fig. 1a). Sorprende la quantità di soldati che si affollano nel grande ambiente, tutti in piedi e con l'elmo in testa, simili a spettri che vagano senza requie. 
Fig. 1b Grotte di Montécouvé, Maurice Le Poitevin (particolare)
A mezz'altezza, scavato nelle pareti di roccia, appare un altro piano, caratterizzato dalla presenza di piccole stanze (fig. 1b). Vi sostano tre soldati, il primo seduto a terra, intento a meditare, gli altri due in piedi, non meno pensierosi. 
Fig. 1c Grotte di Montécouvé,
Maurice Le Poitevin (particolare)
Non facilmente individuabile al primo sguardo, collocato sulla destra e terminante nel soffitto, si erge un poderoso pilastro, con la funzione d'unire i vari livelli, oltre a quella fondamentale di fungere da struttura portante della costruzione (in fig. 1c la colonna, un poco evidenziata). 
Fig. 2 Creute, Julien Tinayre, silografia (1915)
Può essere interessante il confronto con l'opera di fig. 2,  che mostra una creute dalla struttura simile, ripresa in una silografia su legno di testa dall'illustratore Julien Tinayre, per la rivista L'Illustration (nota 3). Trascriviamo di seguito un brano dello stesso Tinayre, che fornisce una pregnante descrizione di uno dei sotterranei dell’Aisne: 
Nella regione di Aisne il nemico sta aggrappato per mesi a scogliere rocciose […]. Di fronte a lui, e molto meglio di lui, le nostre truppe si sono adattate alla vita sotterranea dei trogloditi […]. Scendiamo nella grande cava. Una brusca virata e improvvisamente una bocca scura si apre davanti a noi, in un caos di blocchi di pietra. Come nelle catacombe romane, si aprono dappertutto delle gallerie. Il viale principale si ramifica in corsie irregolari che scendono fino a delle sale profonde […]. Alla fine di un corridoio, appare all'improvviso una delle camere più grandi. Un rifugio asciutto, qualche mobile, del fuoco: un grande lusso per coloro che ritornano dalle trincee […]. Gettati sulla paglia, gli uomini riposano. Alcuni giocano a carte. Delle candele disposte qua e là illuminano i loro volti […]. È una compagnia che ha lungamente combattuto nelle trincee di prima linea (nota 3).
Una testimonianza di tono sottilmente propagandistico, che permette tuttavia di farsi un'idea abbastanza precisa sulla struttura e sull'uso di queste caverne. 
Fig. 3 Carceri d'invenzioni
G. B. Piranesi, Tavola XI (particolare)
Un approccio diversissimo connota il disegno di Le Poitevin, il cui il segno vigoroso e scultoreo delinea una sorta di universo parallelo, quasi un girone infernale che ci richiama irresistibilmente alla mente gli alienanti ambienti delineati da Piranesi nelle Carceri d'invenzione (fig. 3). In queste caverne-prigioni i poilou trascorrono le giornate di riposo che vengono loro concesse tra un turno e l'altro in trincea. Ma anche in questi rari momenti di distensione, gli orrori vissuti sembrano incombere sui soldati, che appaiono pensierosi, solitari, inquieti, colmi  di profondi turbamenti e di un'ansia incomunicabile. Si tratta dunque di un'opera che alla documentazione di una situazione reale, associa elementi visionari. E l'osservatore non può evitare d'avvertire la grandiosa potenza di una raffigurazione che lo trasporta di peso nella cupa profondità di una “creute”, obbligandolo quasi a condividere empaticamente lo stato d'animo degli anonimi soldati-prigionieri che la popolano.
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Note
1 Già il numero precedente di questa rubrica riguarda un  lavoro inedito di Maurice Le Poitevin: L’ora del tè in trincea (cliccare qui per leggere l'articolo).
2 Si veda Historique du 329ème R.I. 1914-1919, p. 30.
3 L'Illustration n. 3751 del 23 gennaio 1915.

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