Passi nella neve 2016 - Brescia Oggi (8 agosto 2016)

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La voce di Ricky Tognazzi
Emozione fuori dal tempo
Nuova vita per i racconti di 
un giovane ufficiale fra il 1917 e il 1919
«Ho imparato a sciare al Tonale: bello tornare per un'occasione simile»
Anche quest’anno «Passi nella neve» è stato all’altezza della situazione: la messa in scena dell’evento, della lettura in alta quota di testi inerenti la Grande Guerra, non ha lasciato nulla a desiderare, a partire dal luogo prescelto – lo stesso degli scorsi due anni – : la «Conca della Baracca delle Fortificazioni di Costa di Casamadre», a 2300 metri di quota, sopra il Passo del Tonale. Con la presenza di una stella dello spettacolo nazionale quale Ricky Tognazzi, impegnato in un reading senza precedenti. «Grazie per la fatica che avete fatto per essere qui - ha detto il protagonista, visibilmente emozionato -. Ero già stato in Valle Camonica: da piccolo ho imparato a sciare proprio al Tonale. Tornare adesso, in una occasione del genere, è bellissimo». Oggetto della lettura le pagine, scritte da un anonimo ufficiale genovese, uno dei cosiddetti ragazzi del ’99, scovate da quel solerte ed appassionato ricercatore che è Dario Malini, il quale le ha poi pubblicate in un libro dall’intrigante titolo «Grande è la guerra o fetente». «Passi nella neve» ha così reso omaggio en passant a Malini, i cui lavori, «Taccuino di un nemico» e «Il sorriso dell’obice», sono stati all’origine, nei due anni precedenti, dei reading di Luca Zingaretti e Giancarlo Giannini. Un gran numero di appassionati, un migliaio di incuranti di levatacce e fatica per salire a piedi dal passo del Tonale alla Conca delle Baracche, ha raggiunto l’ aspro e pietroso sito per partecipare a questo particolarissimo evento. La perfetta giornata di sole, con l’aria fresca e limpida, ha ricompensato questi numerosi affezionati cercatori di Bellezza e Montagna. E questo grazie a un «lettore» d’eccezione come Tognazzi.
CON EMOZIONE e partecipazione pari alla gradita mancanza di ogni supponenza, Ricky Tognazzi si è conquistato d’emblée la simpatia del pubblico e ha potuto dar voce e vita a un personaggio tutt’altro che semplice e univoco: le descrizioni e le riflessioni ascoltate non provenivano dalla mente di un soldato semplice, senza altra coscienza, o quasi, che non fosse quella della propria sofferenza fisica, bensì da quella di un ufficiale, di buona educazione ed estrazione borghese, che dalla natia Genova, all’indomani della disfatta di Caporetto, parte con atteggiamento quasi di giovanile sfida – potenza della propaganda – per raggiungere il fronte, onde verificare se la guerra sia una cosa grande, o fetente, come dice la sorella Elvira, che si premura di inviare al fratello non solo generi di conforto, ma anche la copia sdrucita di un vecchio «Pinocchio»… E la voce di Ricky Tognazzi, diventato per magia d’attore quell’ufficialetto d’artiglieria, curioso, intelligente, capace di critica e di autocritica, racconta un paio d’anni cruciali, dalla fine di ottobre del 1917 fino alla battaglia di Vittorio Veneto, il termine della guerra e la visita nel gennaio del ’19 alle città redente di Trieste e Gorizia. Racconta eventi grandi e piccoli, simpatie e antipatie, in uno stile ben lavorato e di grande efficacia espressiva. E conclude amaramente: «Della guerra che mi ha completamente mutato non ho capito nulla, la vita pacifica alla quale mi accingo a tornare non è più la mia, fuori, per quanto scruti, nulla che assomigli ai giardini fioriti di Carignano».
Fausto Bona

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