Yambo e il primo "Ciuffettino" (1902)

Copertina di Ciuffettino, Yambo

Ciuffettino alla guerra, edito nel 1916, è una narrazione di indubbio interesse. Per varie ragioni, rappresenta un esempio singolarmente significativo delle mutazioni che le esigenze propagandistiche legate all'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale produssero all'interno del genere della letteratura per ragazzi. Yambo, al secolo Enrico Novelli (Pisa, 5 giugno 1876 – Firenze, 29 dicembre 1943), autore del racconto , è uno dei più eclettici e abili scrittori della prima metà del Novecento, ugualmente a proprio agio con matite e macchina da scrivere. Nutrita è la sua produzione di romanzi destinati all'infanzia e all'adolescenza, dei quali firma di norma, con notevole maestria, anche le illustrazioni. In questo settore la sua scrittura, improntata all'inizio a scanzonata goliardia, risente via via di quegli slanci di propaganda nazionalistica che lo porteranno su posizioni vicine al fascismo. Si occupa anche di fumetti, cinema, teatro, giornalismo in un'attività prolifica e febbrile che proseguirà instancabile sino al giorno della morte, avvenuta nel 1943 per infarto durante un bombardamento. Allo scoppio della Grande Guerra, Novelli è corrispondente dal fronte per La Nazione. Nel medesimo periodo scrive e illustra il libro per ragazzi Ciuffettino alla guerra, dato alle stampe nel 1916. Il protagonista di questo racconto è un personaggio il cui fortunato esordio risale al 1902, nel libro Ciuffettino, anch'esso scritto e illustrato da Yambo. È dunque interessante sfogliare anzitutto questo scritto, quale progenitore della favola di guerra del 1916.
Ecco come il piccolo Ciuffettino viene presentato:

Un bambinetto alto quanto... eh no, il solito soldo di cacio non lo dico, neanche se mi bastonano. Mettiamo tanto per cambiare, alto come una pianta di basilico. La faccia sarebbe stata passabile, anzi, piuttosto carina, se lui l'avesse sempre tenuta pulita: ma siccome si lavava due volte la settimana per finta, così era nera e brutta come un carboncino. [...] Egli portava fieramente, ritto su la fronte, un ciuffo immenso di capelli che gli dava un'aria curiosa, e lo faceva somigliare ad uno spolvera-mobili. E lui ci teneva, sapete, al suo ciuffo ! Guai se qualche amico gli consigliava giudiziosamente di farselo tagliare! [...] Appena Ciuffettino ebbe cinque anni, il babbo lo mandò a scuola. Bisogna premettere, a lode del nostro eroe, che era venuto su un monello di prima forza: svogliato, bugiardo, sfacciato, sporco... [...] Basta: a sei anni, Ciuffettino era più asino che a cinque. A sette, peggio che mai. A otto, non ve ne parlo. A nove...
Yambo, Ciuffettino
Nell'immagine qui sopra, potete vedere Ciuffettino, monello dalla punta dei piedi sino al gran ciuffo di capelli, venuto fuori, si direbbe, dalle pagine di Pinocchio (favola uscita nelle librerie nel 1883). Dalla celebre marionetta eredita infatti non pochi tratti: il distintivo cappello a cono, la fresca birboneria, la vitalistica curiosità, la poca voglia di studiare e lavorare, il far parte di un mondo immaginifico che si contrappone con tutte le forze a quello triste e responsabile degli adulti. Le avventure di Ciuffettino giocano con le vicende di Pinocchio, ma anche con diverse situazioni appartenenti alle più disparate favole tradizionali: così Ciuffettino incontra il Lupo Mannaro e finisce nella città dei sapienti (con grande disappunto suo e dei sapienti):

Ho bell'e visto! questo non è un paese per me - disse Ciuffettino, addentrandosi nelle viuzze deserte e silenziose della città. E intanto leggeva – alla meglio, perché quel monello non era ancora arrivato a leggere correntemente, figuratevi! - i manifesti che tappezzavano le cantonate. Quei manifesti portavano delle scritte su questo genere:
ABBASSO l'IGNORANZA!
LO STUDIO È LA SORGENTE DI OGNI BENESSERE UMANO.
CHI NON AMA DI ISTRUIRSI NON È DEGNO DI VIVERE!
VIVA LA GRAMMATICA!
SOLTANTO CON LO STUDIO L' UOMO PUÒ INNALZARSI A DIO.

