L'opera d'arte del mese: "La cucina del fante" (giugno 2016)

Giugno 2016
Prende il via con questo articolo la rubrica L'opera d'arte WW1 del mese, che intende avvicinare il lettore ad alcuni selezionati lavori artistici - in gran parte sconosciuti, sempre di notevole interesse - eseguiti dai soldati della Grande Guerra. Tutte le immagini proposte fanno parte della collezione esclusiva dell'associazione Arte Grande Guerra.

Si comincia con la puntasecca La Cuisine du poilu di Dunoyer De Segonzac.
Fig. 1 André Albert Dunoyer De Segonzac, La Cuisine du poilu
André Albert Dunoyer De Segonzac, nato a Boussy-Saint-Antoine nel 1884, fu un importante pittore, incisore e illustratore francese. Allo scoppio della Grande Guerra aveva già raggiunto una discreta notorietà, avendo esposto fin dal 1908 al Salon d'automne e al Salon des indépendants, ed essendo venuto in contatto con alcune notevoli personalità artistiche di punta del periodo: Paul Signac, Maximilien Luce, Max Jacob, Raoul Dufy, Maurice de Vlaminck, ecc...
Mobilitato in fanteria a partire dal 1914, impiegato come lettighiere con il grado di sergente, visse durissime esperienze al fronte, prima d'essere assegnato al reparto di camouflage (specializzato nella mimetizzazione di uomini e mezzi). Rimase in servizio per tutti i cinque anni del conflitto, documentando la sua esperienza con un imponente numero di opere grafiche (stimato in 358 lavori) di grande valore umano e artistico. Si tratta, in gran parte, di ritratti di compagni, di riprese di villaggi posti nelle immediate vicinanze del fronte, di immagini che illustrano la vita ordinaria del soldato. Lavori caratterizzati da estrema economia di segno e intensità d'ispirazione che, più che documentare specifici eventi guerreschi, intendono evocare il sentire quotidiano dei combattenti. Rarissime sono le scene di battaglia.


Fig. 2 André Albert Dunoyer De Segonzac, La Cuisine du poilu (particolare)
L'opera in esame, eseguita con la tecnica della puntasecca, rappresenta un ottimo esempio della capacità dell'autore di condensare luoghi, atmosfere e stati d'animo attraverso segni concisi e quasi rarefatti, di svuotare la propria raffigurazione di tutto tranne che dell'essenziale, trasformandola in una vera e propria mappa emozionale capace di caricarsi di significato nella mente dell'osservatore. Avviciniamoci dunque, in silenzio e in punta di piedi, a questa "cucina del fante". La scena ha qualcosa di dolce e carezzevole, a partire dalla luce chiara che la attraversa. Fumando tranquillamente una pipa, un poilu, accoccolato presso un tegame, è intento a mescolare lentamente una pietanza con un lungo cucchiaio: sembra dimentico della guerra e dei suoi orrori, idealmente al riparo della struttura che lo attornia, nascondendolo al nemico. Architettura - e protezione - in realtà del tutto labile ed effimera, costituita da pentole e panni stesi ad asciugare, che acquisisce però, nella composizione rigorosa dell'immagine tutta costruita su sinuose linee verticali intersecanti dei segmenti orizzontali, una forte concretezza materiale. Così questa raffigurazione mostra uno degli effetti più ambigui e sorprendenti della guerra, la capacità del combattente di estraniarsi talvolta dalla realtà dolorosa che sta vivendo e di godere con perfetta voluttà dei semplici piaceri dell'attimo. 

Dario Malini

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