Yambo, Ciuffettino
Si imbatte in Spellacane, insigne burattinaio dal carattere assai più burbero del celebre Mangiafuoco collodiano, andando ad assumere addirittura, controvoglia, il ruolo di marionetta. Si sarà capito: Yambo fa della citazione il principale motore del suo raccontare. Ed il faticoso peregrinare di avventura in avventura del ragazzetto alto quanto una pianta di basilico, diviene per il lettore una sorta di dilettevole viaggio nella situazioni topiche della letteratura infantile d'ogni tempo. Dunque saltano fuori gli stivaloni delle sette leghe e il Capitan Mangiavento. Ciuffettino viene gettato in fondo al mare. Naviga sul dorso di una balena. Diviene imperatore dei Pappagalli, compiendo in tale ruolo diverse imprese gloriose. E finisce nel beato regno dei Fannulloni (simile per tanti versi al paese dei Balocchi), situazione che evidenzia come le molte vicende e vicissitudini patite dal ragazzo nelle 218 pagine del libro che lo hanno condotto sin lì, nulla gli hanno ancora insegnato:

— Ma allora, - gridò Ciuffettino, mentre il cuore gli si gonfiava per la contentezza - sono arrivato proprio nel paese che sognavo da tanto tempo !... Che bellezza ! Altro che paese de' Sapienti, altro che impero de' Pappagalli !... Il regno de' Fannulloni ! Ecco il mio ideale... ! Ah !... caro il mi' omo : io non mi muovo più di qui, neanche se mi pigliano a calci.
Yambo, Ciuffettino
Ma la vita in questo paese ideale non si dimostra poi così piacevole, secondo il detto universalmente valido: "chi non lavora non mangia". Così, quando la favola è ormai quasi giunta al termine (cinque pagine prima della parola "fine", in un testo che di pagine ne conta 250), la narrazione abbozza, come per scherzo, una sorta di finale edificante. Arriva (come poteva essere altrimenti?) la Fata dei bambini la quale, verificato il pentimento sincero del suo protetto, lo rispedisce magicamente a Cocciapelata (il non meglio identificato paesello di montagna da dove è partito). Si noti come il pentimento di Ciuffettino sia in realtà solo formale, limitandosi a una contrizione esclusivamente verbale e non suffragata da alcuna modifica di comportamento:

— Sono punito abbastanza,ti dico, bella Fatina.... perdonami!... 
— Lo so, lo so che il tuo pentimento è sincero. Sei persuaso adesso che, per essere felici, e per essere utili ai propri genitori ed al prossimo, per divenire buoni cittadini e per onorare la patria, sono necessari la fermezza di carattere, il rispetto verso i superiori, l'amore allo studio ed al lavoro, il disprezzo d'ogni vanità e di ogni leggerezza ? Vedi col fatto che cosa sia questo regno dei Fannulloni, per esempio!..
— Eh! l'ho visto... l'ho visto purtroppo! 
— Ti piacerebbe di vivere sempre in un paese come questo?
— Ne morrei, Fatina mia! 
— E se tutti i ragazzi la pensassero al modo come la pensavi tu... qualche tempo fa... tra non molto tutta la terra sarebbe trasformata in un grande regno di Fannulloni!... 
— Non ci mancherebbe altro!
Yambo, Ciuffettino

Ed è tutto. Si noti quanto differente era stato invece il ravvedimento di Pinocchio, comprovato da ben cinque mesi di lavoro instancabile, durissime rinunce e sacrifici:

E da quel giorno in poi, continuò più di cinque mesi a levarsi ogni mattina, prima dell’alba, per andare a girare il bindolo, e guadagnare così quel bicchiere di latte, che faceva tanto bene alla salute cagionosa del suo babbo. Né si contentò di questo: perché a tempo avanzato, imparò a fabbricare anche i canestri e i panieri di giunco: e coi quattrini che ne ricavava, provvedeva con moltissimo giudizio a tutte le spese giornaliere. Fra le altre cose, costruì da sé stesso un elegante carrettino per condurre a spasso il suo babbo alle belle giornate, e per fargli prendere una boccata d’aria.Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere. Aveva comprato nel vicino paese per pochi centesimi un grosso libro, al quale mancavano il frontespizio e l’indice, e con quello faceva la sua lettura. Quanto allo scrivere, si serviva di un fuscello temperato a uso penna; e non avendo né calamaio né inchiostro, lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e di ciliege.Fatto sta, che con la sua buona volontà d’ingegnarsi, di lavorare e di tirarsi avanti, non solo era riuscito a mantenere quasi agiatamente il suo genitore sempre malaticcio, ma per di più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitino nuovo.
Collodi, Pinocchio

Tutto procede invece in scioltezza nella favola di Yambo. Giunto trionfalmente a Cocciapelata, Ciuffettino ritrova la sua amorevole famiglia e i suoi amici:

- Babbo... babbo mio!... - gridò Ciuffettino, coprendo di baci e di lacrime il volto del vecchio. Ma questi, passato il primo istante di intensa commozione,sorrise. 
- Sei proprio tu... il mio Ciuffettino! - riuscì a dire, con un singhiozzo . 
In quel momento soave ridevano tutti : rideva il povero ciabattino, rideva la sora Rosa, rideva il ragazzo, rideva Melampo, mostrando le gengive... E rideva anche il cielo, sotto l'ultima carezza della Luce!
Yambo, Ciuffettino

Una fiaba dunque libera e scanzonata, scritta con penna lieve all'unico fine di dilettare con intelligenza i propri lettori, senza alcuna ambizione educativa.

Ma cosa accade a Ciuffettino e al suo mondo fantastico quando, nell'anno domini 1916, Yambo decide di calarlo nella prosaica realtà dell'Italia in guerra?



Dario Malini

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